Appena terminato di guardare la nuova serie sud-coreana, le emozioni che invadono la mia testa sono innumerevoli. Lookism è il titolo del manga coreano che prende il nome direttamente dal termine lookismo che descrive il pregiudizio e la discriminazione basata esclusivamente sull’aspetto fisico.
Da sempre il bullismo e la lotta contro le discriminazioni sono temi forti e sempre attuali, a causa (purtroppo) di episodi sempre più frequenti che spesso sfociano in eventi di natura drammatica e/o violenta.
Lookism, com’è nata la serie animata
Lookism è un webtoon sudcoreanoscritto e illustrato dal modello Park Tae-joon. Pubblicato per la prima volta nel novembre 2014, il fumetto racconta la storia di uno studente delle superiori che può passare da un corpo all’altro: uno grasso e basso e l’altro in forma alto dall’incredibile bellezza.
L’adattamento della serie animata coreana a cura di Studio Mir è stato rilasciato a livello globale su Netflix (che ancora una volta punta forte su una serie anime) l’8 dicembre 2022 con un totale di 8 episodi da 25 minuti circa.
Lookism, una storia di bullismo, pregiudizi e di coraggio
La storia ruota intorno a Park Hyung Suk, un ragazzo che vive con la madre che si impegna a fatica per guadagnare abbastanza da permettere al figlio di poter studiare. Park è un ragazzo bassino e in sovrappeso nonché insicuro e debole a causa dei continui sfottò e degli episodi di bullismo di cui è vittima.
Tutto per lui cambia quando dopo aver cambiato quartiere e scuola, scopre di poter “utilizzare” un altro corpo che è invece alto, in forma e dall’aspetto piacente.
Con queste premesse, lo show mette in risalto le diverse reazioni che le persone hanno in base all’aspetto fisico di chi vi si trova davanti e pone una questione allo spettatore:
“Quanto valorizzi te stesso? Quanto vale l’essere interiore rispetto a come si appare all’esterno?”
L’anime (che risulta molto scorrevole), mette in contrasto la bellezza dei colori sullo sfondo, le grandi marche di moda, i voluminosi capelli delle ragazze e i muscoli dei latin-lover della scuola con la cruda violenza che subiscono i bullizzati.
I personaggi sono caratterizzati in maniera soddisfacente, al netto di qualche personaggio secondario di cui si conosce poco o nulla del loro background, probabilmente voluto in vista di una possibile seconda stagione. Anche alcuni misteri della storia al termine della visione restano irrisolti come ad esempio i talenti di cui il protagonista è dotato, e come siano riusciti alcuni personaggi ad essere abilissimi e fortissimi lottatori i quali donano dinamicità alla storia, oltre a regalare sequenze avvincenti che smorzano un po’ il tono drammatico della storia.
Lookism è una serie che riesce a mescolare temi importanti con momenti di divertimento, arte e un po’ di action in perfetto stile orientale. I disegni che riprendono fedelmente il fumetto originale e le caratteristiche maniacali dei webtoon si prestano degnamente alla causa riuscendo a trasmettere allo spettatore ogni aspetto che l’autore della storia vuole raccontare.
Una storia che vuole sensibilizzare le persone alla lotta al bullismo, ad imparare a giudicare le persone per cosa hanno dentro e cosa vogliono dire e non dal capo firmato, dal capello alla moda o dal fisico scolpito. Un anime che trasmette la disperazione del protagonista (e non solo) che non riesce ad imporsi in una società sempre più famelica e pregiudicante , ma che (per fortuna) a volte riesce ad essere sopraffatta dal coraggio e dalla voglia di molti di prendersi ciò che gli spetta.
Il prodotto del distributore californiano è in linea generale un buon adattamento, originale e accattivante che mi sento di consigliare anche a chi non è avvezzo al genere sfruttando l’elemento easy binge watching grazie al suo esiguo numero episodi risulta ulteriormente fruibile. Numero di episodi che forse se fossero stati un tantino di più avrebbero potuto regalare approfondimenti interessanti.
Ormai è ben nota la vicenda che ha visto il tortuoso cammino di CD Projektcon il suo chiacchieratissimo Cyberpunk 2077 . A distanza di quasi 2 anni dalla pubblicazione del gioco, il pubblico si è diviso tra consensi e dissensi, ma è indubbio che ambientazioni e fascino della storia siano di elevata fattura e probabilmente è su questo che Netflix e la software house polacca hanno deciso di puntare.
