“ Non possiamo contare sul passato. Pensiamo di essere rimasti intrappolati nei nostri ricordi, ma i ricordi svaniscono. Potremmo svanire in qualsiasi momento.” ~ Owen
The Haunting Of Bly Manor
creata e diretta da Mike Flanagan è la seconda stagione della serie antologia “The Haunting” tratta da romanzo “Il giro di vite” di Henry James. (qui in vendita su Amazon)
Il regista come per la prima stagione, sceglie di trarre solo spunto dal romanzo.
Copertina del romanzo
Un frame della sigla
Piccola premessa
Se credete di vedere una stagione simile alla prima ( Hill House, qui la nostra recensione) , allora devo spegnere il vostro entusiasmo. Inoltre per commentare questa serie dovrò fare alcuni spoiler (che nasconderò con il solito bottone 😉).
In ogni caso io vi invito a vedere questa stagione , e ad avere molta pazienza nel seguire la storia scandita dal ritmo che la caratterizza, ma posso garantire che il gioco varrà la candela.
Una lunga storia di fantasmi …
The Haunting of Bly Manor è la storia di fantasmi avvenuta nella tenuta di Bly in una campagna dell’Essex, narrata da una donna (Carla Gugino) durante una cena di prova di matrimonio. Danielle (Victoria Pedretti) è una giovane insegnante che dall’America si trasferisce in Inghilterra. La donna viene assunta dal lord Henry Wingrave (Henry Thomas) come istitutrice dei suoi due nipoti rimasti orfani Miles (Benjamin Evan Ainsworth) e Flora (Amelia Bea Smith) di cui Egli è tutore legale dopo la morte dei loro genitori.
Henry è un uomo ricco, ma solo e tormentato che non vuole avere nulla a che fare con Bly e i suoi nipoti. Per occuparsi dei bambini però, Dani può fare affidamento sul personale già presente, ovvero la giardiniera Jamie(Amelia Eve), il cuoco Owen (Rahul Kohli) e la governante Hanna (T’Nia Miller) . Oltre al difficile compito di dover ricostruire la felicità degli orfani e ambigui bambini , Dani dovrà anche affrontare il suo passato che dall’America porta con se e si “riflette” in ogni superficie. Ben presto l’istitutrice verrà a conoscenza che è lì per ricoprire il ruolo di Rebecca (Tahirah Sharif) morta suicida nel laghetto vicino la tenuta in preda alla disperazione per la fine della sua storia d’amore con l’assistente di Henry , Peter (Oliver Jackson-Cohen) .
“ Devi promettermi che rimarrai nella tua stanza. Non lasciare la tua stanza di notte.”
Ancora una volta la serie antologica di Flanagan ci racconta le vicende muovendosi tra le linee temporali di passato e presente dedicando interi episodi per svelare allo spettatori ciò che nel presente è ignoto fino a quel preciso istante. In Bly Manor questa scelta si rivela complicata , ma azzeccata ed anche un escamotage per evitare episodi filler che spesso risultano noiosi durante la visione di una serie TV. Il livello di Regia si conferma di ottima fattura grazie anche ad una buonissima interpretazione di tutto il cast, dove è impossibile non sottolineare la straordinaria performance degli attori di Flora e Miles. Il montaggio riesce a portare a casa il suo compito regalando un’ottima fotografia con luci e giochi d’ombre che caratterizzano le atmosfere della tenuta di Bly.
Si può notare nell’ombra a sinistra il fantasma del dottore della peste.Il fantasma del dottore della peste.
La sceneggiatura
I dialoghi sono davvero intensi , riescono a trasmettere le sensazioni,le emozioni e gli stati d’animo che i personaggi vivono, rendendo lo spettatore partecipe degli eventi e sentendosi coinvolto man mano sempre più.
“ Il passato è l’elemento più fragile: sbiadisce sempre. E il più stabile: non cambia mai. ”
(Alessandra Paganardi)
Il passato è un elemento fondamentale in questa storia e insieme all’amore e ai ricordi sono l’origine di Bly Manor. – Pensiamo di essere rimasti intrappolati nei nostri ricordi, ma i ricordi svaniscono – Owen ci anticipa con questa frase ciò che ci sta per essere rivelato nel cuore della stagione, quando con gli episodi finali ci mostra le origini del fantasma della donna del lago.
SPOILER
Chi è la donna del lago?
