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Philip K. Dick e “A Scanner Darkly” (2006) : Un cult tutt’ora attuale

A Scanner Darkly (2006)

“A Scanner Darkly” è un film di animazione sci-fi del 2006 diretto da Richard Linklater e basato sul romanzo di Philip K. Dick omonimo. Il film, ambientato in un futuro distopico, segue l’agente della polizia Bob Arctor che, sotto copertura, indaga su una droga chiamata Substance D che sta causando la distruzione della società.

Il film è stato acclamato dalla critica per la sua animazione rotoscopica unica e la sua rappresentazione intensa e disturbante della droga e della sorveglianza governativa. Anche se distribuito oltre 15 anni fa, la sua tematica di attualità e la sua critica sociale sono ancora rilevanti oggi.

L’uso di droghe sintetiche e il loro effetto sulla società sono un problema globale che continua a essere discusso e studiato. Inoltre, l’argomento della sorveglianza governativa e della privacy ha guadagnato ancora più importanza con l’avvento della tecnologia digitale e la crescente preoccupazione per la protezione dei dati personali.

A scanenr darkly Philip K. Dick
A scanner darkly

Inoltre, il film mette in discussione la natura della realtà e dell’identità, argomenti che sono stati esplorati in molte opere di science fiction, ma che sono ancora attuali nella società contemporanea.

A Scanner Darkly

II film è divenuto di grande importanza per le tematiche, la visione dell’autore e la fedelissima trasposizione cinematografica del libro originale. La tecnica di animazione immersiva e il modo crudo e disturbante di raccontare la vicenda dei protagonisti (interpretati dall’eccellente cast composto da Keanu Revees, Robert Downey Jr., Winona Ryder e Woody Harrelson) lo hanno reso un cult del genere oltre a renderlo un film degno di essere visto e rivisto.

Il filo conduttore con “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello

“A Scanner Darkly” e “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello sono entrambe opere che esplorano la natura dell’identità e la fluidità della realtà.

Nel film, l’agente Bob Arctor si trova a indagare su se stesso quando viene assegnato il compito di infiltrarsi nella propria personalità alterata dalla droga Substance D. Questo porterà il protagonista ad una inevitabile crisi d’identità con dubbi esistenziali e sulla vera natura della realtà e dell’io.

A scanner Darkly

In “Uno, nessuno e centomila”, Pirandello esplora la stessa tematica della fluidità dell’identità attraverso il personaggio di Vitangelo Moscarda che, dopo la morte del padre, inizia a mettere in discussione la propria identità e a rendersi conto che la percezione degli altri di lui è diversa dalla sua percezione di se stesso.

Entrambe le opere sottolineano l’importanza della percezione e della percezione degli altri nella costruzione dell’identità e mettono appunto come nel film in discussione la natura della realtà e dell’io.

“A Scanner Darkly” e “Uno, nessuno e centomila” condividono quindi una forte associazione nell’esplorazione della natura dell’identità e della realtà.

La forte critica alla società presente nell’opera di Dick

“A Scanner Darkly” di Philip K. Dick è una critica sociale che esplora la società distopica del futuro in cui l’individuo è costantemente sotto sorveglianza e controllo governativo. Il libro esamina la natura della realtà, l’identità e la libertà personale in una società dove la tecnologia e la droga hanno un impatto negativo sulla vita delle persone.

Il governo ha il controllo assoluto sulla vita delle persone attraverso la sorveglianza e la manipolazione della percezione e della realtà. La droga Substance D è un comodo mezzo per il governo di mantenere il controllo sulla popolazione, e la sua diffusione ha causato una crisi di identità e ha distrutto le relazioni interpersonali.

L’autore critica anche la società capitalista che incentiva l’avidità e la corsa al successo a discapito della felicità e della salute delle persone. La droga Substance D è vista come un prodotto di questa società che premia il successo a tutti i costi.

Philip K. Dick e la sua grande influenza nelle opere science fiction …

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Philip K. Dick è stato uno scrittore di fantascienza che ha esplorato molti temi legati alla scienza nei suoi romanzi e raccolte di racconti. La scienza ha giocato un ruolo importante nella sua opera, sia come sfondo per la trama che come tema centrale.

Dick ha scritto molte storie che si concentrano su questioni filosofiche e scientifiche, come l’identità, la realtà, l’intelligenza artificiale, la tecnologia, la sorveglianza governativa e la consapevolezza. Le sue opere hanno spesso esplorato la relazione tra l’uomo e la tecnologia, mettendo in discussione il potere e la responsabilità che l’uomo ha nei confronti delle sue creazioni.

Inoltre, Dick ha utilizzato le teorie scientifiche come la fisica quantistica e la teoria della relatività per creare universi immaginari in cui esplorare i temi filosofici e scientifici. Questo ha reso la sua opera unica e ha stabilito un legame tra la scienza e la sua narrativa.

Philip K. Dick grazie al suo estro, la sua visionaria immaginazione, le sue teorie sulla possibile esistenza di molteplici universi per ogni individuo e la sua narrativa ha influenzato molte opere di science fiction successive e continua a essere influente e rilevante oggi.

Easter egg

A differenza di quanto possa sembrare, ciò che ha reso speciale e magnetico il racconto della storia di Bob Arctor e la forte componente autobiografica di Dick. Infatti come si può leggere nel libro e nei titoli di coda del film, appare un gruppo di nomi a lui cari.

I nomi appartengono ad amici o persone conosciute da Dick e che, come lui, hanno dovuto fare i conti con la dipendenza lungo la loro esistenza. Tra i vari, è possibile leggere “Phil” che è l’autore stesso.

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The Northman (2022) – La recensione

Il tuo destino è segnato e non puoi sfuggirgli

The Northman è un film del 2022 diretto da Robert Eggers, autore anche della sceneggiatura insieme allo scrittore e poeta islandese Sjón.

La vicenda è ambientata in Islanda nel X secolo, ed ha come protagonista Alexander Skarsgård nel ruolo di Amleth (personaggio della Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, più famoso nel riadattamento di Shakespeare nella sua omonima tragedia), il quale intraprende un viaggio di sacrificio e sangue nel tentativo di vendicare il padre assassinato.

Una storia di sangue, fango, vendetta e destini …

Robert Eggers dopo i suoi riuscitissimi The Witch (2015) e The Lighthouse (2019) arriva per la prima volta al cinema con una grande ed aspettatissima produzione. Infatti se i primi due lungometraggi sono costati rispettivamente 4 e 11 milioni, The Northman ha avuto un costo tra i 70 e i 90 milioni di dollari.

Il regista e scenografico statunitense mostra ancora una volta la sua originalità e maniacale cura per i dettagli nel mettere in scena i suoi film. Il film uscito nelle sale il 22 aprile 2022 , è un’opera complessa, che riesce nel difficile compito di portare sullo schermo un contesto per nulla semplice ricco di simbolismi e da una forte componente magico-rituale , perfettamente coerente con l’epoca in cui la storia è ambientata nonostante non manchino alcuni immaginari fantastici dei nostri tempi.