La serie animata che ricalca il design tipico dei cartoni animati anni 90, è stata distribuita il 13 settembre 2022 e prodotta dallo studio giapponese Trigger.
Perdere tutto …
David Martinez, vive con la madre, che lavora forsennatamente ogni giorno per poter pagare la retta dell’Arasaka Academy , scuola che frequenta il figlio. David è uno studente brillante, ma dall’animo ribelle, dettaglio non trascurabile e che lo rende diverso e non compatibile con il mondo delle corporazioni.
Per un fatale incidente, in seguito ad una folle sparatoria tra bande in strada, Gloria (madre di David) finisce in ospedale in gravissime condizioni. Dopo che David viene bullizzato da Katsuo suo compagno di classe nonché figlio di Tanaka dirigente dell’Arasaka e poi espulso dall’Accademia; Egli viene a conoscenza della triste scomparsa della madre, avvenuta per mancanza di sufficiente denaro per pagarne le cure.
La scena in cui David va dal RipperDoc per farsi impiantare il Sandevistan
In preda alla sete di vendetta, di rabbia e desideroso di affermarsi in mondo così folle e crudele fa visita al proprio RipperDoc di fiducia e decide di farsi impiantare un Sandevistan di tipo militare trovato a casa nascosto da Gloria.
Il Ripperdoc però lo avvisa: Il Sandevistan è tanto potente quanto pericoloso per il corpo e la mente. Inizia così un lungo adrenalinico, sanguinoso e incredibile viaggio per le strade di Night City.
Se non avete ancora visto la serie e non volete incappare in spoiler, vi invito a guardare il trailer in basso e di procedere alla lettura solamente una volta terminata la visione.
Essere Cyberpunk
Essere Cyberpunk , è l’obbiettivo principale di David ed è il tema a cui ruota l’incipit della serie , dove mostra il protagonista alle prese con i primi utilizzi del Sandevistan che gli garantisce nei primi episodi l’ingresso nel gruppo di Cyber-mercenari guidati da Maine, carismatico e leader assoluto.
La serie, che mantiene un minutaggio per episodio in linea con la maggior parte dei prodotti di animazione (20′ circa), ha un ritmo scorrevole scandito da battute sopra le righe e scene d’azione davvero ben caratterizzate che ripropongono (anche grazie alla nota colonna sonora del videogame da cui è tratta) tutte vibes vissute dai videogiocatori nei panni di V.
Personaggi, influenze e Studio Trigger
In una città così ben caratterizzata come quella già amata in Cyberpunk 2077 che è Night City, bisognava necessariamente inserire nella storia personaggi carismatici e sopra le righe. David Martinez è un protagonista azzeccato, in linea con le caratteristiche principali dell’eroe, un ragazzo che per carattere, sogni e speranze è in sintonia con i ragazzi di oggi.
David e il suo gruppo
Ad affiancarlo nel suo viaggio, ci sono i componenti del suo gruppo Maine, Lucy, Kiwi,Rebecca, Dorio e Falco. Con eccezione di Maine e Lucy gli altri personaggi del gruppo sono abbandonati un po’ a se stessi durante l’andamento della serie, lasciandogli qualche battutina qua e là tanto da farli sembrare tappabuchi per momenti morti, sebbene tra questi nel finale vi sono alcuni essenziali per lo snodo della trama.
Maine e Lucy infatti sono maggiormente caratterizzati forse aiutati dal ruolo che ricoprono nella storia in quanto rispettivamente mentore e flirt del protagonista. Maine è un personaggio molto ispirato, che raccoglie tutti gli elementi del cyberpunk, una via di mezzo tra Terminator e Batou, sebbene non riesce a scalare l’altissima vetta dell’iconicità di questi personaggi che rappresentano l’essenza di questa tipologia.
Lucy
Lucy è senza dubbio il personaggio enigmatico e complesso. L’estetica è da urlo e quando Edgerunners si ribella ai limiti di Netflix ed entra nel Cyberpunk puro la mostra in tutte le sue forme senza però dimenticare l’impatto emotivo e la potenza espressiva del suo volto. L’interessante dualismo di donna indipendente e forte e donna fragile e desiderosa di essere compresa e amata è una delle caratteristiche migliori e che più ha avuto impatto sulla storia.
Rebeccaispiratissima da Harley Queen di Margot Robbie
Una piccola curiosità è su Rebecca , personaggio che sembra fortemente ispirato a quello di Harley Queen di Margot Robbie, ma che nonostante sia veramente simpatica risulta un personaggio spesso piatto e poco costruttivo per la trama.
