Killers of the Flower Moon, diretto dal maestro del cinema Martin Scorsese, è un film epico western crime drama uscito nel 2023.
Ambientato nell’Oklahoma degli anni Venti, questo racconto narra la vicenda dei membri della tribù Osage. Dopo la fortunata scoperta del petrolio sulle loro terre, si trovano ad affrontare una serie di lutti inquietanti, che vedono i membri della comunità morire uno dopo l’altro in circostanze sempre più oscure e sospette. Di fronte a questa serie di eventi misteriosi, l’FBI decide di avviare un’indagine approfondita, immergendosi in dinamiche intrise di corruzione e ingiustizia.
Punti salienti articolo
Trama
La trama del film è basata sul libro Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI di David Grann. La storia segue l’agente di Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) che tornato dalla prima guerra mondiale, raggiunge lo zio William Hale (Robert De Niro). Egli è un vice sceriffo di riserva soprannominato “Re”, che si vanta benefattore e amico degli Osage, mostrandosi affine alla loro cultura, ma che in realtà sembra avere particolare interesse per le loro ricchezze.
Cast
Il film vanta un cast di elevata fattura, con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone nei ruoli principali. Le loro interpretazioni sono intense e credibili, dando vita a personaggi complessi e avvincenti.
DiCaprio mostra ancora una volta la sua bravura ed eccletticità in un ruolo camaleontico ed impegnativo. De Niro è magistrale nel ruolo del villain Hale, un uomo senza scrupoli che non si fermerà davanti a nulla per ottenere ciò che vuole. Gladstone trova la sua consacrazione nel ruolo di Mollie Kyle, una donna Osage che lotta per la sopravvivenza del suo popolo. La sua interpretazione è intensa, e porta sullo schermo un personaggio complesso, che rappresenta oltre che l’occasione più importante della carriera anche la possibilità di raccontare la tragica storia del suo popolo.
La sua interpretazione ha ricevuto il plauso della critica. Nel 2024, ha vinto il Golden Globe per la migliore attrice in un film drammatico; è stata la prima donna nativa americana a essere candidata e a vincere un Golden Globe come attrice.
Regia
La regia di Scorsese è magistrale, come sempre. Il maestro del cinema – alla sua prima volta alla regia di un film western – riesce a creare un’atmosfera opprimente e carica di tensione. Le scene sono girate con grande cura e attenzione ai dettagli, e la regia è sempre al servizio della storia. Il regista ha raccontato di esser stampo attratto e affascinato per la cultura Osage sin dagli anni settanta. L’idea di girare questo film è nata durante le riprese di The Irishman , quando è venuto a conoscenza del libro di Grann.
La volontà del regista di origine italiane è stata quella di raccontare quanto sia incredibilmente semplice cambiare negativamente gli eventi di una storia anche solo voltando la faccia e fingere che non stia accadendo nulla, proprio come accade in questa triste vicenda.
Il film di Scorsese è un western atipico, un film-inchiesta che sfrutta le ambientazioni tipiche dell’epoca West.
Sceneggiatura
La sceneggiatura è frutto della collaborazione tra Martin Scorsese ed Eric Roth, già vincitore dell’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale nel 1995 con “Forrest Gump”. Il testo ha subito diverse modifiche durante la sua stesura.
In alcune dichiarazioni, Scorsese ha raccontato che inizialmente il ruolo dell’agente dell’FBI, poi assegnato a Jesse Plemons, era stato pensato per Leonardo DiCaprio. Tuttavia, durante un colloquio con il regista, DiCaprio propose di interpretare un personaggio inedito rispetto al libro: Ernest. L’idea piacque a Scorsese, che nutriva perplessità sull’idea di far interpretare a DiCaprio un ruolo con caratteristiche ben definite come quello dell’agente.
Di conseguenza, il punto di vista della storia è stato modificato. Le modifiche alla sceneggiatura sono proseguite anche dopo l’ingresso nel cast di Lily Gladstone.
Per rendere la storia il più realistica possibile, Scorsese ha stretto un legame con il capo Orso in Piedi e molti membri della tribù Osage. Ha collaborato con loro per introdurre nel film elementi autentici della loro cultura, come rituali, matrimoni, battesimi e funerali. Per il regista era fondamentale mostrare lo stile di vita e le credenze di questo popolo, e per farlo ha condotto un’accurata ricerca sulla cultura Osage.
Questa cura maniacale dei dettagli e della cultura si traduce in una sceneggiatura che predilige il cinema autoriale al ritmo della narrazione. Il film, che dura 3 ore e 40 minuti, risulta in molti punti lento e difficile da fruire per tanti spettatori.
