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Philip K. Dick e “A Scanner Darkly” (2006) : Un cult tutt’ora attuale

A Scanner Darkly (2006)

“A Scanner Darkly” è un film di animazione sci-fi del 2006 diretto da Richard Linklater e basato sul romanzo di Philip K. Dick omonimo. Il film, ambientato in un futuro distopico, segue l’agente della polizia Bob Arctor che, sotto copertura, indaga su una droga chiamata Substance D che sta causando la distruzione della società.

Il film è stato acclamato dalla critica per la sua animazione rotoscopica unica e la sua rappresentazione intensa e disturbante della droga e della sorveglianza governativa. Anche se distribuito oltre 15 anni fa, la sua tematica di attualità e la sua critica sociale sono ancora rilevanti oggi.

L’uso di droghe sintetiche e il loro effetto sulla società sono un problema globale che continua a essere discusso e studiato. Inoltre, l’argomento della sorveglianza governativa e della privacy ha guadagnato ancora più importanza con l’avvento della tecnologia digitale e la crescente preoccupazione per la protezione dei dati personali.

A scanenr darkly Philip K. Dick
A scanner darkly

Inoltre, il film mette in discussione la natura della realtà e dell’identità, argomenti che sono stati esplorati in molte opere di science fiction, ma che sono ancora attuali nella società contemporanea.

A Scanner Darkly

II film è divenuto di grande importanza per le tematiche, la visione dell’autore e la fedelissima trasposizione cinematografica del libro originale. La tecnica di animazione immersiva e il modo crudo e disturbante di raccontare la vicenda dei protagonisti (interpretati dall’eccellente cast composto da Keanu Revees, Robert Downey Jr., Winona Ryder e Woody Harrelson) lo hanno reso un cult del genere oltre a renderlo un film degno di essere visto e rivisto.

Il filo conduttore con “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello

“A Scanner Darkly” e “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello sono entrambe opere che esplorano la natura dell’identità e la fluidità della realtà.

Nel film, l’agente Bob Arctor si trova a indagare su se stesso quando viene assegnato il compito di infiltrarsi nella propria personalità alterata dalla droga Substance D. Questo porterà il protagonista ad una inevitabile crisi d’identità con dubbi esistenziali e sulla vera natura della realtà e dell’io.

A scanner Darkly

In “Uno, nessuno e centomila”, Pirandello esplora la stessa tematica della fluidità dell’identità attraverso il personaggio di Vitangelo Moscarda che, dopo la morte del padre, inizia a mettere in discussione la propria identità e a rendersi conto che la percezione degli altri di lui è diversa dalla sua percezione di se stesso.

Entrambe le opere sottolineano l’importanza della percezione e della percezione degli altri nella costruzione dell’identità e mettono appunto come nel film in discussione la natura della realtà e dell’io.

“A Scanner Darkly” e “Uno, nessuno e centomila” condividono quindi una forte associazione nell’esplorazione della natura dell’identità e della realtà.

La forte critica alla società presente nell’opera di Dick

“A Scanner Darkly” di Philip K. Dick è una critica sociale che esplora la società distopica del futuro in cui l’individuo è costantemente sotto sorveglianza e controllo governativo. Il libro esamina la natura della realtà, l’identità e la libertà personale in una società dove la tecnologia e la droga hanno un impatto negativo sulla vita delle persone.

Il governo ha il controllo assoluto sulla vita delle persone attraverso la sorveglianza e la manipolazione della percezione e della realtà. La droga Substance D è un comodo mezzo per il governo di mantenere il controllo sulla popolazione, e la sua diffusione ha causato una crisi di identità e ha distrutto le relazioni interpersonali.

L’autore critica anche la società capitalista che incentiva l’avidità e la corsa al successo a discapito della felicità e della salute delle persone. La droga Substance D è vista come un prodotto di questa società che premia il successo a tutti i costi.

Philip K. Dick e la sua grande influenza nelle opere science fiction …

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Philip K. Dick è stato uno scrittore di fantascienza che ha esplorato molti temi legati alla scienza nei suoi romanzi e raccolte di racconti. La scienza ha giocato un ruolo importante nella sua opera, sia come sfondo per la trama che come tema centrale.

Dick ha scritto molte storie che si concentrano su questioni filosofiche e scientifiche, come l’identità, la realtà, l’intelligenza artificiale, la tecnologia, la sorveglianza governativa e la consapevolezza. Le sue opere hanno spesso esplorato la relazione tra l’uomo e la tecnologia, mettendo in discussione il potere e la responsabilità che l’uomo ha nei confronti delle sue creazioni.

Inoltre, Dick ha utilizzato le teorie scientifiche come la fisica quantistica e la teoria della relatività per creare universi immaginari in cui esplorare i temi filosofici e scientifici. Questo ha reso la sua opera unica e ha stabilito un legame tra la scienza e la sua narrativa.

Philip K. Dick grazie al suo estro, la sua visionaria immaginazione, le sue teorie sulla possibile esistenza di molteplici universi per ogni individuo e la sua narrativa ha influenzato molte opere di science fiction successive e continua a essere influente e rilevante oggi.

Easter egg

A differenza di quanto possa sembrare, ciò che ha reso speciale e magnetico il racconto della storia di Bob Arctor e la forte componente autobiografica di Dick. Infatti come si può leggere nel libro e nei titoli di coda del film, appare un gruppo di nomi a lui cari.

I nomi appartengono ad amici o persone conosciute da Dick e che, come lui, hanno dovuto fare i conti con la dipendenza lungo la loro esistenza. Tra i vari, è possibile leggere “Phil” che è l’autore stesso.

Progetto senza titolo - CYBERPUNK EDGERUNNERS [2022]: Ancora Night City, ancora una storia di Cyberpunk 3
CYBERPUNK EDGERUNNERS [2022]: Ancora Night City, ancora una storia di Cyberpunk

Cyberpunk Edgerunners – La serie spinoff

Ormai è ben nota la vicenda che ha visto il tortuoso cammino di CD Projekt con il suo chiacchieratissimo Cyberpunk 2077 . A distanza di quasi 2 anni dalla pubblicazione del gioco, il pubblico si è diviso tra consensi e dissensi, ma è indubbio che ambientazioni e fascino della storia siano di elevata fattura e probabilmente è su questo che Netflix e la software house polacca hanno deciso di puntare.

La serie animata che ricalca il design tipico dei cartoni animati anni 90, è stata distribuita il 13 settembre 2022 e prodotta dallo studio giapponese Trigger.

Perdere tutto …

David Martinez, vive con la madre, che lavora forsennatamente ogni giorno per poter pagare la retta dell’Arasaka Academy , scuola che frequenta il figlio. David è uno studente brillante, ma dall’animo ribelle, dettaglio non trascurabile e che lo rende diverso e non compatibile con il mondo delle corporazioni.

Per un fatale incidente, in seguito ad una folle sparatoria tra bande in strada, Gloria (madre di David) finisce in ospedale in gravissime condizioni. Dopo che David viene bullizzato da Katsuo suo compagno di classe nonché figlio di Tanaka dirigente dell’Arasaka e poi espulso dall’Accademia; Egli viene a conoscenza della triste scomparsa della madre, avvenuta per mancanza di sufficiente denaro per pagarne le cure.