The Northman

Il punto di forza di questa pellicola è senza alcun dubbio la sua accurata trasposizione della simbologia e delle ambientazioni, con una ricostruzione eccelsa dell’Islanda del X secolo e con una fotografia evocativa, davvero bella da vedere in tutta la sua spettacolarità.

Ancora una volta Eggers pone l’accento sulla storicità delle vicende riproponendo per certi versi quanto visto nel riuscitissimo ed originalissimo horror The Witch, dove gli atti dei processi alle streghe arricchiscono la trama attraverso i dialoghi dei personaggi. Nonostante però la forte storicità della pellicola, questa volta il regista mette in risalto la violenza, la crudeltà e la voglia di vendetta e di sangue del suo protagonista.

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Alexander Skarsgård nel ruolo del protagonista Amleth

Meno potenza emozionale, più potenza fisica …

The Northman a differenza delle altre opere del regista mostra i muscoli nel vero senso della parola, con la componente emozionale che lascia spazio alla crudeltà e alle sanguinolente gesta del protagonista che percorre tutta la sua vita con il solo obbiettivo di vendicare la morte di suo padre Re Aurvandill, ucciso per mano del suo fratellastro voglioso di prendere il suo posto.

Le sequenze d’azione, realizzate con camera singola, sono dall’impatto visivo devastante, grazie anche all’interpretazione ottima di Alexander Skarsgård in tutta la sua imponente forma fisica.

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La figura femminile nella tradizione norrena

Come in opere simili (vedi GOT), e come vuole la tradizione norrena, le donne sono il fulcro della storia. Infatti nella tradizione norrena, la donna è la figura che guida del destino, che con le proprie gesta pone dinanzi all’uomo un fato ineluttabile. Il destino, che in The Northman pare inizialmente essere tema centrale con Amleth che sin da bambino accetta perseguendolo fino in fondo, si dimostra infine un mero espediente per sottolineare la vita degli uomini sospesi tra magia,mito e sacro.

The Northman
Un cast notevole

Nicole Kidman e dell’attrice feticcio Anya Taylor-Joy, vanno a costituire insieme a Ethan Hawke e Willem Dafoe (sebbene quest’ultimi presenti in poche scene) un cast impeccabile. Le due attrici rispettivamente nei ruoli di regina Gudrún e Olga sono coloro che alimentano la storia con interpretazioni davvero notevoli e a mio parere superiori nel complesso allo stesso protagonista che anche per il ruolo che ricopre svolge un lavoro molto più fisico che prettamente recitativo.

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Nicole Kidman nei panni di regina Gudrún

L’attrice australiana nei panni della regina, inscena un personaggio enigmatico che nonostante viene fuori sul finire del film non è meno rilevante, grazie ad una rappresentazione perfetta. La regina è la trasposizione evocativa delle figure femminili tragiche e alla maternità, vaporizzando però ogni luogo comune affine con una maestria unica.

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Anya Taylor-Joy invece è co-protagonista della pellicola interpretando Olga, una maga che anche se ridotta in schiavitù è rappresentata dal regista come una donna libera, potente, sfacciata e magnetica. Il suo personaggio è similare a quello di Thomasin (The Witch) da lei interpretato in precedenza, grazie al suo alone di mistero e magia. Olga sarà colei che farà conoscere l’amore al protagonista , dandogli anche le ultime forze per compiere il suo destino.

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Anche se in una brevissima apparizione, la cantautrice, compositrice, produttrice discografica, attrice e attivista islandese Björk interpreta l’oracolo in una sequenza di immagini che racchiudono perfettamente l’immaginifico e mitologico mondo norreno.

Commento finale

The Northman è un film evocativo,dalla forte caratterizzazione storica norrena e dal grande impatto visivo. Eggers questa volta reprime la sua forte predisposizione ai racconti a lui più congeniali, per rendere l’opera fruibile ad un pubblico più ampio. Egli mette in scena l’epica scandinava, ma dalla sua prospettiva attenta e minuziosa grazie anche alla collaborazione dell’archeologo Neil Price, specializzato in epoca vichinga.

Il risultato finale è quello di una storia di violenza, affetti perduti e vendette, simbolismi e sacralità a metà tra Conan il barbaro e Vikings. Una pellicola di ottima fattura e raffinatezza, ma che evince il senso di insoddisfazione del suo creatore più a suo agio nei racconti prettamente storici, dando allo spettatore l’impressione che manchi comunque qualcosa e di non essere riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati.

Copia di IL NOSTRO VOTO 1 - The Northman (2022) - La recensione 9

la recensione 1 - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 10
Halo : La serie TV (2022)- La recensione

Halo è una serie televisiva statunitense non canonica di fantascienza militare sviluppata da Kyle Killen e Steven Kane per il servizio di streaming Paramount+, basata sull’omonimo franchise di videogiochi Halo.

È prodotto da Amblin Television343 IndustriesShowtime, One Big Picture e Chapter Eleven e racconta un conflitto del 26º secolo tra la United Nations Space Command (UNSC) e le razze aliene facente parte dell’alleanza Covenant in una linea temporale denominata “Silver Timeline”.

Halo locandina

Halo: Il cast

Il cast principale è composto da Pablo Schreiber (“American Gods”) nel ruolo del super soldato Master ChiefNatascha McElhone (“Californication”) nei panni della dottoressa Halsey, mente brillante, donna tormentata che ha creato i super soldati Spartan e Jen Taylor nei panni di Cortana, l’IA più avanzata nella storia umana che potrebbe essere determinante per il futuro della razza umana.

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Trama

Come nei videogiochi il protagonista delle serie è John-117 alias Master Chief, soldato scelto facente parte del gruppo Spartan, a sua volta parte dell’United Nations Space Command. La storia si concentrerà in particolare nel 26° secolo durante un conflitto tra uomini e i Covenant.

L’azione spettacolare, l’avventura alla scoperta di numerosi e diversi pianeti si intreccerà con emozioni,storie personali,dubbi esistenziali e la visione incredibile del futuro dell’universo.

Una stagione che getta le basi per il futuro …

La prima stagione di Halo, è stata per mio modo di vedere un modo per sondare il terreno e cercare di comprendere quanto l’universo del franchise potesse piacere non solo ai fan più scatenati , ma piuttosto ai neofiti della lore.

La produzione sin dall’inizio ha ribadito la volontà di non voler seguire passo passo la storia originale, inserendo anche personaggi nuovi non canonici per rendere la serie fruibile quanto più possibile al pubblico.

Questa scelta è condivisibile, ma come facile pensare è anche altamente discutibile dai fan che invece dopo anni di attesa vedono il “loro Halo” sfumare in qualcosa di completamente slegato da tutto ciò che concerne la vastissima e interessantissima lore.