Viola (Kate Siegel) è la figlia del proprietario originario di Bly Manor che nel 1600 muore rendendo orfane Viola e la sorella Perdita ( Catherine Parker). Viola in seguito sposa il loro cugino Arthur, non curante dei sentimenti che la sorella nutre per l’uomo dando alla luca una bambina. Dopo essersi ammalata e aver resistito oltre le aspettative dei dottori, Viola viene soffocata a morte da sua sorella che dopo averla accudita non riesce a sopportare il peggioramento della sua malattia. Successivamente sposa il marito. Viola si rifiuta di lasciare il mondo dei vivi perché assetata di vendetta e resta intrappolata nel baule dei suoi abiti e gioielli lasciati in dono alla figlia. Arthur non ha più molti soldi e rischia di perdere la tenuta, così Perdita apre la cassa per prendere e vendere il suo contenuto restando così uccisa dallo spirito di Viola. Una volta scoperto il corpo accanto al baule Arthur, lo getta nel lago prima di abbandonare per sempre la tenuta con la sua figlia. Viola diventa quindi la donna del Lago.
La donna del lago è l’elemento centrale della storia e ci fa capire per quale motivo ogni fantasma non presenta il volto ben definito (come la donna del lago stessa). Infatti i volti svaniscono insieme ai ricordi della persona , che rimasta intrappolata nei propri ricordi finisce nel tempo per dimenticare e quindi non conoscere più la propria identità. Ma perché sono intrappolati ? Una possibile interpretazione della storia è che ogni persona che muore a Bly Manor non può lasciare la tenuta essendo spirito , appartenendo ai morti come Viola che è l’origine della maledizione del posto.
– Passato,amore e ricordi – Flanagan riesce a mettere in piedi con questa sceneggiatura un horror mai visto prima che definisce un genere nuovo lontano dagli horror a cui siamo abituati dove il sangue, la violenza brutale e il trash fanno spazio ad una storia costituita dalla paura,i timori e i traumi che “danno la mano” ai personaggi lungo il cammino della loro vita.
Nonostante ci siano dialoghi ben strutturati , la trama “subisce” un po’ il ritmo dove rallenta in maniera esagerata forse per permettere di raggiungere un minutaggio da serie TV senza dover inserire ulteriori elementi. Resta inoltre un vero peccato non aver sfruttato alcune sotto trame che vengono inspiegabilmente risolte ( forse) proprio nel momento in cui lo spettatore viene invece “catturato” da un possibile sviluppo (ne facciamo degli esempi nello spoiler in basso).
SPOILER
Henry e il suo Doppelgänger La notte in cui riceve la telefonata che gli dà notizia della morte del fratello e la cognata (sua amante) segnano per sempre la vita di Henry (che poi si scopre vero genitore di Flora) . Pochi istanti dopo la telefonata infatti , la psiche di Henry genera un Doppelgänger che pare rappresentare il suo lato cattivo. Nonostante sia a mio avviso una sotto trama interessante che avrebbe potuto generare evoluzioni accattivanti , non viene utilizzata minimamente lasciando il tutto come un evento a sé stante.
Dani e la morte del suo ex fidanzato La ragazza si fa prendere dal panico ogni volta che guarda attraverso una superficie riflettente vede uno spettro che sembra perseguitarla. Le fattezze dello spettro sono quelle dell’ex fidanzato che ha due cerchi luminosi al posto degli occhi. I cerchi luminosi vengono motivati in seguito mostrando l’incidente che ne causa la sua morte: Dani gli comunica la sua decisione di lasciarlo, il ragazzo esce dall’auto in preda alla delusione non curandosi del traffico restando così travolto da un veicolo ad alta velocità. Nel fotogramma dell’incidente si vedono riflettere le luci dei fari sugli occhiali del ragazzo. Per gran parte della stagione Dani ha queste visioni, ma anche in questo caso quando l’hype sul misterioso fantasma cresce … puff tutto si risolve velocemente con la protagonista che getta nel fuoco gli occhiali che aveva conservato di lui.
I costumi sono il pezzo forte del comparto tecnico della serie, che hanno il loro exploit negli episodi ambientati nel passato.
Commento finale
Nonostante Il finale ci lascia una bellissima morale sulla vita , le persone e gli affetti,evince una serie di interrogativi e lacune che è impossibile non notare.