Cyberpunk Edgerunners
La scena in cui David va dal RipperDoc per farsi impiantare il Sandevistan

In preda alla sete di vendetta, di rabbia e desideroso di affermarsi in mondo così folle e crudele fa visita al proprio RipperDoc di fiducia e decide di farsi impiantare un Sandevistan di tipo militare trovato a casa nascosto da Gloria.

Il Ripperdoc però lo avvisa: Il Sandevistan è tanto potente quanto pericoloso per il corpo e la mente. Inizia così un lungo adrenalinico, sanguinoso e incredibile viaggio per le strade di Night City.

Se non avete ancora visto la serie e non volete incappare in spoiler, vi invito a guardare il trailer in basso e di procedere alla lettura solamente una volta terminata la visione.

Essere Cyberpunk

Essere Cyberpunk , è l’obbiettivo principale di David ed è il tema a cui ruota l’incipit della serie , dove mostra il protagonista alle prese con i primi utilizzi del Sandevistan che gli garantisce nei primi episodi l’ingresso nel gruppo di Cyber-mercenari guidati da Maine, carismatico e leader assoluto.

La serie, che mantiene un minutaggio per episodio in linea con la maggior parte dei prodotti di animazione (20′ circa), ha un ritmo scorrevole scandito da battute sopra le righe e scene d’azione davvero ben caratterizzate che ripropongono (anche grazie alla nota colonna sonora del videogame da cui è tratta) tutte vibes vissute dai videogiocatori nei panni di V.

Personaggi, influenze e Studio Trigger

In una città così ben caratterizzata come quella già amata in Cyberpunk 2077 che è Night City, bisognava necessariamente inserire nella storia personaggi carismatici e sopra le righe. David Martinez è un protagonista azzeccato, in linea con le caratteristiche principali dell’eroe, un ragazzo che per carattere, sogni e speranze è in sintonia con i ragazzi di oggi.

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David e il suo gruppo

Ad affiancarlo nel suo viaggio, ci sono i componenti del suo gruppo Maine, Lucy, Kiwi,Rebecca, Dorio e Falco. Con eccezione di Maine e Lucy gli altri personaggi del gruppo sono abbandonati un po’ a se stessi durante l’andamento della serie, lasciandogli qualche battutina qua e là tanto da farli sembrare tappabuchi per momenti morti, sebbene tra questi nel finale vi sono alcuni essenziali per lo snodo della trama.

Maine e Lucy infatti sono maggiormente caratterizzati forse aiutati dal ruolo che ricoprono nella storia in quanto rispettivamente mentore e flirt del protagonista. Maine è un personaggio molto ispirato, che raccoglie tutti gli elementi del cyberpunk, una via di mezzo tra Terminator e Batou, sebbene non riesce a scalare l’altissima vetta dell’iconicità di questi personaggi che rappresentano l’essenza di questa tipologia.

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Lucy

Lucy è senza dubbio il personaggio enigmatico e complesso. L’estetica è da urlo e quando Edgerunners si ribella ai limiti di Netflix ed entra nel Cyberpunk puro la mostra in tutte le sue forme senza però dimenticare l’impatto emotivo e la potenza espressiva del suo volto. L’interessante dualismo di donna indipendente e forte e donna fragile e desiderosa di essere compresa e amata è una delle caratteristiche migliori e che più ha avuto impatto sulla storia.

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Rebecca ispiratissima da Harley Queen di Margot Robbie

Una piccola curiosità è su Rebecca , personaggio che sembra fortemente ispirato a quello di Harley Queen di Margot Robbie, ma che nonostante sia veramente simpatica risulta un personaggio spesso piatto e poco costruttivo per la trama.

Abbiamo citato Batou, personaggio iconico di Ghost in the Shell serie da cui Trigger Studio (scelta azzeccatissima quella di Netflix) probabilmente ha preso spunto per disegni e humor (anche se GOS era molto più cupa) insieme ad altre serie del genere come Cyber City Oedo 808, Ergo Proxy e Psycho-Pass e Akira (David pare fortemente ispirato a Kaneda). Sebbene la serie sia scorrevole, tratti temi quali differenze sociali, violenza,distopia e nel totale funziona e piace, lascia la sensazione di manchevolezza per divenire un cult come lo sono state serie precedenti del genere.

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Faraday

L’andamento di Edgerunners è lineare: Dopo essere partita col botto, sale mano mano per preparare lo spettatore ad un finale da capogiro, ma che incredibilmente delude. Lo scontro finale tra David e il leggendario Cyber-criminale al servizio di Faraday (anch’egli nel totale non molto incisivo) non rispetta le aspettative forse per favorire una probabilmente giusta e coerente fine del protagonista.

Nulla da dire invece sull’impatto emotivo della storyline di David e Lucy che regalano emozionanti momenti da subito sino alle battute finali, quando Lucy grazie all’ultimo gesto d’amore di David riesce a coronare il suo sogno di andare sulla Luna.

E sulle note speciali di I Really Want to Stay at Your House vediamo forse la scena più toccante nonché punto emozionale più alto della serie, con Lucy che guardando il sole, rivede i momenti passati nella sua BD con David.

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Commento finale

Cyberpunk Edgerunners è stata la mossa più azzeccata di CD Project riuscendo ad ottenere un incremento delle vendite e del numero di videogiocatori di Cyberpunk 2077 proprio grazie all’uscita su Netflix della serie spin-off del gioco.

Al netto di alcune imperfezioni, e di personaggi che nonostante siano un tantino trascurati risultano nel complesso riusciti, la serie – apprezzatissima anche da volti noti come Hideo Kojima – riesce a fare breccia, soprattutto nel cuore di chi ha già amato la storia di V e Johnny Silverhand.

Nel complesso è una serie animata godibilissima e meritevole di ulteriori sviluppi, che con l’enorme potenziale dell’universo del franchise e della futuristica città Night City può durare negli anni oltre che puntare molto in alto.

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la recensione 1 - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 10
Halo : La serie TV (2022)- La recensione

Halo è una serie televisiva statunitense non canonica di fantascienza militare sviluppata da Kyle Killen e Steven Kane per il servizio di streaming Paramount+, basata sull’omonimo franchise di videogiochi Halo.

È prodotto da Amblin Television343 IndustriesShowtime, One Big Picture e Chapter Eleven e racconta un conflitto del 26º secolo tra la United Nations Space Command (UNSC) e le razze aliene facente parte dell’alleanza Covenant in una linea temporale denominata “Silver Timeline”.

Halo locandina

Halo: Il cast

Il cast principale è composto da Pablo Schreiber (“American Gods”) nel ruolo del super soldato Master ChiefNatascha McElhone (“Californication”) nei panni della dottoressa Halsey, mente brillante, donna tormentata che ha creato i super soldati Spartan e Jen Taylor nei panni di Cortana, l’IA più avanzata nella storia umana che potrebbe essere determinante per il futuro della razza umana.