Personaggi a volte lasciati un po’ a caso …

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Kwan Ha e Soren in Halo episodio 7

In questa prima stagione facciamo conoscenza di alcuni personaggi secondari quali Kwan-Ha, Soren e uno degli antagonisti Vinsher Grath soppressore del movimento insurrezionalista su Madrigal. Le loro storie vengono introdotte nei primi episodi per poi averne uno dedicato in cui si vede i primi due scontrarsi con Vinsher. Complice forse i pochi episodi a disposizione gli avvenimenti di questi personaggi vengono raccontati in maniera superficiale risultando quasi una sotto trama filler. Un vero peccato dato soprattutto lo spessore dell’interpretazione di Burn Gorman nei panni del politico soppressore.

shakes head vinsher grath - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 13

Decisamente positive le interpretazioni di Natascha McElhone e Charlie Murphy

Come in ogni show vi è sempre almeno una regina. In questa prima stagione la nostra regina è senza dubbio Charlie Murphy nei panni di Makee. La Murphy inscena un personaggio ambiguo e dallo sguardo magnetico, un umana e membro dei Covenant rapita da bambina e cresciuta con la razza aliena, mandata in incognito per recuperare le keystones.

Halo Episode 6 fa la piu grande rivelazione della serie.778 1smart - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 14

Anche Natascha McElhone che interpreta la Dott.ssa Halsey, ha convinto con la sua performance borderline di un personaggio stratificato e caratterizzato da innumerevoli sfumature che spingono lo spettatore a domandarsi se ogni sua scelta sia giusta.

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Non male anche la parte restante del cast che si comporta bene e riesce a caratterizzare bene i personaggi. Tra tutti, ci auguriamo di vedere con più spazio personaggi come quello di Miranda Keyes, interpretata da Olive Gray e gli altri spartan.

Casco si, casco no …

Tra le scelte più chiacchierate è stata sicuramente la scelta dei produttori di mostrare per la prima volta il volto del protagonista John-117 alias Master Chief, qui interpretato da un ottimo Pablo Schreiber.

Pablo Schreiber - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 16

Siamo agli inizi dell’episodio pilota, quando dopo aver salvato Kwan-Ha dal suo pianeta natale in balia dell’invasione covenant, John durante un confronto con la diffidente ragazza, si mostra per la prima volta al mondo senza l’iconico casco.

Sebbene però la scelta abbia avuto qualche critica, ha un forte fondamento: “L’aspetto umano“.

I videogiocatori della saga di Halo sanno perfettamente il carattere granitico di Master Chief. Il suo personaggio è sempre mostrato determinato, e spinto dall’incontrollata e forte volontà di compiere il suo destino, ovvero non deludere chi vede in lui l’unica speranza per l’umanità. Umanità che sia Chief sia gli altri Spartan, hanno dovuto rinunciare diventato perfette e imbattibili macchine da guerra.

Partendo da questo presupposto i creatori della serie hanno voluto incentrare la storia sulla volontà del protagonista di ritrovare l’umanità perduta attraverso un viaggio fisico e introspettivo che lo porterà alla conoscenza delle sue origini.

È facile capire quindi, che per permettere questo tipo di narrazione era necessario mostrare il volto dello spartan numero 117. Una storia che comunque si è dimostrata interessante, intervallata da sotto trame (che non sempre funzionano) e spettacolari combattimenti.

Forse bisognerà investire di più …

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scena tratta dal quinto episodio
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Combattimenti spettacolari, non ci sono dubbi. Le sequenze in prima persona che riprendono la visuale video ludica della saga, sono immersive catapultando lo spettatore nel campo di battaglia come nel gioco. I Covenant, in linea generali sono ben riprodotti, ma a stonare però è l’aspetto dei Sangheili, che a tratti sembrano quasi la caricatura della loro controparte video-ludica con movimenti un po’ goffi alla Rhino di Spiderman.

Certo la CGI ha qualche punto debole(con alcune scene in cui elementi come il fuoco, o i raggi laser delle armi potrebbero essere migliorati), ma nonostante tutto risulta gradevole ed entusiasmante.

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In questa scena un Phantom Covenant e l’iconico fucile sniper SRS99.

Non è solo un problema di CGI …

Per un budget molto importante ($ 200 milioni) ci si aspetta qualcosa di più. Oltre alla CGI a soffrire è anche la realizzazione delle armature e altri dettagli che rendendo la resa finale altalenante. Sebbene le armi sembrano ben definite e realistiche, alcune sezioni delle armature danno l’idea di plasticoso, con un visore che danno la sensazione di lente a basso costo per un risultato che per budget e risorse delude un po’.

Le ambientazioni

Per una storia action sci-fi come quella di Halo è fondamentale ricreare ambientazioni fedeli e quanto più futuristiche. Per fortuna in questo lo staff è riuscito perfettamente con la creazione dei pianeti e degli immensi spazi che incantano con una buona fotografia.

Commento finale

Halo è un adattamento che al netto di alcuni piccoli difetti funziona. La scelta di creare una nuova storyline ha dato ragione alla produzione, con una risposta più che positiva da parte del pubblico che già grida alla seconda stagione. Seconda stagione che potrebbe prendere innumerevoli strade, soprattutto grazie all’indipendenza dalla saga del videogame.

Questa nuova serie sci-fi non ha nulla da invidiare alle altre serie del genere, potendo contare sulla moltitudine di storie da poter raccontare e dalla fama e forza del franchise di Halo. Non ci resta che aspettare quale piega prenderà la prossima stagione e perché no , nel frattempo avvicinarsi o riavvicinarsi alla saga che ha fatto la storia di Microsoft.

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Squid Game (2021): Mai più giochi per bambini …

Squid Game è una serie televisiva sudcoreana, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk. La serie è stata distribuita in tutto il mondo sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 17 settembre 2021 ottenendo un enorme eco mediatico.

L’incredibile impatto social ha fatto si che persone inizialmente riluttanti o non interessate, guardassero la serie nonostante fosse solamente sottotitolata in italiano. Hwang ha raccontato che la storia è fondata sulla base delle sue personali difficoltà giovanili, oltre che alle disparità socio-economiche vigenti in Corea del Sud. 

Nonostante la serie è stata distribuita nel 2021, la sceneggiatura risale a molti anni prima. quando è stata scritta per la prima volta nel 2008. L’autore infatti fece fatica a trovare dei produttori disposti a finanziare l’opera, finché Netflix si mostrò interessato, in modo da espandere offerte di intrattenimento provenienti da Paesi esteri.

La serie si può definire un thriller action/drama composta da 9 episodi dalla durata che varia dai 32 ai 62 minuti. Il cast è ovviamente composto da attori conosciuti per la maggiore in Corea.

In particolare Hwang chiese agli attori  Gong Yoo e Lee Byung Hun che avevano lavorato ai suoi film precedenti,(rispettivamente Silenced e The Fortress), di apparire in piccoli ruoli all’interno della serie. Probabilmente questa scelta fu dettata dalla loro fama nazionale per dare un maggiore appeal alla serie.

Ma di cosa parla e cosa rende così accattivante Squid game ?

Squid Game

Trama

La serie, narra la storia di un gruppo di persone che in condizioni economiche disperato vengono invitati a partecipare ad un gioco che ha in palio 45600000000 , (circa 33 milioni di euro). Ciò che sembra un semplice gioco a premio si trasforma in un vero incubo.