Abbiamo citato Batou, personaggio iconico di Ghost in the Shell serie da cui Trigger Studio (scelta azzeccatissima quella di Netflix) probabilmente ha preso spunto per disegni e humor (anche se GOS era molto più cupa) insieme ad altre serie del genere come Cyber City Oedo 808, Ergo Proxy e Psycho-Pass e Akira (David pare fortemente ispirato a Kaneda). Sebbene la serie sia scorrevole, tratti temi quali differenze sociali, violenza,distopia e nel totale funziona e piace, lascia la sensazione di manchevolezza per divenire un cult come lo sono state serie precedenti del genere.
Faraday
L’andamento di Edgerunners è lineare: Dopo essere partita col botto, sale mano mano per preparare lo spettatore ad un finale da capogiro, ma che incredibilmente delude. Lo scontro finale tra David e il leggendario Cyber-criminale al servizio di Faraday (anch’egli nel totale non molto incisivo) non rispetta le aspettative forse per favorire una probabilmente giusta e coerente fine del protagonista.
Nulla da dire invece sull’impatto emotivo della storyline di David e Lucy che regalano emozionanti momenti da subito sino alle battute finali, quando Lucy grazie all’ultimo gesto d’amore di David riesce a coronare il suo sogno di andare sulla Luna.
E sulle note speciali di I Really Want to Stay at Your House vediamo forse la scena più toccante nonché punto emozionale più alto della serie, con Lucy che guardando il sole, rivede i momenti passati nella sua BD con David.
Commento finale
Cyberpunk Edgerunners è stata la mossa più azzeccata di CD Project riuscendo ad ottenere un incremento delle vendite e del numero di videogiocatori di Cyberpunk 2077 proprio grazie all’uscita su Netflix della serie spin-off del gioco.
Al netto di alcune imperfezioni, e di personaggi che nonostante siano un tantino trascurati risultano nel complesso riusciti, la serie – apprezzatissima anche da volti noti come Hideo Kojima – riesce a fare breccia, soprattutto nel cuore di chi ha già amato la storia di V e Johnny Silverhand.
Nel complesso è una serie animata godibilissima e meritevole di ulteriori sviluppi, che con l’enorme potenziale dell’universo del franchise e della futuristica città Night City può durare negli anni oltre che puntare molto in alto.
The Northman è un film del 2022 diretto da Robert Eggers, autore anche della sceneggiatura insieme allo scrittore e poeta islandeseSjón.
La vicenda è ambientata in Islanda nel X secolo, ed ha come protagonista Alexander Skarsgård nel ruolo di Amleth (personaggio della Gesta Danorum di Saxo Grammaticus, più famoso nel riadattamento di Shakespeare nella sua omonima tragedia), il quale intraprende un viaggio di sacrificio e sangue nel tentativo di vendicare il padre assassinato.
Robert Eggers dopo i suoi riuscitissimi The Witch (2015) e The Lighthouse (2019) arriva per la prima volta al cinema con una grande ed aspettatissima produzione. Infatti se i primi due lungometraggi sono costati rispettivamente 4 e 11 milioni, The Northman ha avuto un costo tra i 70 e i 90 milioni di dollari.
Il regista e scenografico statunitense mostra ancora una volta la sua originalità e maniacale cura per i dettagli nel mettere in scena i suoi film. Il film uscito nelle sale il 22 aprile 2022 , è un’opera complessa, che riesce nel difficile compito di portare sullo schermo un contesto per nulla semplice ricco di simbolismi e da una forte componente magico-rituale , perfettamente coerente con l’epoca in cui la storia è ambientata nonostante non manchino alcuni immaginari fantastici dei nostri tempi.
Il punto di forza di questa pellicola è senza alcun dubbio la sua accurata trasposizione della simbologia e delle ambientazioni, con una ricostruzione eccelsa dell’Islanda del X secolo e con una fotografia evocativa, davvero bella da vedere in tutta la sua spettacolarità.
Ancora una volta Eggers pone l’accento sulla storicità delle vicende riproponendo per certi versi quanto visto nel riuscitissimo ed originalissimo horror The Witch, dove gli atti dei processi alle streghe arricchiscono la trama attraverso i dialoghi dei personaggi. Nonostante però la forte storicità della pellicola, questa volta il regista mette in risalto la violenza, la crudeltà e la voglia di vendetta e di sangue del suo protagonista.
