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Death Stranding (2019) : La Recensione

“People have built walls and become accustomed to living in isolation”. Con queste parole Hideo Kojima lanciò il primo trailer del gioco che vide poi luce l’8 novembre 2019. Death Stranding è un’opera videoludica che grazie al genio, alla mente visionaria e al coraggio del suo autore regala al videogiocatore un viaggio multisensoriale. Un gioco atipico, unico nel suo genere, ricco di citazioni, storie intrecciate e riflessioni. Il gioco sviluppato dalla Kojima Productions ha indubbiamente segnato un solco profondo tra se e tutti i prodotti del mondo dei videogames.

Scopriamo perché …

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Trama

La storia si svolge in un America post-apocalittica, ormai distrutta politicamente e territorialmente ritratta in maniera molto simile ai paesaggi dell’Islanda in seguito ad un evento noto come Death Stranding. Questo evento ha fatto si che vita terrena e aldilà siano connessi attraverso le “Spiagge” (Da qui stranding, che tradotto è spiaggiamento) che permettono ai morti di tornare sulla terra sottoforma di “Creature Arenate” (C.A. abbreviato). 

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Il videogiocatore vestirà i panni di Sam, un corriere, il cui passato è oscuro ed il suo compito sarà (oltre quello di trasportare viveri e materiali da un punto abitato all’altro) quello di riunificare gli Stati Uniti d’America sotto il nome di UCA (United Cities of America) per poter infine salvare Amelie, sua sorella rimasta prigioniera dei terroristi.

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Spiaggia

La storia di Death Stranding è il motore principale che spinge l’utente a terminare il gioco. Hideo Kojima mette in atto un racconto immaginifico, una storia di nascita, morte, connessioni, di forza di volontà , un insieme di eventi che stravolge il concetto del dualismo più antico del mondo : vita e morte.

Death Stranding è inoltre un gioco fortemente incentrato sulle emozioni e sul concetto di unione e di cooperazione , tutto arricchito da una marcata componente politica in un mondo dove spazio e tempo non sono veramente come abbiamo sempre creduti che siano.

Il Cast

I personaggi del gioco prendono vita grazie alla recitazione di attori in carne ed ossa grazie ad un cast di prima linea.

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Sam

Sam Porter Bridges è interpretato da Norman Reedus e doppiato egregiamente da Andrea Lavagnino. Egli è un riemerso, una persona affetta da una condizione derivante dal Death Stranding che prende il nome di DOOMS. Lavora come corriere per la Bridges, con l’obbiettivo di riunire le UCA attraverso la rete chirale per riuscire infine a salvare Amelie.

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Screenshot in game

Le DOOMS è una condizione che garantisce agli individui una maggiore connessione con l’aldilà. Quelli in questa particolare condizione sono chiamati “sofferenti” della condizione. Più è grave la condizione maggiore sarà la percezione e la sensibilità dell’individuo.

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BB

Chi invece non è affetto da DOOMS e/o non in maniera grave , può utilizzare un Bridge Baby. Il BB , è un feto non ancora nato per essere utilizzato come equipaggiamento dagli agenti di Bridges e da alcuni gruppi separatisti, garantendo loro la capacità di percepire e rilevare le cose spiaggiate .

Clifford Unger è interpretato da un magnetico ed eccelso Mads Mikkelsen e doppiato da Davide Marzi. Cliff è un ex-veterano di guerra, nonché tra i principali boss del gioco che Sam affronterà. Ucciso nel tentativo di rivendicare la custodia di suo figlio dalla Bridges, dopo la sua morte, si è arenato in un’incessante ricerca del suo “BB”.

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Screenshot in game
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Screenshot in game
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Screenshot in game

Altri personaggi sono Fragile (Léa Seydoux doppiata da Domitilla D’Amico) , Mama e Lockne (Margaret Qualley) , Higgs (Troy Baker) , Die-Hardman (Tommie Earl Jenkins) e Bridget (Lindsay Wagner).

Guillermo Del Toro, Nicolas Winding Refn e Lindsay Wagner prestano solamente le loro fattezze rispettivamente a Deadman, Heartman e Amelie.

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In una storia coinvolgente e scenograficamente maestosa come quella delineata da Kojima, i personaggi sono strutturati, descritti, ideati e raccontati in maniera perfetta. Ogni personaggio ha la sua storia, il suo carattere e le sue peculiarità a cui il giocatore in un modo o nell’altro ne resterà affascinato. Inoltre ognuno dei personaggi rappresenta secondo la visione del suo creatore una forza o di una debolezza dell’essere umano (ne parliamo in maniera approfondita qui).