Squid Game-biglietto
Biglietto di invito per la partecipazione al gioco

Per chi non avesse ancora visto la serie e non vuole incappare in spoiler consiglio la visione del trailer e di tornare alla lettura della recensione solo in seguito.

trailer ufficiale

Avete un’ultima possibilità di scegliere. Volete tornare alle vostre vite schifose, a farvi inseguire dai creditori? O volete cogliere l’ultima occasione che vi stiamo offrendo?

Guardia
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Guardie

Regia

La regia è probabilmente insieme alla sceneggiatura il punto di forza di queste serie. Gli episodi sono strutturati in maniera intelligente nello stile che ricorda molto le serie degli ultimi anni (vedi La Casa di carta), tenendo lo spettatore col fiato sospeso e con la voglia di scoprire cosa accade subito dopo. Una narrativa serrata,una storia eccitante e un’atmosfera tesissima (che si avverte a partire dai minuti finali del primo episodio), sono il leitmotiv della serie coreana.

Non è un caso se dopo il pluripremiato Parasite, ci troviamo ancora a parlare di un prodotto sudcoreano. Parasite ha riscosso il successo meritato grazie ad una storia di denuncia e grazie alla voglia del suo creatore di mettere sullo schermo tutta la sofferenza che vivono i suoi connazionali in una società spaccata in due : ricchi e poveri.

Allo stesso modo (ma più cruento), Squid Game racconta la storia di persone disperate, che per diversi motivi si trovano sul lastrico e mettono a rischio la propria vita in un gioco mortale. È ancora una volta la povertà il filo conduttore che collega Parasite,Squid game e lo spettatore.

Una storia che con il terribile spettacolo dei giochi descrive la vita di moltissime persone che vengono schiacciate dai debiti e dall’ansia di sfuggire ai loro carnefici: I creditori.

Squid Game-regia

Sceneggiatura

Per quanto noi italiani abbiamo potuto apprezzare dai sottotitoli, i dialoghi sono diretti,espliciti, dal tono crudo e senza far mancare momenti di divertimento (in perfetto stile anime), toccando temi profondi e forti come minoranza,legge del più forte,differenza di razza,genere,povertà,disperazione,avidità e capitalismo. La coralità del cast è una piacevole sorpresa con attori semisconosciuti che forniscono una grande prova con un’interpretazione dei protagonisti notevole.

Squid Game-protagonisti

Montaggio e fotografia

Anche il montaggio porta a casa il risultato, con scelte accurate e lineari riuscendo a trasmettere perfettamente ogni emozione provata dai giocatori/vittime. La maggior parte delle scene sono state girate in ambienti chiusi facilitando di gran lunga la gestione di ogni elemento in camera. Particolarmente belle e allo stesso tempo strazianti le scene dall’alto e le sequenze in cui nel primo gioco (Un due,tre stella) e nel terzo (gioco nell’episodio “L’uomo con l’ombrello”) vediamo rispettivamente le persone correre nel tentativo di scampare a morte certa e continuare a ritagliare sotto il rombante e ansiogeno suono degli spari. A rendere tutto ancora più bello sono la scelta di colori che esalta ogni cosa.

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I giocatori si rendono conto che non è poi così tanto un gioco …
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Squid Game-game
Episodio “L’uomo con l’ombrello”

Un enorme parco giochi, pieno di colori e giostre per bambini, come la più crudele e infime delle violenze psicofisiche colpisce anche lo spettatore più cinico, quando una guardia spara in testa a un giocatore e il suo cadavere scivola giù dallo scivolo. Una scena che da il via ad una manciata di minuti colmi di suspense.

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Interni della location in cui avvengono i macabri giochi

La serie fa un uso dei colori e delle immagini importante. Lo si può vedere nelle scene delle scale, tutte colorate, ma che confondono e che trasmettono un senso di disorientamento.

I momenti esilaranti che ci regala “La letizzetto della Corea”

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https://www.youtube.com/watch?v=lZ7zEpOsZeU

Col un minutaggio corposo, ma al punto giusto non manca di sotto-trame: Storie romantiche, di poliziotti in incognito e malavitosi che diventano bulli da scuola, in ogni episodio la varietà fa si che lo spettatore non abbia mai da annoiarsi.

La scena più triste e commovente della serie

Costumi e colonna sonora

La scelta dei set e i costumi colorati sono stati progettati per dare l’impressione di un mondo per bambini. La scelta di dividere guardie e giocatori con tute di colore diverso è dettata dalla voglia di enfatizzare la differenza tra i due gruppi.

La bambola robot nel primo episodio, è solo uno dei numerosi riferimenti alla cultura della Corea del Sud. Questa è una scelta che come già successo per Parasite denota la voglia del regista di raccontare sotto ogni aspetto il mondo coreano.

Le musiche sono intriganti per una colonna sonora che ormai è in tutti i remix del web.

Se siete curiosi e volete approfondire l’argomento potete cliccare qui per conoscere tutte le curiosità a riguardo.

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Riflessioni, temi e analogie

Squid Game usa la distopia di Hunger Games per evidenziare la disuguaglianze di classe e la crisi della Corea moderna

Nel secondo episodio intitolato inferno” i personaggi tornano alla loro quotidianità dopo aver scelto di interrompere il gioco, ma le condizioni tragiche della loro vita e i debiti che pesano sulle loro teste li portano drammaticamente a tornarci. Essi sono consapevoli che il rischio di morire lì dentro è altissimo, ma pur di non vivere l’inferno della vita quotidiana scelgono di rischiare il tutto per tutto nel tentativo di portare a casa il premio.

Non ho una casa a cui tornare. Qui almeno ho una possibilità, ma là fuori? Là fuori non ho niente. restiamo, continuiamo fino alla fine! Meglio stare qui e morire tentando, che morire là fuori come un cane.

~ n. 322

Hell Joseon , Hell Chosun o Hell Korea è un termine satirico sudcoreano diventato popolare nel 2015. Nato e usato per criticare lo stato socioeconomico della Corea del Sud, è divenuto popolare prima tra tutti tra i giovani coreani dopo i loro dissapori verso la società a causa della disoccupazione e delle condizioni di lavoro.

Inoltre è usato per denunciare le politiche del governo viste come un contributo alla disoccupazione giovanile, alla disuguaglianza economica, all’orario di lavoro eccessivo, all’incapacità di tirarsi fuori dalla povertà anche se lavorano sodo, una società che favorisce l’interesse personale e l’irrazionalità nella quotidianità vita. Inoltre anche il razzismo è un tema trattato, con la storia di Ali che è vittima di sfruttamento sul lavoro da parte del suo datore.

Sembra chiaro quindi che con il secondo episodio il regista voglia evidenziare questo concetto.

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Quando sono tornato qui, ho capito che quello che dicevano era vero. La vita qui è un inferno perfino maggiore.

~ Oh Il-nam n. 001

La fiducia secondo Squid Game

Non ci si fida delle persone perché se lo meritano. Lo si fa perché non hai altri su cui contare.