Tuttavia, questa lentezza è voluta da Scorsese. Il regista vuole che lo spettatore si immerga completamente nella cultura Osage e ne colga le sfumature più delicate. La bellezza del film sta proprio nella sua capacità di trasportarci in un’epoca passata e di farci conoscere da vicino un popolo affascinante.
In Killer Of The Flower Moon non sono presenti i sottotitoli per un motivo preciso
Non includere i sottotitoli nelle scene in cui i protagonisti parlano la lingua Osage è stato un atto intenzionale da parte di Scorsese. La sua decisione non mirava a provocare, ma piuttosto a fornire al pubblico un incentivo per connettersi direttamente con l’umanità dei personaggi. L’intento era evitare che gli spettatori, impegnati nella lettura dei sottotitoli, perdessero ciò che accadeva sullo schermo.
Scorsese ha condiviso la sua motivazione dietro questa scelta, ricordando l’esperienza di guardare film stranieri da bambino, quando i sottotitoli non erano così dettagliati come oggi: «A volte, si poteva sentire un intenso dialogo mentre i sottotitoli riportavano solo “grazie”. Tuttavia, nonostante ciò, il film riusciva comunque a coinvolgere lo spettatore e a far apprezzare la lingua utilizzata. La lingua Osage, è particolarmente bella. Leonardo DiCaprio, Lily e persino Robert De Niro l’hanno imparata.»
Questa scelta può sembrare singolare, ma evidenzia la lungimiranza del regista statunitense, che ha inoltre dichiarato che tutto ciò era possibile grazie alla grande interpretazione ed espressività dei suoi attori.
La Fotografia di Killers Of The Flower Moon
La fotografia di “Killers of the Flower Moon” curata da Rodrigo Prieto è un vero e proprio capolavoro. Le immagini, evocative e suggestive, catturano perfettamente la bellezza selvaggia e la desolazione dell’Oklahoma degli anni ’20. La cura con cui la sceneggiatura restituisce la cultura Osage si traduce in una serie di sequenze immersive che trasportano lo spettatore all’interno delle tradizioni e delle usanze del popolo nativo.
Le scene dei rituali Osage sono cariche di spiritualità e mistero, grazie all’uso di luci soffuse e di inquadrature ravvicinate sui volti dei partecipanti.
I matrimoni e i battesimi sono rappresentati con una delicatezza che sottolinea l’importanza di questi eventi nella vita della comunità.
I funerali sono invece scene solenni e commoventi, che mostrano il profondo rispetto che gli Osage hanno per i loro morti.
In generale, la fotografia del film contribuisce a creare un’atmosfera autentica e coinvolgente. Lo spettatore si sente trasportato in un’epoca passata e ha la possibilità di conoscere da vicino una cultura ricca e affascinante. La fotografia svolge un ruolo importante nel sottolineare la drammaticità della storia. Le immagini di paesaggi aridi e desolati contrastano con quelle dei rituali e delle cerimonie Osage, creando un senso di tensione e inquietudine.
In definitiva, la fotografia di “Killers of the Flower Moon” è un elemento fondamentale del film. È un lavoro di grande bellezza e di grande valore, che arricchisce la storia e la rende ancora più memorabile.
Colonna sonora
La colonna sonora, composta da Robbie Robertson, storico collaboratore di Scorsese, è un complemento perfetto per la storia. Le musiche sono evocative e suggestive, e creano un’atmosfera ricca di pathos e tensione.
Purtroppo, Robbie Robertson non ha potuto vedere il film completo, essendo scomparso il 9 agosto 2023. Tuttavia, la sua musica rimane una parte fondamentale di “Killers of the Flower Moon” e contribuisce a renderlo un capolavoro memorabile.
La scelta di affidare la colonna sonora a Robbie Robertson è stata di fondamentale importanza per la riuscita del film. Robertson, è stato un musicista di grande talento e sensibilità, con una profonda conoscenza della cultura e della musica degli indiani d’America.
Robertson infatti ha dedicato un periodo della sua carriera a esplorare le sonorità e le narrazioni dei nativi americani. Il suo album Music for the Native Americans, del 1994, è considerato un piccolo capolavoro della world music contemporanea.
In “Killers of the Flower Moon”, Robertson ha saputo mettere a frutto la sua esperienza e il suo talento per creare una colonna sonora ricca di pathos e tensione. Le musiche sono perfettamente in linea con l’atmosfera del film e contribuiscono a renderlo un’opera ricca di suggestione e di significato.
Commento finale
Killers of the Flower Moon è un film tecnicamente impeccabile, che vanta un cast d’eccezione e la regia di un maestro del cinema. Il cameo di Scorsese nel finale è un modo geniale di concludere la pellicola con un momento di grande impatto emotivo. La sua lunghezza eccessiva e il ritmo di narrazione potrebbero scoraggiare alcuni spettatori. Tuttavia, la pellicola rimane un’opera di grande valore che merita di essere vista.