Alexander Skarsgård nel ruolo del protagonista Amleth
Meno potenza emozionale, più potenza fisica …
The Northman a differenza delle altre opere del regista mostra i muscoli nel vero senso della parola, con la componente emozionale che lascia spazio alla crudeltà e alle sanguinolente gesta del protagonista che percorre tutta la sua vita con il solo obbiettivo di vendicare la morte di suo padre Re Aurvandill, ucciso per mano del suo fratellastro voglioso di prendere il suo posto.
Le sequenze d’azione, realizzate con camera singola, sono dall’impatto visivo devastante, grazie anche all’interpretazione ottima di Alexander Skarsgård in tutta la sua imponente forma fisica.
La figura femminile nella tradizione norrena
Come in opere simili (vedi GOT), e come vuole la tradizione norrena, le donne sono il fulcro della storia. Infatti nella tradizione norrena, la donna è la figura che guida del destino, che con le proprie gesta pone dinanzi all’uomo un fato ineluttabile. Il destino, che in The Northman pare inizialmente essere tema centrale con Amleth che sin da bambino accetta perseguendolo fino in fondo, si dimostra infine un mero espediente per sottolineare la vita degli uomini sospesi tra magia,mito e sacro.
Un cast notevole
Nicole Kidman e dell’attrice feticcioAnya Taylor-Joy, vanno a costituire insieme a Ethan Hawke e Willem Dafoe (sebbene quest’ultimi presenti in poche scene) un cast impeccabile. Le due attrici rispettivamente nei ruoli di regina Gudrún e Olga sono coloro che alimentano la storia con interpretazioni davvero notevoli e a mio parere superiori nel complesso allo stesso protagonista che anche per il ruolo che ricopre svolge un lavoro molto più fisico che prettamente recitativo.
Nicole Kidman nei panni di regina Gudrún
L’attrice australiana nei panni della regina, inscena un personaggio enigmatico che nonostante viene fuori sul finire del film non è meno rilevante, grazie ad una rappresentazione perfetta. La regina è la trasposizione evocativa delle figure femminili tragiche e alla maternità, vaporizzando però ogni luogo comune affine con una maestria unica.
Anya Taylor-Joy invece è co-protagonista della pellicola interpretando Olga, una maga che anche se ridotta in schiavitù è rappresentata dal regista come una donna libera, potente, sfacciata e magnetica. Il suo personaggio è similare a quello di Thomasin (The Witch) da lei interpretato in precedenza, grazie al suo alone di mistero e magia. Olga sarà colei che farà conoscere l’amore al protagonista , dandogli anche le ultime forze per compiere il suo destino.
Anche se in una brevissima apparizione, la cantautrice, compositrice, produttrice discografica, attrice e attivista islandeseBjörk interpreta l’oracolo in una sequenza di immagini che racchiudono perfettamente l’immaginifico e mitologico mondo norreno.
Commento finale
The Northman è un film evocativo,dalla forte caratterizzazione storica norrena e dal grande impatto visivo. Eggers questa volta reprime la sua forte predisposizione ai racconti a lui più congeniali, per rendere l’opera fruibile ad un pubblico più ampio. Egli mette in scena l’epica scandinava, ma dalla sua prospettiva attenta e minuziosa grazie anche alla collaborazione dell’archeologo Neil Price, specializzato in epoca vichinga.
Il risultato finale è quello di una storia di violenza, affetti perduti e vendette, simbolismi e sacralità a metà tra Conan il barbaro e Vikings. Una pellicola di ottima fattura e raffinatezza, ma che evince il senso di insoddisfazione del suo creatore più a suo agio nei racconti prettamente storici, dando allo spettatore l’impressione che manchi comunque qualcosa e di non essere riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati.
Come anticipato nella recensione di Death Stranding (clicca qui per leggere) , nel gioco sono presenti numerose citazioni. Se ti va di sapere anche la simbologie dietro i personaggi, puoi recuperare il nostro articolo cliccando qui.
1. Super Mario
Durante una delle sequenze del gioco in cui Sam è sulla spiaggia con Amelie, seccato del suo raggiro dice alla donna la seguente frase :
“Fantastico, quindi io sono Mario e tu sei la principessa Peach.” – Sam
Ovviamente la citazione è palesemente al gioco storico della Nintendo Mario Bros.
2. Hideo Kojima e il rapporto con i suoi videogiocatori
Poco prima dell’epico scontro con Higgs, quest’ultimo allude alle tipiche boss-fight degli action game dicendo a Sam :
“Niente BT, niente vuoti… solo un buon boss vecchio stile.” – Higgs
In seguito ci sarà anche uno scontro vecchio stile con tanto di barra di salute. Hideo è un vero genio non è vero?