~ Seong Gi-hum
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In Squid Game la fiducia nelle persone è un altro tema importante. Sin da subito i giocatori devono fidarsi degli altri nel tentativo di sopravvivere, ma allo stesso tempo sono consapevoli che non tutti potranno arrivare fino in fondo, innescando quindi continui dubbi in ognuno di loro.

Nell’episodio 4 “Non si abbandona la squadra ” Gi-hum e i membri della sua squadra si dicono per la prima volta i loro nomi in segno di reciproca fiducia. Nel momento in cui viene detto loro che bisogna formare una squadra di 10 persone, tutti cercano di integrare nel loro team persone forti e in salute a discapito dei più deboli. Gi-hum e Sae-byeok decidono di non abbandonare 001(l’anziano Il-nam) e una giovane ragazza di nome Ji-yeong. Alla fine la fiducia e la genuinità dei 2 li ripaga: L’anziano infatti si dimostra decisivo per la vittoria del gioco dispensando preziosissimi consigli su come vincere al tiro della fune.

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Oh Il-nam n. 001

Il-nam (ormai in punto di morte) chiede a Gi-hun se si fida ancora delle persone dopo tutto ciò che ha vissuto il quale risponde di si. A questo punto gli propone di giocare un’ultima partita con lui per verificare se alle persone è rimasto ancora del buono.

Il protagonista a questo punto, vincerà se qualcuno aiuterà un ubriaco per strada prima di mezzanotte. Un’istante prima di esalare l’ultimo respiro, l’anziano si vede sconfitto, mentre Gi-hun ritrova un bagliore di speranza, dopo aver visto che fidarsi del prossimo non è ancora un errore.

Il monologo di Il-nam e cosa accomuna ricchi e poveri

Quando si scopre che Il-nam è la mente dietro l’operazione del gioco, creato per intrattenere ricchi annoiati, spiega come poveri e ricchi siano accomunati da vite monotone.

Sai cosa hanno in comune una persona senza soldi e una che di soldi ne ha troppi? Per entrambi vivere non è divertente. Se hai troppi soldi, non importa cosa compri,mangi o bevi, tutto alla fine diventa noioso

~ Oh Il-nam n. 001

Un concetto paradossale, che vuole criticare le persone estremamente privilegiate nella società e che non apprezzano la vita e la fortuna che gli permette di godersela a discapito di chi invece non può farlo.

Se la serie ha avuto successo è anche grazie ad alcuni elementi che hanno caratterizzato il cinema degli ultimi anni e che di fatto hanno attirato il pubblico, creando così analogie impossibili da non notare.

Squid Game Season 1 Why did Oh Il Nam create - Squid Game (2021): Mai più giochi per bambini ... 39
Oh Il-nam n. 001
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Jigsaw 

Oh Il-nam n. 001 a cui è stato diagnosticato un tumore al cervello crea lo squid game e Jigsaw  malato terminale di cancro, decide di vivere gli ultimi anni della sua vita ideando giochi mortali per punire le persone che hanno mostrato disprezzo per la vita. Anche se per motivi diversi, entrambi destinati a morire a breve sono autori di sadici giochi.

la casa di carta - Squid Game (2021): Mai più giochi per bambini ... 41
I concorrenti di Squid Game avrebbero potuto essere guardie La teoria scaled 1 - Squid Game (2021): Mai più giochi per bambini ... 42
Guardie di Squid Game

È palese che Squid Game abbia per le tute delle guardie, preso spunto da un’altra serie di successo come La casa di carta. Per non parlare di Sae-byeok, l’eroina del gioco che per tratti caratteriali e alcune caratteristiche fisiche non può non ricordare l’affascinante Tokyo.

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Magari non sarà una scelta voluta, ma a noi nella scena in cui Seong Gi-hum deve scegliere il colore della busta, è parso di rivedere Neo intento a decidere quale pillola ingerire.

Morpheus e le Pillole 600x300 1 - Squid Game (2021): Mai più giochi per bambini ... 45
Matrix
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Squid Game

Conclusioni

Poiché Netflix si rivolgeva ad un pubblico globale, le regole dei giochi sono state semplificate per evitare potenziali problemi con la barriera linguistica. Una scelta che si è mostrata eccellente ai fini della distribuzione tant’è che ad oggi Squid Game nonostante non sia doppiata in molte lingue è la serie più vista sulla piattaforma californiana.

La serie coreana è un mosaico di riferimenti nazionali e cultura pop che grazie a questo mix produce un quadro perfetto della società capitalista che non lascia speranza al suo popolo.

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Your Honor : Occasione sprecata o grande successo? Scopriamolo insieme
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Titolo originale Your_Honor
Paese Stati Uniti d’America
Anno 2020-2021
Durata545 min (totale)
Genere drammatico,gangster,giudiziario
Lingua originale inglese
Rapporto 2,39:1
Ideatore Peter Moffat
SoggettoRon Ninio, Shlomo Mashiach
ProduttoreDebra Lovatelli, Todd Lewis, Dewayne Darian Jones, Joey Hartstone
Produttore esecutivoPeter Moffat, Robert King, Michelle King, Liz Glotzer, Bryan Cranston, James Degus, Alon Aranya, Rob Golenberg, Ron Ninio, Shlomo Mashiach, Ram Landes, Ron Eilon, Danna Stern, Edward Berger
Casa di produzioneKing Size Productions, Moonshot Entertainment, CBS Studios
FotografiaJames Friend, John Lindley, Richard Rutkowski
CostumiAmy Andrews
MusicheVolker Bertelmann
Your Honor
Bryan Cranston in una scena del film

Fino a che punto ti spingeresti per salvare tuo figlio?

« tagline del film »

Successo o grande occasione sprecata?

Your Honor è una miniserie televisiva statunitense con protagonista Bryan Cranston, adattamento della serie israeliana Kvodo (in ebraico: כבודו‎?). Ha debuttato su Showtime il 6 dicembre 2020. In Italia, la miniserie è andata in onda su Sky Atlantic dal 24 febbraio al 24 marzo 2021.

La serie ruota attorno al tentativo del giudice Michael Desiato (Bryan Cranston) di salvare il figlio dalla vendetta mafiosa (e la prigione) di Jimmy Baxter(Michael Stuhlbarg) padre di Rocco, morto in un incidente stradale con Adam Desiato(Hunter Doohan).

La storia è sin da subito chiara con l’ex Walter White che farà tutto ciò che può per salvare il figlio. L’atmosfera è tesissima, ogni attimo può regalare allo spettatore un colpo di scena con tutti i presupposti per essere una serie capolavoro, ma … Analizziamo!

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“Ovunque tu sia … Ti troverò”

~ Jimmy Baxter

Una storia che gioca con l’etica del pubblico

Your Honor si diverte a mettere lo spettatore in posizioni scomode e di fronte a scelte difficili :

“Cosa è giusto? Cosa no? “

Voi cosa fareste per salvare un figlio?

E’ giusto anteporre i propri cari a discapito della giustizia?”