Perché nonostante i numerosi fatti vissuti,Flora e Miles non ricordano nulla ? Per quale motivo Viola dovrebbe decidere di entrare nel corpo di Dani e non più la piccola Flora? Tutto per provare a porre una base solida al finale.
The Haunting Of Bly Manor nonostante gli interrogativi e le lacune analizzate resta comunque un validissimo prodotto che non ha il timore di mostrarsi in tutta la sua originalità dando l’idea allo spettatore di guardare un horror nostalgico ,ma moderno.
“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.” ~ DANIEL GOLEMAN
Piccola premessa
Se credete che questo sia un film horror o un film da guardare senza impegno, allora guardate altro. Sto pensando di finirla qui non è solamente molto impegnativo, ma un viaggio onirico dal ritmo per gran parte lento.
Inoltre per commentarlo dovrò fare alcuni spoiler (che nasconderò con il solito bottone 😉), in ogni caso vi consiglio di guardare il film e magari tornare su questa recensione per leggere le mie considerazioni e magari discutendone insieme commentando in basso.
“Mi sembra di conoscere Jake da più tempo di quanto in realtà non sia …”
Sto pensando di finirla qui, è un film del 2020 scritto e diretto da Charlie Kaufman. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Iain Reid distribuito da Netflix.
Il romanzo di Iain Reid [Fonte:Web]
Una veloce introduzione
Il film è incentrato sui pensieri dubbiosi di una donna (Jessie Buckley) – la quale sembra essere conosciuta con nomi diversi – la quale riflette sulla voglia di mettere fine alla storia con il fidanzato Jake (Jesse Plemons) nonostante duri da poco più di un mese. La giovane donna non sa che ogni suo dubbio sarà alimentato dalla conoscenza dei suoceri, che seppur gentili faranno assumere alla vicenda contorni spiacevoli e al quanto strani. Nel frattempo in una scuola di un posto sconosciuto, un vecchio bidello vive tra le pulizie e una vita solitaria.
Un film di depistaggi …
Lo spettatore può sin da subito avvertire la tensione tangibile tra i due ragazzi, che durante il viaggio verso la fattoria dei genitori di lui, si inoltrano in discorsi intellettuali e momenti di silenzi e imbarazzi che danno spazio ai pensieri della protagonista. Quando arrivano alla fattoria, Kaufman gioca con le sensazioni dello spettatore mostrando un posto buio,solitario e unfriendly; la bufera di neve non cessa e le stalle sono sporche e poco curate. Ad accoglierli in casa ci sono Suzie (Toni Collette) e Dean(David Thewlis) ovvero i genitori di Jake e il cane che sin da subito hanno comportamenti ambigui.
Suzie e Dean nella scena della cena
SPOILER ⚠️😱
Chi è la protagonista ? Lucy,Lucille,Louise. La giovane donna durante il film viene chiamata da Jake con 3 nomi diversi (strano vero?). Inoltre durante la cena con i genitori, Jake fornisce altrettante diverse versioni del primo incontro tra lui e la sua amata (altrettanto strano no?). Come se non bastasse a destabilizzare lo spettatore sono le reazioni che la donna ha quando guardando alcune foto di famiglia ne vede alcune sue da bambina: “come può essere mai possibile essendo a casa dei suoceri appena conosciuti?” Un altro elemento che disorienta chi guarda il film è vedere la ragazza poggiarsi in maniera affettuosa sulla spalla del suocero come se lo conoscesse da sempre.
Ma facciamo un piccolo passo indietro … Durante il loro viaggio in auto la protagonista legge a Jake una sua poesia. La stessa poesia dopo la cena , la vede tra le cose nella vecchia cameretta di Jake insieme ad un vaso contenenti le ceneri che sembrano essere del cane appena conosciuto. A questo punto il regista gioca davvero con lo spettatore in puro stile Lynch : La ragazza gira per casa che sembra come posta su una linea temporale che muove la protagonista e gli altri personaggi tra presente passato e futuro. Nei minuti successivi infatti è come assistere alle fasi della vita dei suoceri alternando le scene di loro freschi sposi ,fino alla loro vecchiaia e morte.
“ Non devo andare dove ? ”
Una trama apparentemente insensata
“Sto pensando di finirla qui” è un film che più di altri divide il pubblico in due macro-fazioni : SODDISFATTI e INSODDISFATTI.
Aldilà del gusto personale e dei dati oggettivi, è un prodotto che è difficile da digerire e forse anche difficile da riguardare.