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Trama

Come nei videogiochi il protagonista delle serie è John-117 alias Master Chief, soldato scelto facente parte del gruppo Spartan, a sua volta parte dell’United Nations Space Command. La storia si concentrerà in particolare nel 26° secolo durante un conflitto tra uomini e i Covenant.

L’azione spettacolare, l’avventura alla scoperta di numerosi e diversi pianeti si intreccerà con emozioni,storie personali,dubbi esistenziali e la visione incredibile del futuro dell’universo.

Una stagione che getta le basi per il futuro …

La prima stagione di Halo, è stata per mio modo di vedere un modo per sondare il terreno e cercare di comprendere quanto l’universo del franchise potesse piacere non solo ai fan più scatenati , ma piuttosto ai neofiti della lore.

La produzione sin dall’inizio ha ribadito la volontà di non voler seguire passo passo la storia originale, inserendo anche personaggi nuovi non canonici per rendere la serie fruibile quanto più possibile al pubblico.

Questa scelta è condivisibile, ma come facile pensare è anche altamente discutibile dai fan che invece dopo anni di attesa vedono il “loro Halo” sfumare in qualcosa di completamente slegato da tutto ciò che concerne la vastissima e interessantissima lore.

Personaggi a volte lasciati un po’ a caso …

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Kwan Ha e Soren in Halo episodio 7

In questa prima stagione facciamo conoscenza di alcuni personaggi secondari quali Kwan-Ha, Soren e uno degli antagonisti Vinsher Grath soppressore del movimento insurrezionalista su Madrigal. Le loro storie vengono introdotte nei primi episodi per poi averne uno dedicato in cui si vede i primi due scontrarsi con Vinsher. Complice forse i pochi episodi a disposizione gli avvenimenti di questi personaggi vengono raccontati in maniera superficiale risultando quasi una sotto trama filler. Un vero peccato dato soprattutto lo spessore dell’interpretazione di Burn Gorman nei panni del politico soppressore.

shakes head vinsher grath - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 13

Decisamente positive le interpretazioni di Natascha McElhone e Charlie Murphy

Come in ogni show vi è sempre almeno una regina. In questa prima stagione la nostra regina è senza dubbio Charlie Murphy nei panni di Makee. La Murphy inscena un personaggio ambiguo e dallo sguardo magnetico, un umana e membro dei Covenant rapita da bambina e cresciuta con la razza aliena, mandata in incognito per recuperare le keystones.

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Anche Natascha McElhone che interpreta la Dott.ssa Halsey, ha convinto con la sua performance borderline di un personaggio stratificato e caratterizzato da innumerevoli sfumature che spingono lo spettatore a domandarsi se ogni sua scelta sia giusta.

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Non male anche la parte restante del cast che si comporta bene e riesce a caratterizzare bene i personaggi. Tra tutti, ci auguriamo di vedere con più spazio personaggi come quello di Miranda Keyes, interpretata da Olive Gray e gli altri spartan.

Casco si, casco no …

Tra le scelte più chiacchierate è stata sicuramente la scelta dei produttori di mostrare per la prima volta il volto del protagonista John-117 alias Master Chief, qui interpretato da un ottimo Pablo Schreiber.

Pablo Schreiber - Halo : La serie TV (2022)- La recensione 16

Siamo agli inizi dell’episodio pilota, quando dopo aver salvato Kwan-Ha dal suo pianeta natale in balia dell’invasione covenant, John durante un confronto con la diffidente ragazza, si mostra per la prima volta al mondo senza l’iconico casco.

Sebbene però la scelta abbia avuto qualche critica, ha un forte fondamento: “L’aspetto umano“.

I videogiocatori della saga di Halo sanno perfettamente il carattere granitico di Master Chief. Il suo personaggio è sempre mostrato determinato, e spinto dall’incontrollata e forte volontà di compiere il suo destino, ovvero non deludere chi vede in lui l’unica speranza per l’umanità. Umanità che sia Chief sia gli altri Spartan, hanno dovuto rinunciare diventato perfette e imbattibili macchine da guerra.

Partendo da questo presupposto i creatori della serie hanno voluto incentrare la storia sulla volontà del protagonista di ritrovare l’umanità perduta attraverso un viaggio fisico e introspettivo che lo porterà alla conoscenza delle sue origini.

È facile capire quindi, che per permettere questo tipo di narrazione era necessario mostrare il volto dello spartan numero 117. Una storia che comunque si è dimostrata interessante, intervallata da sotto trame (che non sempre funzionano) e spettacolari combattimenti.

Forse bisognerà investire di più …

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scena tratta dal quinto episodio
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Combattimenti spettacolari, non ci sono dubbi. Le sequenze in prima persona che riprendono la visuale video ludica della saga, sono immersive catapultando lo spettatore nel campo di battaglia come nel gioco. I Covenant, in linea generali sono ben riprodotti, ma a stonare però è l’aspetto dei Sangheili, che a tratti sembrano quasi la caricatura della loro controparte video-ludica con movimenti un po’ goffi alla Rhino di Spiderman.

Certo la CGI ha qualche punto debole(con alcune scene in cui elementi come il fuoco, o i raggi laser delle armi potrebbero essere migliorati), ma nonostante tutto risulta gradevole ed entusiasmante.

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In questa scena un Phantom Covenant e l’iconico fucile sniper SRS99.

Non è solo un problema di CGI …

Per un budget molto importante ($ 200 milioni) ci si aspetta qualcosa di più. Oltre alla CGI a soffrire è anche la realizzazione delle armature e altri dettagli che rendendo la resa finale altalenante. Sebbene le armi sembrano ben definite e realistiche, alcune sezioni delle armature danno l’idea di plasticoso, con un visore che danno la sensazione di lente a basso costo per un risultato che per budget e risorse delude un po’.

Le ambientazioni

Per una storia action sci-fi come quella di Halo è fondamentale ricreare ambientazioni fedeli e quanto più futuristiche. Per fortuna in questo lo staff è riuscito perfettamente con la creazione dei pianeti e degli immensi spazi che incantano con una buona fotografia.

Commento finale

Halo è un adattamento che al netto di alcuni piccoli difetti funziona. La scelta di creare una nuova storyline ha dato ragione alla produzione, con una risposta più che positiva da parte del pubblico che già grida alla seconda stagione. Seconda stagione che potrebbe prendere innumerevoli strade, soprattutto grazie all’indipendenza dalla saga del videogame.

Questa nuova serie sci-fi non ha nulla da invidiare alle altre serie del genere, potendo contare sulla moltitudine di storie da poter raccontare e dalla fama e forza del franchise di Halo. Non ci resta che aspettare quale piega prenderà la prossima stagione e perché no , nel frattempo avvicinarsi o riavvicinarsi alla saga che ha fatto la storia di Microsoft.

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LA RECENSIONE - Matrix Resurrection : Stavolta scegliamo la pillola blu 31
Matrix Resurrection : Stavolta scegliamo la pillola blu

Matrix Resurrections (The Matrix Resurrections) è un film del 2021 diretto da Lana Wachowski.