Forse il titolo della mini-serie di showtime è la domanda che gli autori vogliono porci : “Qual è il vostro onore?

La storia dei doppi

Da un lato la sofferenza di una famiglia che vede il figlio morire per mano di un pirata della strada, dall’altro un padre che soffre all’idea di vedere il figlio in carcere o morto per mano della vendetta mafiosa e che sacrifica la propria vita sporcandosi le mani e l’immagine di giudice, in un conflitto interiore che si porterà dentro per sempre.

E’ la serie dei doppi perché dietro ogni persona si nasconde un suo doppio:

Michael Desiato è un giudice di tutto rispetto e persona cordiale e amichevole, che ha dedicato la vita al servizio del vero e della giustizia, finché non si sdoppia in un uomo senza scrupoli pronto a manipolare chiunque si metta tra lui e il figlio, a mentire , a celare reati e falsificare interi processi scendendo a patti con coloro che ha sempre combattuto.

Jimmy Baxter per tutta la città è uno spietato Boss, pericolo per chiunque gli si rivolti contro e nemico della legge, ma in casa è un padre e marito amorevole, che soffre in silenzio la morte del figlio.

Padre e figlio il rovesciamento della prova di Isacco

Quando Sofia parla alla madre del suo rifiuto per la religione, lo motiva citando l’assurdo episodio del sacrificio di Isacco raccontato nella Bibbia. Dio per provare la fede di Abramo, ordina lui di sacrificare in suo onore Isacco. Abramo così senza alcun tentennamento sale sul monte Moriah e si prepara a compiere l’atroce atto.

Il rapporto padre-figlio è un punto fondamentale della serie e la citazione di Sofia all’episodio biblico non è casuale.

Il dettaglio curioso è che in questo caso accade l’esatto opposto: Il padre sacrifica se stesso e tutto ciò che lo circonda per salvare la vita/rendere giustizia al figlio.

Bryan Cranston e il giudice Michael Desiato in YOUR HONOR - Your Honor : Occasione sprecata o grande successo? Scopriamolo insieme 51
Michael e Adam
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“Più testa, meno palle” [ Jimmy Baxter al figlio ]

“Il razzismo è ciò che trasforma le differenze in disuguaglianze.”
~ Tahar Ben Jelloun

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Kofi Jones

Razzismo e corruzione

Se la serie ideata da Peter Moffat ha ottenuto un gran successo è anche merito dei temi trattati. Questa drammatica storia giudiziaria e anche una storia di razzismo e corruzione, una storia che mette a nudo le falle nei sistemi giudiziari, il marcio tra le persone che rappresentano i nostri diritti e la giustizia. Una cruda realtà che arriva come un pugno dritto allo stomaco, dove persone rispettabili scendono a patti con criminali , dove le persone vengono giudicate colpevoli con leggerezza solo perché neri e provenienti da quartieri poco raccomandabili.

Regia e attori

Essendo una serie tv, come spesso succede non ha un solo ed unico regista, quindi giudico l’andamento generale della serie con qualche piccolo dettaglio.

In media la storia è narrata con un ritmo medio-lento con alcuni picchi nel quale vengono esposti colpi di scena per fare l’effetto che per fare il figo chiamo “jump from the chair”, con un ottima esposizione dei fatti.

In particolar modo gli episodi 1,5,9 e 10 a mio avviso – complice anche l’arco narrativo – sono gli episodi con la migliore regia con sequenze avvincenti e che tengono incollati allo schermo.

Your Honor vanta un cast di tutto rispetto con il giusto mix di attori d’esperienza e attori emergenti. Oltre alle buone performance degli attori più giovani e dei “cattivi” con Michael Stuhlbarg e Hope Davis davvero perfetti.

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Margo Martindale nel ruolo di Senatrice e suocera di Michael è quel pizzico di sale e comicità che rendono brillanti i momenti più lenti della serie.

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Elizabeth Guthrie

Charlie Figaro personaggio spettacolarmente ambiguo e sopra le righe, rende la storia divertente e allo stesso tempo intrigante dando spesso la sensazione che nasconda qualcosa, ma sempre amico fedele di Michael interpretato da un magistrale Isiah Whitlock Jr.

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Charlie Figaro

Andrene Ward-Hammond nel ruolo colorato e anch’essa sopra le righe del capo della banda dei Desire e madre di Little Mo.

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Big Mo

Amy Landecker (Nancy Costello) e Carmen Ejogo (Lee Delamere) , la prima avvocato ed ex stagista di Michael, l’altra Detective e amica di Michael.

Entrambe aggiungono il brivido alla storia con le loro domande pungenti e la loro volontà di fare chiarezza nella vicenda.

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Lee Delamere e Nancy Costello

E poi … Da sottolineare l’interpretazione sublime di Bryan Cranston nel quale si conferma attore eccezionale dopo BB con la nomina per il Golden Globe come Candidatura per il migliore attore protagonista in una miniserie o film per la televisione.

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Per concludere il discorso attori, il cast è tra le ragioni principali per cui andrebbe guardato questo show.

Montaggio

Il montaggio è davvero ben fatto. Tutte le scene sono ben strutturate arrivando allo spettatore in maniera perfetta con immagini chiare e con sequenze che non perdono mai “il ritmo” grazie ad un ottimo montaggio narrativo invisibile.

Il mio plauso è in particolar modo per la sequenza dell’incidente. Realismo puro, adrenalina che si fonde con la paura, l’ansia pervade lo schermo, tutto in una serie di fotogrammi che danno la sensazione di essere al fianco dei protagonisti.

Una ricostruzione spaventosamente fedele a quello che purtroppo potrebbe essere nella vita reale.

Fotografia

La fotografia è sempre un dettaglio che amo notare, ma in particolar modo quando è ben fatta è impossibile non notarla. In questa serie viene sfruttata a pieno con un’illustrazione di New Orleans davvero bellissima, a dimostrazione che per girare una serie con delle ambientazioni accattivanti non serve girare a New York, Los Angeles o Parigi. Le luci sono sempre giuste , risaltano ogni dettaglio della città, bella di giorno , cupa di notte. I primi piani dei personaggi sono perfetti, mettendo in risalto ogni emozione e ogni paura che essi provano.

Sceneggiatura

Non è un caso se ho scelto di parlare della sceneggiatura alla fine e non all’inizio, perché a differenza di una storia avvincente ed emozionante, di un gran cast e della bellissima ambientazione, nella sceneggiatura c’è proprio qualcosa che non mi torna.

Ve ne parlo nello spoiler in basso.

Commento finale e del finale

Your Honor è un capolavoro che non ci ha creduto abbastanza. Sono rimasto incollato allo schermo per tutto la serie, incantato dall’interpretazione, intrigato dagli intrecci,dalle bugie e dall’adrenalina che scorre nelle vene dei personaggi. Ho apprezzato tutto di questa serie, i dialoghi,i tempi,la storia, i temi e la fotografia. Però dopo la prima metà della stagione la qualità cala drasticamente per poi tentare la ripresa nel finale.