Il regista mette davvero in funziona un meccanismo psicologico che scatta inevitabilmente in ogni spettatore che più guarda e più resta disorientato dagli avvenimenti che non hanno senso , risultato confusionali e grotteschi. Il film girato in 4:3 amplifica i pensieri claustrofobici della protagonista che non riesce a mettere fine a qualcosa che non la fa stare bene.
Nella parte centrale della storia i toni,i dialoghi e le scene sono alti e deliranti dando l’impressione che tutto sia folle e che ogni attore abbia perso il senno d’improvviso e sia sfuggito alla scrittura della sceneggiatura.
Ma è in tutto questo che sta il genio … (vedi il prossimo spoiler se vuoi capire il perché)
SPOILER ⚠️😱
Durante il viaggio di ritorno come se il freddo della bufera non fosse abbastanza i due decidono di bere un frappè ( si … avete letto bene ) e si fermano in una gelateria che si trova praticamente nel nulla assoluto.
Qui la ragazza dei gelati ha un piccolo dialogo con Lucy in cui appare palesemente preoccupata: “Non deve andare“ Lucy non capendo cosa volesse dirle le chiede dove, e la ragazza risponde: “Avanti nel tempo, lei può restare qui. Ho molta paura.“ E mentre Lucy le chiede di cosa avesse paura, Jake interrompe il discorso avvicinandosi e portando via la fidanzata.
Nella parte finale del film Jake vuole mostrare la scuola che ha frequentato in passato, così getta i bicchieri dei frappè presi poc’anzi e vi entra. Quando Lucy lo raggiunge nota il bidone pieno di bicchieri di frappè,entra e dopo una luna sequenza di scene a lei poco comprensibili viene svelato il mistero. Lucy vede il bidello, che vive solo e vede i suoi pensieri. Il bidello ha sempre sognato di conoscere l’amore e di diventare famoso e di conseguire la laurea in una facoltà importante come la fisica.
SPIEGAZIONE DEL FINALE Jake è il bidello delle scene precedenti,il vero artefice di ogni pensiero di Lucy ed il vero protagonista del film. Il regista sovverte ogni cosa svelando che tutto altro non è che l’immaginazione del bidello (il Jake ormai vecchio) che passa le giornate rivivendonella sua mente tutte le vie possibili che l’uomo avrebbe potuto prendere nella sua vita come fidanzarsi,sposarsi,laurearsi,diventare un poeta o un fisico quantistico. Lucy/Lucia/Louise quindi è l’ideale di ragazza che ha costruito nella sua mente (ad invitare la ragazza a restare è in realtà Jake che ha paura di restare solo) ed è contemporaneamente lo stesso Jake spiegando il perché di tutti gli elementi raccolti durante il film:
– La sensazione di conoscere Jake da molto più tempo – La poesia e le ceneri del cane – Le visioni del corso della vita dei genitori di Jake – Le foto di Jake in cui vede lei stessa da bambina – La scena in cui lei si appoggia sulla spalla di Dean – Il suo assecondare ogni stranezza durante gli avvenimenti nella casa.
Lucy è anche la chiave di volta che fa raggiungere la consapevolezza al protagonista che la vita non è vita senza l’amore e quindi a questo punto vale la pena finirla qui .
“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti.”
~ FRANKLIN DELANO ROOSEVELT
La sceneggiatura si salva grazie all’uso del paradosso del tempo e della mente riuscendo a districare tutti gli avvenimenti e dando un senso al finale.
La fotografia è eccellente. Tutto rende l’idea , ogni oggetto è illuminato nel modo giusto, le ambientazioni suggestionano lo spettatore per prepararlo a ciò che sta per vedere, per non parlare dei colori che si mescolano nelle scene della cena che fanno anche da copertina al film.
La colonna sonora e i costumi hanno vita facile in un film cervellotico che non è molto esigente in tal senso.
Commento finale
Per chi non ha visto il film e ama le trame impegnative e i thriller psicologici deve assolutamente guardare l’opera di Kaufman.
Sto pensando di finirla qui è un viaggio onirico , che però tiene poco conto dello spettatore, anzi gioca con la sua pazienza e la sua testa rendendo il film in alcuni tratti qualcosa di snervante e da stoppare.
Tuttavia chi riesce a vederlo fino in fondo può apprezzare un film in perfetto stile David Lynch.