Quarto capitolo della serie Matrix, vede il ritorno di Keanu ReevesCarrie-Anne Moss.

Matrix Resurrections - Wikipedia

Trama

Afflitto da strani ricordi, la vita di Neo prende una svolta inaspettata quando si ritrova all’interno di Matrix, ma non ne è consapevole. Questo cambia quando un uomo entra nel mondo di Neo per fargli capire che la realtà in cui vive non è reale.

Matrix non esiste , o non esiste più …

Il primo capitolo di Matrix è tutt’ora un film di riferimento, divenuto cult e capostipite del genere action-bullet time oltre che tra i primi ad esporre il concetto di metaverso e simulazione. Dopo la conclusione della saga con Matrix Revolutions (2003), negli anni si sono susseguiti voci che volevano fortemente un sequel e quarto capitolo.

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Ma era davvero necessario un quarto capitolo?

Già con il terzo film ci fu la forte sensazione che si era arrivati fin troppo oltre. In questo film , la Wachowski sfrutta il tema del meta-verso per guardare dentro se stessi e attraverso parallelismi e apparenti goffe conversazioni dei suoi personaggi, mettere in discussione tutto ciò che noi sappiamo su Matrix.

“Cos’è Matrix ?”

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Il nuovo Morpheus chiede a Neo, “Cos’è Matrix?“, la domanda a cui bisogna ancora una volta rispondere, questa volta ha una risposta dal significato completamente diverso. Matrix non è solo simulazione del mondo come noi lo conosciamo, è l’illusione di avere scelta, una confort zone che si radica nella nostalgia.

Scegliere la pillola rossa “non è più una scelta

concetto interessante che però ci viene solo introdotto. Infatti sono troppi i punti in sospeso, troppi i nodi che non vengono al pettine. Il perché non vi sia alternativa alla scelta delle famosa pillola rossa, non vi è chiaro , se non attraverso una nostra personale analisi. Neo e Trinity, che sappiamo morti nel terzo film della saga, sono invece vivi ma non ricordano e come sia possibile tutto questo, non ci è dato saperlo.

Il film pare essere più una denuncia , chi ignora, chi fa finta di non credere all’esistenza di Matrix, ne è complice. L’idea della Wachowski è nobile , sia chiaro, non avendo paura di portare sul grande schermo la sua idea, ma purtroppo a mio parere fallisce.

Sebbene la fotografia è spettacolare, sono troppe le sequenze riciclate e troppe le autocitazioni che persino per gli amanti sfegatati della saga (come me) stancano e fanno storcere il naso.

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Matrix (1999)
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Ressurrection (2022)

Lo abbiamo amato per la storia, le icone, il fascino della fantascienza, dell’uomo che soccombe alla tecnologia e lotta per sopravvivere , ma soprattutto per i suoi spettacolari combattimenti.

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Se Matrix è riferimento cinematografico

per tantissimi film, è perché fu rivoluzione per il modo di inscenare le scene d’azione. In questo quarto capitolo invece viene meno tutto:

Le scene dei combattimenti sebbene siano visivamente spettacolari, non trasmettono emozione, adrenalina. I personaggi lottano, fanno balzi, scaricano caricatori, ma sono bidimensionali, piatti, vuoti. Le scene sembrano piazzate a caso fino al finale dando una concreta idea di fan-service.

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Il nuovo agente Smith

Abbiamo citato per anni , le iconiche frasi e per anni amato i volti delle icone di questa spettacolare saga. Nonostante l’ottima interpretazione del nuovo Morpheus (Yahya Abdul-Mateen II) e del nuovo Agente Smith (Jonathan Groff) – doppiato da un impeccabile Maurizio Merluzzo – il paragone è spregevole, come scalare il K2. È troppo difficile parlare di Agente Smith senza pensare subito al volto iconico ed espressivo di Hugo Weaving, e/o pensare al mentore di Neo e non immaginarci il volto unico di Laurence Fishburne.

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Commento finale

Matrix Ressurrection è un film dalle idee e spunti interessanti, ma che non riesce completamente a svilupparle. Le troppe citazioni, il riciclo di scene e lo snaturamento di personaggi iconici sono un macigno per il prodotto finale , che risulta quasi la caricatura di se stesso. Un film che si discosta completamente (o quasi) dai capitoli precedenti per muovere una forte critica a tutto il mondo Hollywood.

Un messaggio che arriva, ma non chiamiamolo Matrix, chiamiamola parodia.

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la recensione - ETERNALS : LA RECENSIONE 41
ETERNALS : LA RECENSIONE

Eternals è un film del 2021 diretto da Chloé Zhao (Nomadland).

Basato sui personaggi degli Eterni della Marvel Comics, è la ventiseiesima pellicola del Marvel Cinematic Universe ed è interpretato da un cast corale composto da Gemma ChanRichard MaddenKumail NanjianiLia McHughBrian Tyree HenryLauren RidloffBarry KeoghanDon LeeGil BirminghamHarish PatelKit HaringtonSalma Hayek e Angelina Jolie.

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Trama

Eternals è la storia con protagonisti gli Eterni (Jack Kirby nel 1976), supereroi vicini alle divinità creati da Arishem il Giudice, il capo dei Celestiali hanno il compito di proteggere la Terra dai Devianti.

Dopo aver sconfitto i Devianti molti anni prima dei nostri giorni, gli Eterni si sono mimetizzati tra gli esseri umani. I fatti di Avergers: Endgame però , hanno riportato in vita i Devianti mettendo di nuovo in pericolo il mondo.

Gli Eterni quindi devono riunirsi per fronteggiare il ritorno dei Devianti, e comprendere una volta per tutte il ruolo affidatogli dai Celestiali migliaia di anni prima.

Eternals - Devianti
Deviante

Eternals : Un racconto coraggioso tra mito e leggenda

Il premio oscar alla regia Chloé Zhao (anche co-sceneggiatrice della pellicola), mette al centro della storia il percorso interiore che porta i protagonisti alla riscoperta della propria natura, e del loro rapporto con l’umanità e la vita.

Eternals è un racconto di coraggio, che attinge dale radici dei miti per raccontarci imprese straordinarie completamente differenti rispetto al cinecomic a cui Marvel ci ha abituati.

Chloe Zhao, ci narra una storia di unione,famiglia e sentimentale ramificandosi in sottotrame e macrotemi quali filosofia,attualità e teologia. Nonostante infatti non manchi l’azione (che è comunque di minor minutaggio rispetto ai precedenti film del franchise) e momenti divertenti tipici , è l’introspettività dei personaggi a farla da padrone.

Gli eterni

Una superba Angelina Jolie mostra in tutto il suo splendore. L’attrice statunitense interpreta Thena, un’inarrestabile guerriera nonché dea della guerra,dotata di innumerevoli poteri e di grande intelletto. Essa però è affetta da una sorta di malattia mentale che la dissocia dalla realtà mettendo spesso in pericolo se stessa e i compagni. Gilgamesh (Don Lee) stringe un forte legame con lei, quando decide di aiutarla ad affrontare ogni sua sofferenza.

