Beetlejuice 2, ufficialmente intitolato Beetlejuice Beetlejuice (2024), segna il tanto atteso ritorno di Tim Burton al suo universo gotico e surreale, unendo un mix di vecchi e nuovi personaggi. Il film riprende l’umorismo dark, l’estetica eccentrica e l’atmosfera bizzarra che hanno caratterizzato il classico originale del 1988.
Questo sequel di Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), sempre diretto da Burton, vede il ritorno di Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara nei loro ruoli iconici. Accanto a loro, nel cast si aggiungono nuove stelle come Jenna Ortega, Monica Bellucci, Willem Dafoe, Justin Theroux e Burn Gorman.
Punti salienti articolo
Trama
La trama di Beetlejuice 2 ruota attorno a Lydia Deetz, ormai adulta e madre, che si ritrova a fare i conti con sua figlia adolescente, Astrid. Quest’ultima, affascinata dall’occulto proprio come la madre, diventa un elemento centrale nella storia.
L’incontro tra le due generazioni di “amanti del macabro” dà vita a dinamiche familiari intense e inaspettate, con Astrid che gioca un ruolo chiave nel ritorno dello spiritello Beetlejuice. Tra i nuovi personaggi spicca Dolores, l’ex moglie di Beetlejuice, che aggiunge un tocco oscuro e diabolico alla trama.
Cast
Nel cast spiccano le performance di Michael Keaton e Winona Ryder, che tornano nei panni di Beetlejuice e Lydia Deetz. Keaton, ancora una volta, incarna lo spirito caotico e imprevedibile del suo personaggio, dimostrando una verve e una freschezza invidiabili. Anche Winona Ryder, nel ruolo di una Lydia più matura, offre una performance convincente, bilanciando il suo spirito dark con nuove responsabilità da madre.
Micheal Keaton in gran spolvero
Michael Keaton sembra immune agli effetti del tempo, riportando sullo schermo un Beetlejuice ancora più divertente, accattivante, e politicamente scorretto. La sua interpretazione, intrisa di energia e sfumature comiche, rimane fedele allo spirito dell’originale ma si arricchisce di nuovi elementi che lo rendono una delle figure più memorabili del film.
Jenna Ortega si conferma regina del dark moderno, William Dafoe una sorpresa
Jenna Ortega si conferma ormai la regina del genere dark. Dopo il successo di Mercoledì, dimostra ancora una volta di essere perfetta per questi ruoli, offrendo una performance convincente, solida e divertente. La sua presenza nel cast porta una ventata di freschezza: nel ruolo di Astrid, Jenna dimostra una padronanza notevole del genere, consolidata dal successo ottenuto con Mercoledì.
Willem Dafoe è una vera sorpresa nel film, rivelandosi una scelta eccellente nonostante il suo ruolo marginale. Il suo personaggio è coinvolto in scene d’azione che richiamano l’humor degli anni ’70 e ’80, omaggiando pellicole d’azione come 007 o A-Team. Devo dire che inizialmente avevo qualche perplessità su come Tim Burton avrebbe inserito un personaggio come quello di Dafoe, ma l’attore, pur avendo uno spazio ridotto, riesce a rendere perfettamente il suo ruolo. Le sue scene, cariche di action humor in stile anni ’70 e ’80, sottolineano i tratti caricaturali tipici dei protagonisti dei film d’azione di quell’epoca, come 007 e A-Team.
La nota dolente nella scelta del cast è legata al personaggio interpretato da Monica Bellucci. Senza volerle fare un torto, il suo ruolo risulta quasi del tutto ininfluente ai fini della trama, e purtroppo la sua performance non riesce a convincere. La sua interpretazione appare piatta e priva di spessore, tanto da farla candidare, ahimè, come una possibile contendente per i Razzie Awards. Una scelta che, sebbene potenzialmente interessante sulla carta, non trova una vera giustificazione né nel personaggio né nella sua resa sullo schermo.
Regia
La regia di Burton, come sempre, bilancia sapientemente umorismo e temi più profondi. Se da un lato il film offre momenti di puro divertimento e assurdità, dall’altro affronta tematiche più mature come la perdita, il passaggio del tempo e la complessità delle relazioni familiari.
Burton riesce a mescolare il comico e il gotico con grande maestria, creando un’esperienza cinematografica che stimola sia il riso che la riflessione. Un film perfettamente in linea con la visione straordinaria e folle del regista, che non può far altro che piacere agli amanti del genere e dei suoi film.
Il regista riesce inoltre a modernizzare e attualizzare questo nuovo capitolo, calando la storia nei contesti odierni e offrendo la sua personale visione critica sul concetto di social media e sulla dipendenza da essi. Emblematica è la scena in cui Beetlejuice, a differenza del personaggio di Rory, usa un selfie con tanto di filtro Instagram per letteralmente intrappolare tutti gli influencer nei loro telefoni. Questi personaggi erano stati invitati alle nozze non per partecipare sinceramente, ma solo per secondi fini legati alla loro immagine. La scena diventa una pungente satira del mondo moderno, in cui l’ossessione per l’apparenza e la superficialità dei social media viene portata all’estremo in modo comico e surreale, perfettamente in linea con lo stile di Burton.
Effetti Speciali
Visivamente, Beetlejuice 2 rimane fedele allo stile gotico e surreale che contraddistingue il regista. Gli effetti speciali artigianali, con un uso limitato della CGI, richiamano quelli del cinema anni ’80, creando un’atmosfera nostalgica ma fresca. Le scenografie eccentriche e i colori vivaci accentuano l’umorismo nero e il senso di inquietudine. Burton fa ampio uso di tecniche tradizionali come il trucco prostetico e l’animazione in stop-motion, in particolare per le iconiche creature come i “vermi delle sabbie”, rendendo il film un omaggio all’arte cinematografica del passato.
Colonna Sonora
La colonna sonora, firmata dal solito mattatore Danny Elfman, arricchisce ulteriormente l’atmosfera gotica del film, con brani che alternano momenti cupi a sequenze più leggere e ironiche. La musica riesce a sottolineare le emozioni in modo sottile, senza (quasi) mai rubare la scena.
Conclusioni
Le recensioni per Beetlejuice 2 sono state varie. Da una parte, i fan apprezzano il ritorno all’universo originale e la fedeltà allo stile visivo di Burton, dall’altra, alcuni critici ritengono che la trama non sia altrettanto forte quanto quella del primo capitolo, con alcuni momenti che mancano di incisività. Nonostante ciò, il film riesce comunque a offrire una visione nostalgica ma rinnovata del mondo di Beetlejuice, mantenendo intatto il fascino irriverente che lo ha reso un classico cult.
Personalmente, ritengo che il film rappresenti un grande ritorno per il genere, capace di conquistare non solo i nostalgici, ma anche di affascinare i più giovani e i neofiti del cinema burtoniano e del dark humor. La pellicola riesce a combinare elementi iconici del passato con un tocco moderno, rendendola accessibile e godibile per diverse generazioni di spettatori.
Insomma, BettleJuice BettleJuice è un film buffo e affascinante che può rappresentare un’occasione per chi non conosce il franchise, riuscendo nel suo intento di rilanciare un genere per lungo tempo andato perduto e di cui almeno io non posso fare a meno.