Claudia De Angelis, Ludovico Di Martino, Andrea Paris, Nicola Ravera Rafele
“ Tutti i soldati quando tornano a casa sono vecchi, uomini ripiegati su se stessi che non parlano mai delle battaglie combattute. ”
(Paul Auster)
Una vita lontano dalla famiglia
La belva è un film azione,drammatico/thriller del 2020 diretto da Ludovico Di Martino e distribuito globalmente su Netflix il 27 novembre 2020 con Fabrizio Giufini nei panni del protagonista Leo,Lino Musella(Gomorra,The Young Pope) in quelli dell’ispettore di polizia Antonio Simonetti e Andrea Pennacchiin quelli del cattivo Mozart . La pellicola narra le vicende di Leonida Riva(Fabrizio Giufini),un reduce di guerra cupo e solitario, con un passato da Primo Capitano nelle Forze Specialidell’Esercito. La vita ormai spenta e segnata dalla guerra lo tengono lontano dalla famiglia che dopo il suo ritorno a casa hanno difficoltà ad instaurare un rapporto ormai perso. Quando la figlia Teresa(Giada Gagliardi) viene rapita, Leonida ritrova la rabbia e la ferocia di un tempo per salvare la sua bambina.
Fabrizio Gifuni in una scena del film
Il rapporto tra Leonida e la violenza
Lo spettatore sin da subito avverte la sensazione di disagio che prova il protagonista nel rapportarsi con il mondo , come se fosse rimasto intrappolato nei ricordi della guerra che non gli permettono di andare avanti e di spogliarsi dell’armatura che negli anni ha dovuto utilizzare per sopravvivere in battaglia. Infatti Leo sembra quasi felice di poter tornare all’azione per salvare la figlia , perché probabilmente la violenza è l’unica via che conosce per comunicare , per dire al mondo che esiste. La violenza è la dimensione ideale per lui, il posto in cui si sente se stesso , un posto dove può lasciarsi andare senza inibire i suoi istinti lontani dal padre di famiglia che la moglie e il primogenito vorrebbero.
Ma cosa vuole raccontarci “La Belva” ?
Il regista romano ha provato a regalare al cinema italiano il suo action movie , la risposta a The Transporter,Taken e tutti i film d’azione che (gli USA su tutti) ci hanno abituato a guardare. Di Martino prova a lasciare la sua impronta nella pellicola cercando di costruire una trama che basa la storia su un uomo che è “dipendente” dalla violenza. La violenza come la droga, o come la medicina di cui Leo è dipendente (le benzodiazepine) che gli servono per tirare avanti in una società a cui non sente di appartenere e da cui si sente abbandonato. Per la costruzione di un film “che funziona” viene inserito il tema della guerra e degli strascichi che i soldati si portano per tutta la vita per rendere il tutto tridimensionale con il personaggio di Leo che sembra uscire fuori dallo schermo con tutta la sua forza.
“ Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé. ”
(Oriana Fallaci)
La sceneggiatura
Nonostante tutto però Di Martino non punta altissimo “accontentandosi” di una trama lineare e ampiamente prevedibile con la solita struttura di introduzione dei personaggi,sviluppo degli avvenimenti e conclusione da “tutti felici e contenti”.
Va fatto un plauso alle sequenze degli inseguimenti e dei combattimenti che sono state costruite in maniera realistica e con il giusto tocco di adrenalina risultando di spessore e non più “piatte” come spesso accadeva in altri prodotti italiani. Non ci sono intrecci, non ci sono colpi di scena, i personaggi secondari hanno pochissimo spazio e Mozart è a malapena introdotto rendendo quest’opera un’occasione mancata.
Durante l’intero lungometraggio il protagonistadice pochissime battute lasciando spazio all’espressività dei suoi occhi arrabbiati e del suo volto animalesco. Leo infatti è il cuore pulsante del film , senza lui non esisterebbe, i personaggi secondari mai come in questa pellicola sono di contorno ma non per loro demeriti(Ottima ad esempio è l’interpretazione di Lino Musella). I dialoghi in “La Belva” non sono moltissimi per dare spazio all’azione e per risaltare la violenza come unico metodo di comunicazione del protagonista che ci regala una buona performance.
Commento finale
La Belva nonostante non poche difficoltà riesce a dare al pubblico italiano un personaggio cazzuto per cui esaltarsi , ma che non riesce ancora a scalfire una concorrenza troppo forte che negli anni ha sfornato numerose pellicole del genere.