Eternals_Thena

Nerl corso della storia quindi si ha modo di approfondire pensieri e tormenti di ogni personaggio come i segreti di Ajak (Salma Hayek),Sprite (Lia McHugh) e il suo perenne status di ragazzina, e la figura di Makkari intepretata da Lauren Ridloff (The Walking Dead) primo supereroe della storia del cinema sordomuto.

Eternals
Eternals_Kingo


Degli eterni fanno parte anche il carismatico Kingo di Kumail Nanjani, personaggio davvero bizzaro e divertente e il Dane Whitman di Kit Harington.

Quest’ultimo è sicuramente il personaggio meno sfruttato, ma che promette bene per il futuro quando lo vedremo nei panni di Black Knight. 

Sersi e Ikaris Eternals

Sersi (Gemma Chan) e Ikaris (Richard Madden), rappresentano il cuore della storia e anche protagonisti di una bellissima e tormentata storia d’amore. L’attrice britannica di origini cinesi è per noi la sorpresa assoluta della pellicola. Il suo personaggio è tridimensionale,introspettivo e dal potente fattore emozionale. Richard Madden non guasta con la sua rocciosa interpretazione di un eroe che ci ricorda davvero moltissimo ( ma proprio tanto) il personaggio di Superman.

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Fotografia esplosiva

Ben Davis confeziona una fotografia mai vista nei precedenti film marvel, con un effetto esplosivo e imponente. Sequenze di immagini mastodontiche e spettacolari. La volontà di raccontare sullo schermo una storia potente con al centro non dei “semplici” eroi, ma creature più vicine a divinità è forte e si vede .

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Eternals_Devianti

Tutto molto bello ma …

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Il film è senza dubbio di buona fattura. Regia,fotografia e sceneggiatura rendono onore al fumetto. Ma ci sono due punti per noi fondamentali che ci fanno storcere il naso:

Il ruolo, il minutaggio e le scelte fatte per il personaggio di Dane Whitman (Kit Harington). Sebbene abbiamo compreso la volontà della regista di “prendersi tutto il suo tempo” per introdurci ogni personaggio, ci aspettavamo di almeno intravedere il cavaliere nero del fumetto.

Altro punto sicuramente di discussione per noi è un antagonista quasi invisibile, marginale che sembra mai incidere davvero nella storia. Tutto questo forse anche complice la scelta di dedicare alle sequenze di azione davvero un minutaggio misero in confronto alla durata totale del film.

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Commento finale

Eternals è racconto corale, un cinecomic complesso e inedito, che la Zhao dirige portando con coraggio la sua visione del fumetto.

Eternals è una stratificazione di racconti, dalla durata di ben due ore e mezza caratterizzato da intrighi,inganni e rivelazioni. L’MCU scommette coraggiosamente svelando una zona inedita dell’universo Marvel, portando sul grande schermo personaggi quasi sconosciuti al grande pubblico (e a quello dei fumetti).

Non ci sentiamo di dire che il film sia uno dei migliori , ma sicuramente è qualcosa che vuole andare oltre il solito film di supereroi e che ci incuriosisce in vista di possibili film futuri.

Copia di IL NOSTRO VOTO - ETERNALS : LA RECENSIONE 46

Progetto senza titolo - Morbius : La recensione 47
Morbius : La recensione

Morbius è un film del 2022 diretto da Daniel Espinosa.

La pellicola è l’adattamento cinematografico dei fumetti Marvel creati da Roy Thomas e Gil Kane con protagonista Morbius. Esso è tra gli antagonisti dell’Uomo Ragno, di Blade e del Ghost Rider, ed è qui interpretato da Jared Leto. Inoltre è il terzo film del cosiddetto Sony’s Spider-Man Universe dopo Venom del 2018 e il suo sequel del 2021.

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Dr Morbius in una scena del film
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Quando il 13 gennaio 2020 fu pubblicato il primo trailer del film , fu accolto con grande entusiasmo dai fan della Marvel. L’idea di un film con un personaggio più cupo e lontano dalle caratteristiche a cui la Marvel ci ha abituato, aveva suscitato grande curiosità. Inoltre le prime immagini con un Jared Leto in perfetta forma (per chi non lo sappia l’attore ha 50 anni) avevano generato grande hype.

Trama, chi è Michael Morbius

Morbius, è la storia di Michael Morbius, un ragazzino cresciuto in ospedale a causa delle continue terapie che ha dovuto ricevere per una rara malattia del sangue. Qui fa la conoscenza di Lucien, al quale da il soprannome “Milo”.

Anni dopo, Michael è un dottore di successo, e riceve il premio Nobel per l’invenzione del sangue artificiale, un prodotto sintetico capace di salvare numerose vite. Parallelamente alla sua gloriosa carriera, Michael sfrutta la sua conoscenza medica e i mezzi messi a disposizione per le sue ricerche, per effettuare esperimenti illegali sui pipistrelli nel tentativo di trovare una cura definitiva alla sua malattia nonostante la sua collega Martine sia contraria.

Tali esperimenti sovvenzionati anche dalle risorse economiche dell’amico Lucien danno una svolta alla vita di Michael, quando in seguito all’assunzione di una cura ricavata dal sangue di pipistrello, acquisisce incredibili poteri che invertono momentaneamente il processo della malattia. Infatti per evitare l’involuzione dei poteri , deve nutrirsi di sangue.

Morbius è un film che sembra non entrare mai nel vivo …

Come in ogni “primo film”, anche Morbius è un film che racconta la genesi del personaggio. Ciò che però fa storcere il naso è il senso di incompletezza della trama.

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Dr. Michael Morbius (Jared Leto) durante i suoi esperimenti.
Morbius Lucien
Lucien

Il film anche dopo averci mostrato il background di Michael, non decolla , non possiede un vero climax, terminando in uno scontato scontro vampiro buono-vampiro cattivo con protagonisti Michael e l’amico di sempre Lucien.

Il tutto ha un sapore di “già visto” dove è impossibile non pensare subito (ad esempio) allo scontro Peter Parker/Spiderman vs Harry Osborn/Goblin , ulteriore punto negativo di una storia priva di profondità.

Fotografia, audio ed effetti speciali

Morbius Scia

Sebbene le tante pecche, Morbius può vantare un buon comparto tecnico con una buona fotografica, audio e bei effetti speciali. Vederlo al cinema ci ha permesso di poter apprezzare a pieno i combattimenti , che sono probabilmente ciò che di più ci ha divertito.

La CGI non è la migliore mai vista in un film Marvel ma, tenendo conto della difficoltà che può essere quella di mostrare la velocità di movimento quando Michael balza da un avversario all’altro, possiamo dire che il risultato finale è godibile. Infatti non ci sono dispiaciute le sequenze in slow-motion quando il protagonista aggredisce ferocemente lasciando dietro di se la sua scia caratterizzata dai colori elettrici.