Durante la sequenza in cui veniamo a conoscenza del rapporto tra Die-Hardman e Cliff, l’uomo mascherato dice al suo vecchio capo in battaglia queste parole:
“Allora pensavo di essere invincibile. Pensavo di essere una specie di eroe d’azione”. – Die-Hardman
Egli allude alla sua difficoltà a morire, visto che in più occasioni era scampato alla morte durante la guerra. Citazione al film con protagonista Bruce Willis che non lascia equivoci soprattutto quando il nome che Kojima ha dato al suo personaggio è proprio John McClaine, nome del protagonista della celebre pellicola.
4. The name’s Higgs …
“Il nome è Higgs, la particella di dio che permea tutta l’esistenza.” – Higgs
Con questa frase, l’inquietante e carismatico antagonista si presenta per la prima volta a Sam. Per chi infatti è a digiuno di fisica, è proprio il personaggio a citare la fisica. Egli infatti prende il suo cognome dal famoso fisico Peter Higgs, famoso per la sua teoria dei bosoni,il Bosone di Higgs conosciuto nella cultura di massa come “particella di Dio“.
5. Metal Gear
Infine non poteva di certo mancare Metal Gear. Sono davvero evidenti i riferimenti e le citazioni alla sua più amata creatura videoludica. Hideo Kojima infatti oltre a ricalcare alcune interfacce dell’ultimo gioco della saga (Metal Gear V), lo cita apertamente anche in due particolari occasioni.
Senza alcun dubbio quando vediamo per la prima volta Sam comunicare con gli altri personaggi attraverso uno strumento che ricorda moltissimo il vecchio codec utilizzato da Snake.
Altra citazione è senza dubbio quella di Die-Hardman, che dice a Sam che qui non deve preoccuparsi di lasciare sue tracce, perché non solo è una traccia della sua esistenza, ma non è nemmeno sinonimo di fallimento.
“Se fossi una spia in missione, avresti fallito. Ma non lo sei, quindi sii orgoglioso di quelle tracce, sono la prova della tua esistenza.” – Die-Hardman
Con queste parole sottolinea anche come in altri casi (o per meglio dire in altri giochi, quelli stealth di Metal Gear) , essere scoperto comprometterebbe la missione. Inoltre in Metal Gear Solid 2 Solidus Snake si lamenta di questo poco prima del combattimento finale con il boss. Tutto quello che voleva era essere ricordato. Per fortuna, Sam non ha questo problema.
Avevamo anticipato che Death Stranding (qui la recensione) racchiudeva simbologie davvero interessanti. In particolare ogni personaggio rappresenta una forza o una debolezza dell’essere umano : Vediamo nel particolare.
Fragile è la forza di volontà
Lea Seydoux che le presta il volto, incarna la forza di volontà dell’essere umano. Durante il capitolo a lei dedicato ci viene raccontata la sua storia, dove la ragazza nonostante la sofferenza causata dagli effetti terribili della cronopioggia mostra tutta la sua forza interiore e la sua voglia di non fermarsi dinanzi a nulla pur di raggiungere i suoi obbiettivi.
Mama e Lockne
Gemelle siamesi alla nascita (Margaret Qualley) Esse vennero in seguito separate chirurgicamente mantenendo però connesse le loro menti. Insieme rappresentano il sacrificio e la dedizione.
Heartman
Heartman è la razionalità in persona. In costante ricerca della sua famiglia in un continuo muoversi tra il nostro mondo e le spiagge, Egli cerca di rendere il mondo migliore grazie alla sua esperienza e all’utilizzo della ragione.
Deadman
Deadman interpretato da Guillermo del Toro, è un ricercatore della Bridges in supporto a Sam durante l’avventura. Nato in perfetto stile Frankenstein, è la rappresentazione del diverso e del superare le i pregiudizi e le difficoltà che allontana chi è diverso.
Die-Hardman
L’enigmatico e interessantissimo personaggio interpretato dall’ottimo Tommie Earl Jenkins, è l’incarnazione dell’ordine e del controllo nonché persona risoluto e dal grande rigore. Braccio destro della presidente è completamente al servizio delle UCA e di quest’ultima.
Higgs e la repulsione per il mondo
Il personaggio a cui Troy Baker presta il volto, è il terrorista nonché leader del gruppo Homo Demens. Egli mostra la sua repulsione per la vita, un uomo che ha perso la speranza nell’umanità che a suo modo di pensare merita l’estinzione. Personaggio carismatico e in netto contrasto con il protagonista, rappresenta senza dubbio le devianze del fanatismo.