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Comparto grafico

Il gioco utilizza un motore grafico Decima creato da Guerrilla Games ed utilizzato prima ancora per Horizon Zero Dawn. I personaggi principali sono realizzati tramite motion capture grazie all’interpretazione dei sopracitati attori mentre Ludvig Forssell  (Metal Gear Solid V: The Phantom Pain), torna a collaborare con Kojima per la composizione delle musiche.

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Screenshot in game

Gameplay

Il gameplay è stato oggetto di numerose critiche da parte degli utenti che lo hanno spesso definito “una simulazione della giornata tipo di un corriere Amazon”. A mio parere questo impatto è dovuto dall’aspettativa che il pubblico si è creato guardando le immagini e i trailer di anteprima nonché associando l’altisonante nome di Kojima alla sua più famosa IP : Metal Gear.

Anche io non ho avuto un approccio felicissimo quando iniziato il gioco, mi sono imbattuto nelle prime lunghissime sessioni di consegne. Dopo averlo a suo tempo inizialmente abbandonato al capitolo 3, ho deciso in occasione della director cut di recuperarlo e portarlo finalmente a termine.

Per chi come me ha avuto difficoltà all’inizio nel perseverare, mi sento di consigliare che bisogna pazientare fino al quinto/sesto capitolo, quando superati i più lunghi e introduttivi primi capitoli, si potrà andar dritti al centro della storia con un notevole aumento del ritmo.

La struttura del gioco si può definire come un’avventura grafica dinamica a mondo aperto suddivisa in 14 capitoli con una componente action e dalla sceneggiatura cinematografica.

Le missioni consistono nel consegnare materiali di vario genere da una città all’altra e di unire quest’ultime attraverso la rete chirale. Durante le grandi passeggiate, Sam verrà accompagnato da bellissime colonne sonore intervallate anche da incontri inaspettati e pericolosi in cui il protagonista dovrà far fronte ad attacchi di nemici di vario tipo come MULI (nomadi che vanno a caccia di materiale da rubare), CA e Boss di vario tipo.

Ciò che metterà a dura prova ogni giocatore è senz’altro la fatica che si avverte nel superare grandi percorsi tortuosi e dissestati con indosso numerosi kg di carico da preservare per completare con successo la consegna. Tra le varie considerazioni che il giocatore dovrà fare infatti, è la gestione del carico trasportato, il quale potrà variare nel suo peso massimo a seconda della dotazione che Sam possiede e che migliorerà durante il gioco come supporti fisici e potenziatori delle gambe o veicoli come moto e camion.

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Screenshot in game della Yaiba Kusanagi, moto del personaggio di Akira nell’omonimo anime nonché presente in Cyberpunk 2077 che fa da crossover nella director cut di Death Stranding.

La fase di shooting e di combattimento non sono come già anticipato il core del gioco, e al netto di alcune sbavature rendono comunque l’esperienza piacevole, meno noiosa e completa dando il meglio di se nelle boss-fight che sono visivamente e videoludicamente spettacolari e appaganti.

Death Stranding
Death Stranding

Commento finale

Death Stranding è un gioco complessivamente apprezzabile come arte. Death Stranding è la dimostrazione che il cinema può sconfinare nel mondo dei videogiochi, grazie ad una regia ed una sceneggiatura potente e immaginifica che muove le file di una trama ricca, fittissima ed originale in maniera eccellente sino alla sua lucida ed emozionante conclusione.

Una storia unica di elementi nuovi e di citazioni (che approfondiamo qui) incastrati tra loro in maniera intelligente nonché piena di spunti di riflessione interessanti sul ruolo che gioca l’uomo sulla terra e sulla visione che esso ha del tempo e dello spazio. Una visione fantascientifica e politica accattivante e disarmante che raccoglie temi importanti e per nulla banali e li mostra al videogiocatore come mai prima.

Un gioco che sicuramente non sarà apprezzato e perfetto per il suo gameplay , ma sicuramente merita la giusta attenzione e la giusta lode dinanzi ad una IP originale e maestosa.

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LA RECENSIONE - Matrix Resurrection : Stavolta scegliamo la pillola blu 19
Matrix Resurrection : Stavolta scegliamo la pillola blu

Matrix Resurrections (The Matrix Resurrections) è un film del 2021 diretto da Lana Wachowski.