Morbius balzo

Commento finale

Insomma, questa volta Sony forse ha giocato un po’ sporco, utilizzando frasi e immagini nel trailer che nel film non sono presenti. Inoltre anche le scene post-credits sebbene promettono evoluzioni più interessanti di quelle viste in questa prima apparizione del vampiro vivente, risultano leggermente buttate a caso. In fin dei conti Leto ci regala una buona performance, con un personaggio che può sicuramente funzionare in un contesto fatto di scelte più accattivanti.

Purtroppo per l’attore ancora una volta (vedi Joker in Suicide Squad) non è aiutato dalle scelte in regia penalizzando di fatto il lavoro svolto.

Il voto finale quindi non sorride , raggiungendo a stento la sufficienza con un film senza infamia e senza lode, nella speranza di qualcosa di meglio nel sequel.

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La recensione 1280 × 640 - WELCOME TO RACCOON CITY: RITORNO AGLI ANNI '90 51
WELCOME TO RACCOON CITY: RITORNO AGLI ANNI ’90

Lo abbiamo amato, osannato, ci ha fatto divertire con gli amici, ci ha fatto davvero prendere grossi spaventi. Resident Evil, è probabilmente il gioco horror più famoso di sempre sviluppato e prodotto dalla software house giapponese Capcom. Oggi parliamo del reboot del suo adattamento cinematografico: Resident Evil: Welcome to Raccoon City.

Scritto e diretto da Johannes Roberts ed uscito nelle sale italiane il 25 novembre 2021, la pellicola è a tutti gli effetti un reboot e adattamento cinematografico della saga videoludica che di fatto unisce le trame di Resident Evil (1996) e Resident Evil 2 (1998). Dopo Resident Evil Infinite Darkness (ne parliamo qui) , serie animata prodotta da Netflix, ancora una volta quindi il cinema attinge dalla saga.

La S.T.A.R.S. nei nuovi poster di Resident Evil: Welcome to Raccoon City •  Universal Movies
Welcome to Raccoon City

Incipit

Il film vede, racconta le vicende dei primi due capitoli della saga videoludica, con protagonisti i celebri fratelli Redfield, Jill Valentine, Albert Wesker e Leon S. Kennedy. Jill, Albert e Chris Redfield fanno parte del team S.T.A.R.S., specializzato in missioni di soccorso che si ritrova nell’epicentro dello scoppio epidemico causato dalla Umbrella Corporation. Claire, torna a Raccoon City per trovare il fratello Chris e s’imbatte in una città fantasma. Farà presto la conoscenza di Leon al suo sfortunato primo giorno da poliziotto del dipartimento di Raccoon.

Cast

A differenza dei film precedenti,il cast è composto da attori semisconosciuti e in particolare da Kaya Scodelario (Claire), Hannah John-Kamen (Jill), Robbie Amell (Chris), Tom Hopper (Albert), Avan Jogia (Leon), Donal Logue(Brian Irons), Neal McDonough(William Birkin) e Lily Gao(Ada Wong).

Resident Evil: Welcome To Raccoon City
Da dx Tom Hopper,Kaya Scodelario,Avan Jogia,Hannah John-Kamen e Robbie Amell

Finalmente Raccoon city …

Le ambientazioni sono fedelissime a quelle del gioco. Raccoon city non è mai stata così cupa e spaventosa. Una città fantasma e che ritrae la stazione di polizia come tutti i fan hanno sempre sognato. Le luci e le ombre funzionano bene senza dare quella sensazione di claustrofobia da schermo che spesso ci colpisce non facendosi godere a pieno le scene al buio. La fotografia è forse insieme alle location il punto più forte della pellicola, riuscendo a far immergere lo spettatore nel mondo del videogioco come c’era solo riuscito parzialmente il primo titolo della saga con protagonista Milla Jovovich.

Resident Evil: Welcome to Raccoon City, un video del film mostra  particolari identici al gioco
fonte: SkyTg24

Personaggi, scelte coraggiose ma proprio non ci siamo …

La scelta del cast funziona parzialmente, quella sulla caratterizzazione dei personaggi per niente. Il problema più grande di questa produzione passa proprio da questo punto. Se Chris e Claire funzionano e molto bene oltre ad avere una discreta somiglianza con la versione videoludica, non possiamo dire lo stesso per gli altri. Su tutti le delusioni più grandi sono Jill Valentine e Leon che paradossalmente sono tra i personaggi della saga più amati di sempre.

Resident Evil: Welcome to Raccoon City, la recensione - Movieplayer.it
Chis e Claire

Oltre a non assomigliare fisicamente ai due personaggi, la cosa più snervante è vedere un Leon goffo,insicuro e incapace di prendere in mano la situazione (come invece siamo abituati a vedere). Forse la scelta è dovuta a voler mostrare un Leon alle prime armi e magari inserire qualche gag per intrattenere il pubblico, ma tutto ciò non funziona. Chi conosce il gioco di Capcom sa bene quanto Leon sia fondamentale nella storia e quanto sia cazzuto e sicuro di ogni azione che compie.

Resident Evil: Welcome To Raccoon City avrebbe dovuto concentrarsi sul Leon  di Avan Jogia - Jugo Mobile Novità sui giochi per cellulari | Tutti gli  ultimi giochi IOS/Android
Leon

Questo purtroppo rappresenta una montagna insormontabile che compromette tutto ciò che di buono c’è nel film.

Infatti le quasi due ore scivolano abbastanza agevolmente riuscendo a regalare al pubblico un buon b-movie dal sapore anni 90. Le musiche scelte, i costumi, i dialoghi sono ottimi e regalano piacevoli ricordi ai più nostalgici, strappando anche qualche sorriso con scene originali e divertenti.

Una scena del film davvero divertente e originale

Commento finale

Welcome to Raccoon City rappresenta tutto sommato un buon film d’intrattenimento , ma ben lontano dalle speranze che nutrivamo quando uscirono i primi teaser. Se si vuole costruire da zero un caposaldo del mondo dei videogame improntando il film sulla fedeltà del franchise beh allora siamo proprio fuoristrada.

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Black Summer poster - BLACK SUMMER (2019) : LA SERIE PIÙ REALE E BRUTALE POSSIBILE 53
BLACK SUMMER (2019) : LA SERIE PIÙ REALE E BRUTALE POSSIBILE

Prendete “The Walking Dead” e privatelo dell’amore,i melodrammi,le lunghe chiacchiere e gli antagonisti prime donne. Questo è Black summer.

Black Summer è una serie televisiva post-apocalittica horror statunitense creata da Karl Schaefer e John Hyams e distribuita da Netflix a partire dall’aprile 2019 e arrivata alla seconda stagione nel 2021.

Black summer

Trama

La trama ruota principalmente attorno a Rose(Jaime King) la quale in seguito allo scoppio di un’epidemia zombie, viene separata ad un posto di blocco dalla figlia. La donna così intraprende un lungo e violento viaggio per riunirsi a lei.

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Regia : L’esasperazione di ogni tipico aspetto del genere zombie horror

Le caratteristiche del genere sono tutte presenti, ma amplificate fino all’esasperazione, il tutto per mettere in evidenzia la pericolosità e l’aggressività dei non morti,la violenza e tutti gli avvenimenti che coinvolgono i protagonisti che agiscono in un mondo pieno di azione e nessuna pietà.