Tutto a mio parere causato dalle troppe forzature di una sceneggiatura che non bada ai crateri lasciati per giustificare scelte fatte solo ed esclusivamente per rendere più intrigante e accattivante la narrazione dei fatti.

Nonostante il mio parere personale, è una serie che va guardata per la storia, i temi trattati ed un grande cast.

IL NOSTRO VOTO 1 - Your Honor : Occasione sprecata o grande successo? Scopriamolo insieme 94

“Quando il fato decide altrimenti, le decisioni dell’uomo sono inutili.”

~ Publilio Siro

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Ma Rainey’s Black Bottom
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Titolo originale Ma Rainey’s Black Bottom
Paese Stati Uniti d’America
Anno 2020
Durata93 min
Genere biografico,drammatico,musicale
Lingua originale inglese
Rapporto 2:1
Regia George C. Wolfe
Soggettodall’opera teatrale di August Wilson
SceneggiaturaRuben Santiago-Hudson
ProduttoreDenzel Washington, Todd Black, Dany Wolf
Casa di produzioneMundy Lane Entertainment, Escape Artists
DistribuzioneNetflix
MontaggioAndrew Mondshei
FotografiaTobias Schliessler
CostumiAnn Roth
MusicheBranford Marsalis

Ma Rainey’s Black Bottom è un film del 2020 diretto da George C. Wolfe.

La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonima opera teatrale del 1984 di August Wilson sceneggiato da Ruben Santiago-Hudson con Viola Davis(candidata all’oscar come miglior attrice protagonista) e Chadwick Boseman(candidato all’oscar come miglior attore protagonista) rispettivamente nei ruoli della cantante blues Ma Rainey e Levee. A completare il cast principale Glynn Turman, Colman Domingo e Michael Potts.

“Il blues è verità, senza distinzione di colore.”

~ SIR VAN MORRISON

Trama

Siamo a Chicago negli anni 20, la band di Ma Rainey l’aspetta per incidere un nuovo album. La band composta dal trombonista Cutler, il trombettista Levee, il bassista Slow Drag ed il pianista Toledo si intrattengono tra una prova e l’altra con racconti sulla loro vita e con discorsi durante i quali ognuno mostra le proprie idee e ideali.

Ma nonostante il gruppo mostri grande sintonia durante le prove, non è privo di tensioni: il più giovane e voglioso di fama Levee infatti non nasconde la sua ambizione di avere un giorno una propria band e non si tira indietro quando si tratta di discutere animatamente con i veterani Toledo e Cutler.

Ma Rainey's

E one e two, ed ora attacchi tu.

~Cutler

Regia

Il regista e drammaturgo statunitense ha scelto di riprendere fedelmente l’opera di August Wilson. La storia – a parte una breve sequenza iniziale – si svolge completamente nello studio musicale, il tutto scandito da un ritmo lento ma intenso e ricco di argomentazioni e dialoghi che i protagonisti intavolano durante l’attesa della madre del blues.

Forse il suo (del regista) senso di appartenenza al teatro condiziona un po la pellicola con scene ricche (troppo) di controcampi presenti durante i dialoghi.

Nonostante tutto il film è davvero godibile, i dialoghi catturano il pubblico (nonostante il ritmo lento sono arrivato a fine film senza rendermene conto e anzi il tempo è volato) , ma personalmente meritava uno sviluppo migliore della storia, magari facendoci addentrare nella vita di Ma che invece ha un ruolo marginale nella pellicola.

Sceneggiatura

La trama è semplice e molto lineare, (forse troppo) tenuta su da un cast davvero eccellente che trasmette alla perfezione ciò che l’opera originale voleva. Lo spettatore riesce a sentire i sentimenti che provano i personaggi quando argomenti importanti e in parte attuali fuoriescono dai lunghi discorsi con cui la band si intrattiene. Razzismo, sogni e i tormenti che gli uomini afroamericani hanno vissuto a quei tempi (in parte ancora oggi) che Wilson portò nelle sue opere sono il tema centrale del film. Chadwick fa un lavoro eccezionale e ci regala la sua ultima performance mostrando tutto il suo talento, ed è davvero difficile non pensare al fatto che il destino ha voluto che un ruolo così importante e così toccante fosse proprio l’ultimo atto dell’attore.

Montaggio, Costumi, Ambientazioni e colonna sonora : Un vero spettacolo!

In una pellicola biografica non ci si può certo entusiasmare per effetti speciali e sequenze d’azione, ma grazie al grande lavoro di Andrew Mondshei (montaggio) , Tobias Schliessler (fotografia), Ann Roth(costumi) e Branford Marsalis (musiche) si può apprezzare un’ambientazione ricostruita in maniera perfetta della Chicago degli anni 20.

I costumi sono bellissimi, gli abiti eleganti degli uomini che camminano per le strade in cerca di fare fortuna, e le donne con i loro cappelli e vestiti dai colori sgargianti si fondono con la città e le luci per completare una fotografia eccitante per gli amanti del periodo e per chi ama le grandi città americane.

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La band che arriva allo studio
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MA RAINEY’S BLACK BOTTOM (2020) Chadwick Boseman as Levee. Cr. David Lee/NETFLIX
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Gli esterni della Chicago di “Ma Rainey’s Black Bottom” riprodotta a nord di Pittsburgh
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Viola Davis in una scena del film

Commento finale

Ma Rainey’s Black Bottom è un film per gli amanti del Biopic e della musica, ma ciò non vuol dire che non possa piacere a chi ama altri generi. Personalmente non mi ritengo un amante di questo tipo di film , ma posso dire che sono felice di aver visto questa bellissima interpretazione che forse senza un Chadwick Boseman e una Viola Davis così superlativi non sarebbe stata la stessa.

Oscar 2021

Inoltre ha vinto numerosi premi in altrettante manifestazioni tra cui su tutte il Golden Globe a Chadwick Boseman come Miglior attore in un film drammatico .

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Ho sempre odiato il silenzio. Io devo sempre avere della musica che mi risuona in testa. Ti evita d’impazzire. La musica fa questo: riempie i vuoti. Quanta più musica c’è nel mondo, tanto meglio.

~Ma Rainey

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La migliore offerta
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Titolo originale La migliore offerta
Paese Italia
Anno 2013
Durata125 min
Genere thriller,drammatico,sentimentale
Lingua originale italiano
Rapporto 2,35:1
Ideatore e Regia Giuseppe Tornatore
SoggettoGiuseppe Tornatore
MusicaEnnio Morricone

“La femminilità non volgare è pura arte divina.” (Silvia Zoncheddu)

La migliore offerta

è un film del 2013 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, con protagonista Geoffrey Rush.

Il thriller drammatico sentimentale del pluripremiato regista italiano – ricordiamo l’oscar come miglior film in lingua straniera “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) e Baarìa (2009) – ci racconta la storia di Virgil Oldman un richiestissimo battitore d’aste che grazie all’aiuto dell’amico di vecchia data Billy(Donald Sutherland) ottiene a prezzo irrisorio tele di incredibile valore. Ma l’ossessione/passione più grande del protagonista è la figura femminile, la quale negli anni lo ha indotto a collezionare numerosi ritratti di raffiguranti belle donne.