Quarto capitolo della serie Matrix, vede il ritorno di Keanu ReevesCarrie-Anne Moss.

Matrix Resurrections - Wikipedia

Trama

Afflitto da strani ricordi, la vita di Neo prende una svolta inaspettata quando si ritrova all’interno di Matrix, ma non ne è consapevole. Questo cambia quando un uomo entra nel mondo di Neo per fargli capire che la realtà in cui vive non è reale.

Matrix non esiste , o non esiste più …

Il primo capitolo di Matrix è tutt’ora un film di riferimento, divenuto cult e capostipite del genere action-bullet time oltre che tra i primi ad esporre il concetto di metaverso e simulazione. Dopo la conclusione della saga con Matrix Revolutions (2003), negli anni si sono susseguiti voci che volevano fortemente un sequel e quarto capitolo.

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Ma era davvero necessario un quarto capitolo?

Già con il terzo film ci fu la forte sensazione che si era arrivati fin troppo oltre. In questo film , la Wachowski sfrutta il tema del meta-verso per guardare dentro se stessi e attraverso parallelismi e apparenti goffe conversazioni dei suoi personaggi, mettere in discussione tutto ciò che noi sappiamo su Matrix.

“Cos’è Matrix ?”

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Il nuovo Morpheus chiede a Neo, “Cos’è Matrix?“, la domanda a cui bisogna ancora una volta rispondere, questa volta ha una risposta dal significato completamente diverso. Matrix non è solo simulazione del mondo come noi lo conosciamo, è l’illusione di avere scelta, una confort zone che si radica nella nostalgia.

Scegliere la pillola rossa “non è più una scelta

concetto interessante che però ci viene solo introdotto. Infatti sono troppi i punti in sospeso, troppi i nodi che non vengono al pettine. Il perché non vi sia alternativa alla scelta delle famosa pillola rossa, non vi è chiaro , se non attraverso una nostra personale analisi. Neo e Trinity, che sappiamo morti nel terzo film della saga, sono invece vivi ma non ricordano e come sia possibile tutto questo, non ci è dato saperlo.

Il film pare essere più una denuncia , chi ignora, chi fa finta di non credere all’esistenza di Matrix, ne è complice. L’idea della Wachowski è nobile , sia chiaro, non avendo paura di portare sul grande schermo la sua idea, ma purtroppo a mio parere fallisce.

Sebbene la fotografia è spettacolare, sono troppe le sequenze riciclate e troppe le autocitazioni che persino per gli amanti sfegatati della saga (come me) stancano e fanno storcere il naso.

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Matrix (1999)
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Ressurrection (2022)

Lo abbiamo amato per la storia, le icone, il fascino della fantascienza, dell’uomo che soccombe alla tecnologia e lotta per sopravvivere , ma soprattutto per i suoi spettacolari combattimenti.

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Se Matrix è riferimento cinematografico

per tantissimi film, è perché fu rivoluzione per il modo di inscenare le scene d’azione. In questo quarto capitolo invece viene meno tutto:

Le scene dei combattimenti sebbene siano visivamente spettacolari, non trasmettono emozione, adrenalina. I personaggi lottano, fanno balzi, scaricano caricatori, ma sono bidimensionali, piatti, vuoti. Le scene sembrano piazzate a caso fino al finale dando una concreta idea di fan-service.

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Il nuovo agente Smith

Abbiamo citato per anni , le iconiche frasi e per anni amato i volti delle icone di questa spettacolare saga. Nonostante l’ottima interpretazione del nuovo Morpheus (Yahya Abdul-Mateen II) e del nuovo Agente Smith (Jonathan Groff) – doppiato da un impeccabile Maurizio Merluzzo – il paragone è spregevole, come scalare il K2. È troppo difficile parlare di Agente Smith senza pensare subito al volto iconico ed espressivo di Hugo Weaving, e/o pensare al mentore di Neo e non immaginarci il volto unico di Laurence Fishburne.

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Commento finale

Matrix Ressurrection è un film dalle idee e spunti interessanti, ma che non riesce completamente a svilupparle. Le troppe citazioni, il riciclo di scene e lo snaturamento di personaggi iconici sono un macigno per il prodotto finale , che risulta quasi la caricatura di se stesso. Un film che si discosta completamente (o quasi) dai capitoli precedenti per muovere una forte critica a tutto il mondo Hollywood.

Un messaggio che arriva, ma non chiamiamolo Matrix, chiamiamola parodia.

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