La struttura degli episodi è divisa in piccoli capitoli che spesso si muovono nel tempo in maniera circolare per raccontare la storia e le disavventure dal punto di vista dei diversi protagonisti, per poi arrivare ad un fitting point che mette insieme i pezzi. I dialoghi sono pochi, brevi e diretti per lasciare maggior spazio alla tensione, le atmosfere e le sequenze di azione.

La serie sin da subito non si risparmia: Scene crude,violente, scelte crudeli, persone senza scrupoli lottano contro gli altri sopravvissuti più che contro i non morti. E’ chiarissimo che la scelta degli autori è di rappresentare l’uomo come vero antagonista della storia , il quale non avrà ripensamenti quando si tratterà di mettere la sua vita avanti a tutto.

Saranno d’accordo in tanti che hanno già visto la serie, che le scene più cruente e angoscianti sono proprio quelle in cui l’uomo compie gli atti più atroci.

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I ritmi di narrazione sono pressoché elevati, grazie al mix di suspense e adrenalina che faranno compagnia allo spettatore per gran parte degli episodi. Inoltre spesso ci si troverà a dover fare i conti con l’ansia e la paura di essere beccati da chi vuole sopraffarci come se la realtà e la finzione del mondo di Black Summer fossero un tutt’uno grazie all’immersività che la regia è riuscita a creare.

Camera a mano

Black Summer fa un massiccio uso di questa tecnica di ripresa che consente allo spettatore si sentirsi completamente nell’azione e rendendo la scena davvero immersiva.

Questa tecnica consiste nel riprendere gli attori muovendosi insieme a loro sul set. Il cameraman in questo caso segue il protagonista rendendo la scena più reale come accade anche nei reportage. Per fare alcuni esempi, Cannibal Holocaust e The Blair Witch Project sono tra i precursori di questa tecnica.

Una scena della serie girata con la tecnica appena descritta

Altro aspetto che ho davvero apprezzato molto è la reazione dei protagonisti che (che a differenza di altri prodotti del genere) anche quando ormai combattenti esperti mostrano spesso la loro paura e il timore di non farcela dinanzi ai non morti che lontani dai canonici zombie dal passo lento , sono pronti a corrergli dietro fino a quando non avranno la loro carne. Queste scene rendono molto reale la storia creando empatia con lo spettatore che riconosce la sensazione di terrore se pensa di trovarsi in quell’istante nei panni del protagonista.

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E’ facilmente deducibile che il fiore all’occhiello di questo prodotto è l’incredibile realismo che proietta BS ai primi posti dei film apocalittici, oltre al cast che nonostante sia composto da attori poco conosciuti si difende davvero in maniera egregia risultando una piacevole sorpresa.

Elogi particolari alla protagonista assoluta Jaime King che si mostra cazzuta e stella della serie con un personaggio caratterizzato da una netta e costante crescita.

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blacksummer season2 episode2 00 09 58 10r jpg 375x0 crop q85 1 - BLACK SUMMER (2019) : LA SERIE PIÙ REALE E BRUTALE POSSIBILE 59

Per ora più che bene …

Per ora il mio non può che essere un giudizio positivo , per una serie che è un must to watch per gli amanti del genere, ma allo stesso tempo consigliato per chi ha voglia di guardare qualcosa di molto realistico e originale.

Netflix ha già fatto sapere che è in produzione una terza stagione e personalmente non vedo l’ora di vedere se riusciranno a mantenerne il trend.

Come per la maggior parte dei casi, anche questa serie non è esente da difetti, con alcune scelte che mi hanno fatto storcere un po’ il naso, ma che non rovinano lo spettacolo.

Conclusioni

Black Summer è senza dubbio un prodotto che osa,non ha timore e si mostra nella sua essenza e in tutta la sua violenza e brutalità. La serie sicuramente verrà apprezzata ancora di più nel tempo potendo contare sulla grande visibilità del suo streamer e sui tanti giudizi positivi che faranno eco fino ad arrivare all’orecchio anche dello spettatore più restio.

IL NOSTRO VOTO - BLACK SUMMER (2019) : LA SERIE PIÙ REALE E BRUTALE POSSIBILE 62

Gli zombie sono la faccia allo specchio che non restituisce lo sguardo.
(Richard Greene)

Resident Evil Infinite Darkness clip - Resident Evil Infinite Darkness (2021) : Bene ma non benissimo 63
Resident Evil Infinite Darkness (2021) : Bene ma non benissimo

 RESIDENT EVIL: Infinite Darkness,[2] è una serie di animazione in CGI[3] basata sul franchise Resident Evil di Capcom. La serie vede protagonisti i personaggi principali del videogioco Resident Evil 2Leon S. Kennedy e Claire Redfield.[4]

Prodotta da TMS Entertainment e animata da Quebico,[5] Infinite Darkness è uscita l’8 luglio 2021 in anteprima su Netflix [Wikipedia]

La serie racconta gli avvenimenti frapposti cronologicamente tra il gioco di RE4 e RE5.
Ma avranno fatto un buon lavoro TMS Entertainment e Quebico?

Facciamo un breve recap : Raccoon City

Infinite Darkness
Resident Evil 2 Remake - Guida al platino – GamesHelp
RE2 Remake PS4

29 settembre 1998 – Raccoon City, la città cade nel panico in seguito ad un incidente causato nei laboratori della Umbrella Corporation.

Numerosi mostri mutanti e zombi vanno in cerca di prede umane.

Claire Redfield (sorella di Chris Redfield, uno dei protagonisti del primo Resident Evil, venuta a cercarlo in città) e Leon Scott Kennedy, un neo poliziotto assegnato alla locale stazione di polizia, la R.P.D. (Raccoon City Police Department), al suo primo (che fortuna) giorno di lavoro.

Nell’autunno del 2004. Leon Scott Kennedy, è ora un agente governativo incaricato di indagare sul rapimento di Ashley Graham, figlia del presidente degli Stati Uniti d’America.

Secondo l’intelligence, Ashley è stata deportata in Spagna, e gli indizi portano al villaggio rurale di El Pueblo. Per confermare la notizia ed evitare imboscate, i servizi segreti decidono di inviare sul posto un solo agente: Leon Scott Kennedy, agente speciale che gode della stima del presidente.

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2006 Infinite Darkness breve introduzione della storia in streaming su Netflix

Dopo gli avvenimenti di El Pueblo, in seguito ad un attacco informatico alla Casa Bianca; il presidente richiama il suo fidato (a cui deve tutto dopo avergli riportata sana e salva la figlia) Leon Kennedy al quale ordina di indagare sull’accaduto. Arrivato alla Casa Bianca Leon deve subito far fronte ad un misterioso attacco il quale diffonde il virus T nella struttura. Scampato il pericolo Leon incontra Claire che, nel frattempo indaga sugli avvenimenti di Panemstan il quale pare abbia portato al suicidio un’intera squadra di soldati tornati dal posto anni prima.