Cliff, è la raffigurazione del rimpianto
Il personaggio più riuscito e amato dai giocatori, grazie sicuramente ad una maestosa interpretazione diMads Mikkelsen, il personaggio di Cliff è la perfetta rappresentazione del rimpianto. Ex-veterano che rivive la guerra nella sua Spiaggia insieme alle anime dei soldati caduti appare originariamente in alcuni flashback che Sam vede attraverso il suo collegamento con BB. Attraverso questi ricordi si evince il dolore del veterano dinanzi alla malattia della moglie e all’impossibilità di essere padre. Il forte legame con BB da cui è stato separato, sarà il motore propulsore che lo spingerà oltre ogni limite per ricongiungersi al figlio di fatto mai nato.
Sam
Il protagonista del gioco interpretato dalla star di The Walking dead, è simbolo di speranzae di fiducia nel prossimo. Sin dal principio della storia, Sam sebbene titubante crede fortemente nella vita e nell’importanza dell’unione delle persone e mettere in pericolo se stesso pur di riuscire nella sua missione: riunire l’America.
Halo è una serie televisiva statunitense non canonica di fantascienza militare sviluppata da Kyle Killen e Steven Kane per il servizio di streaming Paramount+, basata sull’omonimo franchise di videogiochi Halo.
È prodotto da Amblin Television, 343 Industries, Showtime, One Big Picture e Chapter Eleven e racconta un conflitto del 26º secolo tra la United Nations Space Command (UNSC) e le razze aliene facente parte dell’alleanza Covenant in una linea temporale denominata “Silver Timeline”.
Halo: Il cast
Il cast principale è composto da Pablo Schreiber (“American Gods”) nel ruolo del super soldato Master Chief, Natascha McElhone (“Californication”) nei panni della dottoressa Halsey, mente brillante, donna tormentata che ha creato i super soldati Spartan e Jen Taylor nei panni di Cortana, l’IA più avanzata nella storia umana che potrebbe essere determinante per il futuro della razza umana.
Trama
Come nei videogiochi il protagonista delle serie è John-117 alias Master Chief, soldato scelto facente parte del gruppo Spartan, a sua volta parte dell’United Nations Space Command. La storia si concentrerà in particolare nel 26° secolo durante un conflitto tra uomini e i Covenant.
L’azione spettacolare, l’avventura alla scoperta di numerosi e diversi pianeti si intreccerà con emozioni,storie personali,dubbi esistenziali e la visione incredibile del futuro dell’universo.
Una stagione che getta le basi per il futuro …
La prima stagione di Halo, è stata per mio modo di vedere un modo per sondare il terreno e cercare di comprendere quanto l’universo del franchise potesse piacere non solo ai fan più scatenati , ma piuttosto ai neofiti della lore.
La produzione sin dall’inizio ha ribadito la volontà di non voler seguire passo passo la storia originale, inserendo anche personaggi nuovi non canonici per rendere la serie fruibile quanto più possibile al pubblico.
Questa scelta è condivisibile, ma come facile pensare è anche altamente discutibile dai fan che invece dopo anni di attesa vedono il “loro Halo” sfumare in qualcosa di completamente slegato da tutto ciò che concerne la vastissima e interessantissima lore.
Personaggi a volte lasciati un po’ a caso …
Kwan Ha e Soren in Halo episodio 7
In questa prima stagione facciamo conoscenza di alcuni personaggi secondari quali Kwan-Ha, Soren e uno degli antagonisti Vinsher Grath soppressore del movimento insurrezionalista su Madrigal. Le loro storie vengono introdotte nei primi episodi per poi averne uno dedicato in cui si vede i primi due scontrarsi con Vinsher. Complice forse i pochi episodi a disposizione gli avvenimenti di questi personaggi vengono raccontati in maniera superficiale risultando quasi una sotto trama filler. Un vero peccato dato soprattutto lo spessore dell’interpretazione di Burn Gorman nei panni del politico soppressore.
Decisamente positive le interpretazioni di Natascha McElhone e Charlie Murphy
Come in ogni show vi è sempre almeno una regina. In questa prima stagione la nostra regina è senza dubbio Charlie Murphy nei panni di Makee. La Murphy inscena un personaggio ambiguo e dallo sguardo magnetico, un umana e membro dei Covenant rapita da bambina e cresciuta con la razza aliena, mandata in incognito per recuperare le keystones.