Tali opere le custodisce gelosamente in un luogo segreto di casa sua,nel quale passa il tempo ad ammirarne ogni giorno i volti raffigurati, in particolar modo due volti che per lui rappresentano l’unico rapporto sentimentale dell’uomo, messo da parte dalla sua vita di affari. La sua vita fatta di routine e alienazione dal mondo viene sconvolta dall’incontro di una giovane ereditiera.

La migliore offerta
La stanza segreta di Virgil

«In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico»

Non giriamoci attorno: Tornatore mette in piedi un capolavoro. Il film è una storia romantica dallo sfondo thriller, un racconto nella mente del protagonista il quale vede la sua vita sconvolta dall’incontro di Claire(Sylvia Hoeks).

L’aspetto psicologico di La migliore offerta è il perno della vicenda a cui attorno ruotano tutti gli avvenimenti.

La trama non presenta significativi punti deboli e si sposa perfettamente con gli attori e i ritmi di narrazione che il regista siciliano detta. La costante sensazione di dubbio e confusione che attanaglia lo spettatore lo tiene incollato per tutta la durata del film. I dialoghi sono accurati, il cast è di prima scelta, e le loro interpretazioni non lasciano nulla lungo la strada.

La colonna sonora dell’inimitabile maestro Ennio Morricone è una garanzia che rende il tutto davvero di pregevole fattura insieme ad un montaggio che non è richiamato all’uso di particolari effetti speciali ma che riesce ed esaltare colori e ambientazioni come ad esempio la stanza segreta contenente le numerose opere.

Commento finale

La migliore offerta è un film che va visto almeno una volta nella vita, una perla del cinema italiano. Tornatore si mostra ancora una volta un regista di tutto rispetto, aggiungendo alla sua bacheca un altro capolavoro. Cast,regia,musica e location tutti insieme producono un’intrigante storia che mette a nudo la fragilità dell’uomo.

IL NOSTRO VOTO 1 1 - La migliore offerta 104
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Sto pensando di finirla qui
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Titolo originale Sto pensando di finirla qui
Paese Stati Uniti d’America
Anno 2020
Durata134 min
Genere thriller,drammatico,grottesco
Lingua originale inglese
Rapporto 1,37:1
Regia Charlie Kaufman
Soggettodal romanzo di Iain Reid
SceneggiaturaCharlie Kaufman
ProduttoreAnthony Bregman, Charlie Kaufman, Robert Salerno, Stefanie Azpiazu
Produttore esecutivoGregory Zuk, Peter Cron
Casa di produzioneLikely Story, Projective Testing Service
DistribuzioneNetflix
FotografiaŁukasz Żal
MusicaJay Wadley

“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.”
~ DANIEL GOLEMAN

Piccola premessa

Se credete che questo sia un film horror o un film da guardare senza impegno, allora guardate altro. Sto pensando di finirla qui non è solamente molto impegnativo, ma un viaggio onirico dal ritmo per gran parte lento.

Inoltre per commentarlo dovrò fare alcuni spoiler (che nasconderò con il solito bottone 😉), in ogni caso vi consiglio di guardare il film e magari tornare su questa recensione per leggere le mie considerazioni e magari discutendone insieme commentando in basso.

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“Mi sembra di conoscere Jake da più tempo di quanto in realtà non sia …”

Sto pensando di finirla qui, è un film del 2020 scritto e diretto da Charlie Kaufman. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Iain Reid distribuito da Netflix.

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Il romanzo di Iain Reid [Fonte:Web]

Una veloce introduzione

Il film è incentrato sui pensieri dubbiosi di una donna (Jessie Buckley) – la quale sembra essere conosciuta con nomi diversi – la quale riflette sulla voglia di mettere fine alla storia con il fidanzato Jake (Jesse Plemons) nonostante duri da poco più di un mese. La giovane donna non sa che ogni suo dubbio sarà alimentato dalla conoscenza dei suoceri, che seppur gentili faranno assumere alla vicenda contorni spiacevoli e al quanto strani. Nel frattempo in una scuola di un posto sconosciuto, un vecchio bidello vive tra le pulizie e una vita solitaria.

Un film di depistaggi …

Lo spettatore può sin da subito avvertire la tensione tangibile tra i due ragazzi, che durante il viaggio verso la fattoria dei genitori di lui, si inoltrano in discorsi intellettuali e momenti di silenzi e imbarazzi che danno spazio ai pensieri della protagonista. Quando arrivano alla fattoria, Kaufman gioca con le sensazioni dello spettatore mostrando un posto buio,solitario e unfriendly; la bufera di neve non cessa e le stalle sono sporche e poco curate. Ad accoglierli in casa ci sono Suzie (Toni Collette) e Dean(David Thewlis) ovvero i genitori di Jake e il cane che sin da subito hanno comportamenti ambigui.

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Suzie e Dean nella scena della cena
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“ Non devo andare dove ? ”

Una trama apparentemente insensata

“Sto pensando di finirla qui” è un film che più di altri divide il pubblico in due macro-fazioni : SODDISFATTI e INSODDISFATTI.

Aldilà del gusto personale e dei dati oggettivi, è un prodotto che è difficile da digerire e forse anche difficile da riguardare.

Il regista mette davvero in funziona un meccanismo psicologico che scatta inevitabilmente in ogni spettatore che più guarda e più resta disorientato dagli avvenimenti che non hanno senso , risultato confusionali e grotteschi. Il film girato in 4:3 amplifica i pensieri claustrofobici della protagonista che non riesce a mettere fine a qualcosa che non la fa stare bene.

Nella parte centrale della storia i toni,i dialoghi e le scene sono alti e deliranti dando l’impressione che tutto sia folle e che ogni attore abbia perso il senno d’improvviso e sia sfuggito alla scrittura della sceneggiatura.

Ma è in tutto questo che sta il genio … (vedi il prossimo spoiler se vuoi capire il perché)

“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti.”

~ FRANKLIN DELANO ROOSEVELT

La sceneggiatura si salva grazie all’uso del paradosso del tempo e della mente riuscendo a districare tutti gli avvenimenti e dando un senso al finale.

La fotografia è eccellente. Tutto rende l’idea , ogni oggetto è illuminato nel modo giusto, le ambientazioni suggestionano lo spettatore per prepararlo a ciò che sta per vedere, per non parlare dei colori che si mescolano nelle scene della cena che fanno anche da copertina al film.

La colonna sonora e i costumi hanno vita facile in un film cervellotico che non è molto esigente in tal senso.

Commento finale

Per chi non ha visto il film e ama le trame impegnative e i thriller psicologici deve assolutamente guardare l’opera di Kaufman.

Sto pensando di finirla qui è un viaggio onirico , che però tiene poco conto dello spettatore, anzi gioca con la sua pazienza e la sua testa rendendo il film in alcuni tratti qualcosa di snervante e da stoppare.

Tuttavia chi riesce a vederlo fino in fondo può apprezzare un film in perfetto stile David Lynch.

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