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L’unico sopravvissuto della squadra è Jason definito “Eroe di Panemstan“, il quale però appare subito ambiguo agli occhi di Leon.

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Regia e sceneggiatura

La trama di Resident Evil Infinite Darkness è ben definita, riuscendo a collocare in maniera corretta i personaggi e le loro storie. Mi è parso evidente che la scelta di rilasciare soltanto 4 episodi sia per dare al pubblico un assaggio, un modo per la produzione di tastare il terreno per programmare una serie (mi auguro) più profonda e più longeva.

I flashback inseriti tuttavia non riescono a raccontare chiaramente il background dei personaggi introdotti, mentre è davvero ottima l’atmosfera che si crea durante l’investigazione portata da Claire. I dialoghi sono ben strutturati rendendo piacevole la visione della serie senza momenti di noia.

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Leon e Jason in una scena della serie

C’è da dire però mentre in Resident Evil: Vendetta (2017) abbiamo apprezzato sequenze mozzafiato con inseguimenti,sparatorie e combattimenti all’ultimo sangue, questo ha messo da parte la spettacolarità incentrando la storia sul dialogo, gli intrighi e le atmosfere cupe rendendo il prodotto un thriller a sfondo horror.

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Claire sulla scena del delitto

Montaggio

Essendo una serie prodotta completamente in CGI, per gli amanti della saga CAPCOM è un po’ come tornare a casa. La qualità della grafica è sicuramente notevole, riprendendo quanto fatto con i film precedenti del franchising e cercando di sfruttarlo a pieno. Proprio su questo punto mi sento di muovere una piccola critica: Considerando che l’ultimo film risale a qualche annetto fa, mi sarei aspettato un miglioramento in alcune movenze e alcune espressioni dei personaggi che invece sembrano rimaste sullo stesso livello, che resta comunque di prima fattura.

Il design e le ambientazioni sono come sempre in perfetta sincronia con quelli del videogioco, il tutto accompagnato da una buona colonna sonora.

Conclusioni

Resident Evil: Infinite Darkness è senza dubbio uno dei prodotti più attesi dal pubblico amante del genere e della saga videoludica. La serie mantiene un ottimo livello , ma troppo breve con i soli 4 episodi per essere giudicata in maniera definitiva.

In attesa di ulteriori episodi possiamo concludere dicendo che questa serie animata è una buona trasposizione seriale della saga horror più amata e conosciuta al mondo, se dovessi dare un voto scolastico, direi RIMANDATA .

IL NOSTRO VOTO 1 - Resident Evil Infinite Darkness (2021) : Bene ma non benissimo 74
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ARMY of The DEAD : Uno zombie movie innovativo dal sapore rétro

Se facessimo un film incentrato su una rapina, ma al posto della polizia, ci mettessimo degli Zombies ?

Army of the dead

Zack Snyder reinventa lo zombie movie

Army of the Dead è un film del 2021 diretto da Zack Snyder che narra le vicende di un gruppo di mercenari capitanato da Scott Ward(Dave Bautista) che viene assoldato per derubare un casinò all’interno di una Las Vegas in quarantena, nel mezzo di un’epidemia zombi.

Questa pellicola originale Netflix è un film che sfrutta le ambientazioni già note ovvero il mondo che deve far fronte allo scoppio di un virus che trasforma i morti in zombie.
L’idea originale di far sviluppare la storia all’inizio dell’epidemia quando i non morti sono intrappolati e controllati all’intero della ormai abbandonata Las Vegas, reinventa di fatto il classico zombie movie.

Nonostante la freschezza di questo prodotto, il regista impronta il film su uno stile rétro riprendendo alcune caratteristiche estetiche e atmosfere di film iconici come Essi vivono  (They Live) (1988) e Vampires (1998) di John Carpenter per citarne alcuni.

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Il cielo che fa da sfondo in Essi Vivono
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Una delle tante scene in cui Zack gioca con le luci del sole
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Vampires (1998)
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Locandina Army of the Dead

Il film presenta un plot davvero intrigante, ma dopo un’ottima introduzione della storia,dei personaggi (ben caratterizzati e davvero cazzuti) e di alcuni elementi interessanti, la storia finisce per svilupparsi in maniera scontata e frettolosa perdendo un po di mordente e cadendo in alcuni espedienti narrativi poco credibili. I dialoghi sono divertenti e piacevoli rendendo il film accattivante ,scorrevole e dai toni più action che horror.

La fotografia

La fotografia diretta sempre dal regista (all’esordio), è sublime: Gioco di luci e colori del cielo della città fanno da sfondo alle disavventure dei protagonisti.

Una Las Vegas versione pandemic davvero accattivante e spettacolare che si mostra una inedita, ma azzeccatissima location per un film sui non morti.

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Per rendere il film un apocalittico dal tocco anni 60’/80′ , Zack Snyder ha utilizzato una serie di lenti Canon Dream degli anni 60 acquistate anni prima su eBay, e prima dell’inizio delle riprese ha collaborato con RED Studios per la realizzazione di telecamere digitali che riuscissero ad abbinare quest’ultime.

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Montaggio ed effetti speciali

Le sequenze d’azione sono girate egregiamente e anche gli effetti speciali e il trucco dei mostri funziona.

Per il trucco sono stati ingaggiati 35 truccatori che hanno impiegato in media 6 ore al giorno per truccare e preparare le comparse nel ruolo degli zombie shambler.

Per velocizzare questo processo hanno poi creato delle protesi per personalizzare alcuni dei zombie che all’interno del film hanno ruoli o scene comprimarie come ad esempio la pelle e il volto di Zeus e la Regina.

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La regina
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Zeus capo dei zombie Alpha

La tigre ed il cavallo zombie

Per la creazione di Valentine , la tigre zombie hanno invece registrato i movimenti dell’animale per riproporlo al computer. L’aspetto della tigre zombie è nato da alcuni bozzetti che aveva ideato il regista, che insieme all’aiuto della troupe ha generato il lavoro finale.

Per una buona riuscita , a Zack è stato consigliato di utilizzare l’aspetto di una tigre bianca e di replicarne movimenti e dimensioni per rendere il più reale possibile l’animale.

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Valentine

Per il design e trucco del cavallo zombie sono state dipinte e scolpite a mano protesi di ossa e carne, applicate poi ad un vero cavallo dal nome Ace.

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Il cavallo zombie

Per tutti i dettagli sugli effetti speciali potete dare uno sguardo al mio articolo Army of The Dead : Curiosità e foto dal backstage dove ho raccolto e spiegato nel dettaglio tutti i lavori dei tecnici raccontati nel Backstage di Netflix.

Conclusioni

Army of The Dead è un prodotto valido, ma che lascia in me un senso di incompiutezza. Un film che mostra tutto il coraggio del suo creatore,che però pecca di frettolosità non approfondendo alcuni elementi narrativi che avrebbero potuto rendere perfetta questa pellicola che in ogni caso merita di essere vista.

IL NOSTRO VOTO - ARMY of The DEAD : Uno zombie movie innovativo dal sapore rétro 87