Anche Natascha McElhone che interpreta la Dott.ssa Halsey, ha convinto con la sua performance borderline di un personaggio stratificato e caratterizzato da innumerevoli sfumature che spingono lo spettatore a domandarsi se ogni sua scelta sia giusta.
Non male anche la parte restante del cast che si comporta bene e riesce a caratterizzare bene i personaggi. Tra tutti, ci auguriamo di vedere con più spazio personaggi come quello di Miranda Keyes, interpretata da Olive Gray e gli altri spartan.
Casco si, casco no …
Tra le scelte più chiacchierate è stata sicuramente la scelta dei produttori di mostrare per la prima volta il volto del protagonista John-117 alias Master Chief, qui interpretato da un ottimo Pablo Schreiber.
Siamo agli inizi dell’episodio pilota, quando dopo aver salvato Kwan-Ha dal suo pianeta natale in balia dell’invasione covenant, John durante un confronto con la diffidente ragazza, si mostra per la prima volta al mondo senza l’iconico casco.
Sebbene però la scelta abbia avuto qualche critica, ha un forte fondamento: “L’aspetto umano“.
I videogiocatori della saga di Halo sanno perfettamente il carattere granitico di Master Chief. Il suo personaggio è sempre mostrato determinato, e spinto dall’incontrollata e forte volontà di compiere il suo destino, ovvero non deludere chi vede in lui l’unica speranza per l’umanità. Umanità che sia Chief sia gli altri Spartan, hanno dovuto rinunciare diventato perfette e imbattibili macchine da guerra.
Partendo da questo presupposto i creatori della serie hanno voluto incentrare la storia sulla volontà del protagonista di ritrovare l’umanità perduta attraverso un viaggio fisico e introspettivo che lo porterà alla conoscenza delle sue origini.
È facile capire quindi, che per permettere questo tipo di narrazione era necessario mostrare il volto dello spartan numero 117. Una storia che comunque si è dimostrata interessante, intervallata da sotto trame (che non sempre funzionano) e spettacolari combattimenti.
Forse bisognerà investire di più …
scena tratta dal quinto episodio
Combattimenti spettacolari, non ci sono dubbi. Le sequenze in prima persona che riprendono la visuale video ludica della saga, sono immersive catapultando lo spettatore nel campo di battaglia come nel gioco. I Covenant, in linea generali sono ben riprodotti, ma a stonare però è l’aspetto dei Sangheili, che a tratti sembrano quasi la caricatura della loro controparte video-ludica con movimenti un po’ goffi alla Rhino di Spiderman.
Certo la CGI ha qualche punto debole(con alcune scene in cui elementi come il fuoco, o i raggi laser delle armi potrebbero essere migliorati), ma nonostante tutto risulta gradevole ed entusiasmante.
In questa scena un Phantom Covenant e l’iconico fucile sniper SRS99.
Non è solo un problema di CGI …
Per un budget molto importante ($ 200 milioni) ci si aspetta qualcosa di più. Oltre alla CGI a soffrire è anche la realizzazione delle armature e altri dettagli che rendendo la resa finale altalenante. Sebbene le armi sembrano ben definite e realistiche, alcune sezioni delle armature danno l’idea di plasticoso, con un visore che danno la sensazione di lente a basso costo per un risultato che per budget e risorse delude un po’.
Le ambientazioni
Per una storia action sci-fi come quella di Halo è fondamentale ricreare ambientazioni fedeli e quanto più futuristiche. Per fortuna in questo lo staff è riuscito perfettamente con la creazione dei pianeti e degli immensi spazi che incantano con una buona fotografia.
Commento finale
Halo è un adattamento che al netto di alcuni piccoli difetti funziona. La scelta di creare una nuova storyline ha dato ragione alla produzione, con una risposta più che positiva da parte del pubblico che già grida alla seconda stagione. Seconda stagione che potrebbe prendere innumerevoli strade, soprattutto grazie all’indipendenza dalla saga del videogame.
Questa nuova serie sci-fi non ha nulla da invidiare alle altre serie del genere, potendo contare sulla moltitudine di storie da poter raccontare e dalla fama e forza del franchise di Halo. Non ci resta che aspettare quale piega prenderà la prossima stagione e perché no , nel frattempo avvicinarsi o riavvicinarsi alla saga che ha fatto la storia di Microsoft.
Run è un film del 2020 diretto da Aneesh Chaganty con protagoniste Sarah Paulson (American Horror Story, Glass, Ratched) e Kiera Allen rispettivamente nei ruoli di Diane e Chloe Sherman.
