Joker: Folie à Deux [2024] – Recensione di un sequel controverso

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Joker: Folie à Deux è il sequel del film Joker del 2019, diretto da Todd Phillips e nuovamente interpretato da Joaquin Phoenix nei panni di Arthur Fleck, alias Joker, Uscito nelle sale il 2 ottobre 2024.

Trama

La trama di Joker: Folie à Deux riprende dopo gli eventi del primo film, con Arthur Fleck rinchiuso nell’Arkham Asylum. La sua condizione mentale continua a deteriorarsi, e la narrazione si focalizza sul suo incontro e relazione con Harley Quinn, una psichiatra che diventa sua complice nella follia. Attraverso una serie di sequenze musicali oniriche e frammenti di realtà, il film esplora la loro dinamica disfunzionale e la discesa ulteriore nella violenza.

Tuttavia, la trama appare meno incisiva rispetto al primo capitolo, dando l’impressione di girare su se stessa senza portare a una vera evoluzione narrativa.

Il film si distingue per la sua audace scelta di combinare il dramma psicologico con elementi musicali, una decisione che ha diviso pubblico e critica. Il titolo richiama il termine clinico “folie à deux”, ovvero una psicosi condivisa tra due persone, concetto che qui si applica alla relazione tra Joker e Harley Quinn, interpretata da Lady Gaga.

Fotografia

La fotografia di Joker: Folie à Deux, curata da Lawrence Sher, è senza dubbio uno degli elementi più notevoli del film. Le inquadrature sono esteticamente impeccabili, con un uso sapiente delle luci e dei colori per esprimere la tensione emotiva e l’alienazione dei personaggi. Le scene all’interno dell’Arkham Asylum, in particolare, sono caratterizzate da toni cupi e claustrofobici che amplificano il senso di isolamento mentale. La scelta dei colori che giocano con l’oscurità della prigione, come i colori degli ombrelli che spiccano sotto la pioggia incessante in una delle prime scene del film sono una vera goduria per gli occhi.

Nonostante la qualità tecnica elevata, però, la bellezza visiva del film non riesce a compensare la mancanza di sostanza narrativa.

Colonna Sonora

La colonna sonora è composta da Hildur Guðnadóttir, già vincitrice dell’Oscar per Joker, si conferma un punto di forza come nel primo film, dove la musica contribuiva ad amplificare il senso di alienazione di Arthur, sebbene qui trova meno spazio a favore delle scene di musical.

Ma cosa non ha convinto in questo sequel?

Il cast di Folie à Deux doveva essere uno dei punti di forza del film. Joaquin Phoenix, già premiato con l’Oscar per la sua interpretazione in Joker, offre nuovamente una performance eccezionale, dando al personaggio una profondità tormentata e disturbante (per quanto la sceneggiatura lo permetta).

Lady Gaga, nel ruolo di Harley Quinn, porta una carica magnetica al film, ma la sua interpretazione sembra in alcuni momenti cadere nel caricaturale, soprattutto nelle sequenze musicali. Il personaggio da lei interpretato però risulta nel complesso inutile e ininfluente, non apportando nessun effetto sul protagonista, colpa di una sceneggiatura confusa e poco ispirata. Il cast di supporto, che include attori come Zazie Beetz e Brendan Gleeson, contribuisce positivamente, ma non riesce a emergere a causa della struttura frammentaria della narrazione.

Todd Phillips tenta di spingere i limiti del suo stile registico con Folie à Deux, e ci riesce a fasi alterne, ma introducendo la componente musicale si distacca radicalmente dal tono cupo e realistico del primo film. Una scelta rischiosa che sembra non funzionare. La fusione di generi risulta forzata e disomogenea, con le scene musicali che spezzano il ritmo del film e appaiono fuori luogo nel contesto drammatico e psicologico della narrazione. Phillips sembra perdere di vista il filo conduttore che aveva reso Joker così potente, risultando in un film che manca di coerenza.

La sceneggiatura, scritta da Todd Phillips insieme a Scott Silver, sembra utilizzare il concetto di folie à deux più come chiave di lettura per il rapporto/conflitto tra Arthur e Joker, piuttosto che riferirsi alla relazione tossica tra Arthur e Harley. Questo elemento, relega in secondo piano la critica sociale per porre l’accento sull’analisi psicologica di Arthur sebbene però non riesce ad essere impattante. Le canzoni, che avrebbero dovuto rappresentare momenti catartici o di introspezione emotiva, risultano invece anonime e quasi caricaturali, riducendo l’impatto drammatico della storia. L’esasperazione della componente musicale distrae dalle tematiche più profonde, rendendo il film più superficiale rispetto al predecessore.

Come se non bastasse, la trama presenta scelte che risultano banali e incoerenti, come il momento in cui uno dei secondini è intento a radere la barba ad Arthur con una lametta a pochi centimetri dal viso (Foto in basso). In una situazione così tesa e potenzialmente pericolosa, ci si aspetterebbe che il protagonista, soprattutto considerata la sua natura imprevedibile e violenta, prenda la lametta e agisca.

Tuttavia, questa scelta narrativa viene ignorata, facendo perdere credibilità alla scena e riducendo l’impatto emotivo e drammatico, poiché sembra trascurare una logica basilare di sopravvivenza e istinto.

Inoltre, la sceneggiatura appare pigra e autolesionistica, demolendo ogni punto di forza del primo film, fino a suggerire che il regista voglia trasmettere un messaggio al pubblico: “Arthur non è mai stato davvero Joker”. Questo concetto emerge chiaramente nel finale, quando, invece di culminare in un’escalation di follia e violenza, Arthur riprende coscienza e dichiara di essere solo Arthur e che Joker non esiste.

Questa scelta del regista sembra deliberatamente andare contro ogni aspettativa del pubblico, proponendo una critica metacinematografica che ribalta il percorso del protagonista e sfida quanto costruito fino a quel momento.

Una scelta che, a mio parere, si rivela deleteria ai fini del prodotto finale. Come già visto in altri sequel, come Matrix 4 (sebbene nel caso del film di  Lana Wachowski avesse più senso), il metacinema è un elemento che ormai non ha più lo stesso effetto sul pubblico. Anziché stimolare una riflessione profonda, finisce per risultare autoreferenziale e distaccato, allontanando lo spettatore dall’emozione del film stesso.

In questo caso, Joker: Folie à Deux sembra voler giocare con l’idea di sovvertire le aspettative, ma finisce per tradire ciò che il pubblico si aspettava: una vera continuazione della discesa nella follia di Arthur Fleck. Il risultato è un film che si perde nel tentativo di fare una dichiarazione metanarrativa, sacrificando lo sviluppo del personaggio e la coerenza narrativa in favore di un’analisi autoindulgente del medium stesso.

Se un sequel vuole avere successo, deve aggiungere qualcosa di nuovo e significativo alla storia originale, non limitarsi a destrutturare ciò che ha funzionato nel primo capitolo. In questo senso, il tentativo di fare metacinema risulta sterile e privo di impatto, lasciando lo spettatore con la sensazione che il film abbia perso di vista il suo vero obiettivo: raccontare una storia avvincente e memorabile.

Conclusioni

Joker: Folie à Deux tenta di osare con una svolta musicale che, tuttavia, risulta poco efficace e rischia di allontanare i fan del primo capitolo. Nonostante un cast di primo livello e una fotografia splendida, il film non aggiunge nulla di veramente nuovo alla storia di Arthur Fleck, risultando ripetitivo e, a tratti, confuso. Le sequenze musicali, invece di arricchire la narrazione, la frammentano e ne riducono la forza emotiva. In definitiva, Folie à Deux sembra minare parte di ciò che il primo Joker aveva costruito, rendendo il sequel una visione frustrante per chi sperava in una continuazione all’altezza.

Di Tony Di Criscito

Ciao, mi chiamo Tony e sono uno sviluppatore software. Oltre alla mia passione per lo sport, in particolare il calcio ⚽, e per i videogiochi 🎮, sono stato un appassionato di cinema fin dalla mia infanzia. Non avendo mai avuto l'opportunità di entrare direttamente in questo mondo, ho deciso di crearne uno tutto mio, dove posso condividere con chi ne ha piacere le mie impressioni, opinioni e commenti su film, serie TV e ogni tipo di produzione cinematografica, inclusi cartoni animati e anime. Da questa passione è nato "Ciak Si Recensiona 🎬" .

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