Trama
Chloe è stata cresciuta da sua madre Diane in totale isolamento. Sua madre l’ha totalmente controllata da quando è nata, ma ora, da adolescente, Chloe sta iniziando a scoprire i bui segreti di Diane.
Sarah Paulson e Kiera Allen in Run (Credits: Allen Fraser/Universal Pictures/Lucky Red)
Nulla è come sembra, anche se facile da intuire …
Il regista indiano al suo secondo lungometraggio, ci immerge in un thriller claustrofobico ed intrigante. Sin dalle prime sequenze cerca di proporre una dinamica inedita, che fa percepire il pericolo dall’interno, cosa poco frequente in confronto al pericolo ignoto che proviene al di fuori come spesso vediamo nel classico thriller. Per quasi la totalità del minutaggio, i soli personaggi sullo schermo sono la maniacale e iperprotettiva Diane, e sua figlia adolescente Chloe, quest’ultima affetta da una serie di malattie croniche che l’affliggono sin dalla nascita.
La particolarità che rende originale e claustrofobico il film è – come dal titolo – correre. Nella stra-maggioranza delle pellicole del genere, c’è sempre il momento in cui la vittima cerca di sfuggire alla morta scappando e quindi correndo. In Run, questo aspetto assume un significato diverso, data l’impossibilità di correre da parte di Chloe per causa dei suoi problemi di salute, riuscendo a trasmettere forte ansietà e immobilismo.
Una scena con Kiera Allen in Run (Credits: Allen Fraser/Universal Pictures/Lucky Red)
Sebbene già dopo la prima parte è facilmente intuibile chi è l’antagonista della vicenda, sono i dettagli mancanti a tenere banco. Il gioco di segreti e il metodo con cui ci vengono svelati le parti mancanti sono ciò che tiene incollati allo schermo ed che rende il film godibile e funzionale.
Il film ha un buon ritmo, con un’interpretazione magnetica di Sarah Paulson e una buona performance della Allen, ma ahimè non esente da alcuni cliché.
Commento finale
Run, ha il merito di prendere gli aspetti migliori del genere thriller e di esaltarne alcune situazioni e aspetti clou. Un prodotto che sostanzialmente porta di gran lunga a casa la pagnotta , ma che non si può definire un cult. In sostanza è un film godibile,piacevole e che può intrattenere sicuramente in una bella serata all’insegna del cinema sul divano di casa.
Afflitto da strani ricordi, la vita di Neo prende una svolta inaspettata quando si ritrova all’interno di Matrix, ma non ne è consapevole. Questo cambia quando un uomo entra nel mondo di Neo per fargli capire che la realtà in cui vive non è reale.
Matrix non esiste , o non esiste più …
Il primo capitolo di Matrix è tutt’ora un film di riferimento, divenuto cult e capostipite del genere action-bullet time oltre che tra i primi ad esporre il concetto di metaverso e simulazione. Dopo la conclusione della saga con Matrix Revolutions (2003), negli anni si sono susseguiti voci che volevano fortemente un sequel e quarto capitolo.
Ma era davvero necessario un quarto capitolo?
Già con il terzo film ci fu la forte sensazione che si era arrivati fin troppo oltre. In questo film , la Wachowski sfrutta il tema del meta-verso per guardare dentro se stessi e attraverso parallelismi e apparenti goffe conversazioni dei suoi personaggi, mettere in discussione tutto ciò che noi sappiamo su Matrix.
“Cos’è Matrix ?”
Il nuovo Morpheus chiede a Neo, “Cos’è Matrix?“, la domanda a cui bisogna ancora una volta rispondere, questa volta ha una risposta dal significato completamente diverso. Matrix non è solo simulazione del mondo come noi lo conosciamo, è l’illusione di avere scelta, una confort zone che si radica nella nostalgia.
Scegliere la pillola rossa “non è più una scelta“
concetto interessante che però ci viene solo introdotto. Infatti sono troppi i punti in sospeso, troppi i nodi che non vengono al pettine. Il perché non vi sia alternativa alla scelta delle famosa pillola rossa, non vi è chiaro , se non attraverso una nostra personale analisi. Neo e Trinity, che sappiamo morti nel terzo film della saga, sono invece vivi ma non ricordano e come sia possibile tutto questo, non ci è dato saperlo.
Il film pare essere più una denuncia , chi ignora, chi fa finta di non credere all’esistenza di Matrix, ne è complice. L’idea della Wachowski è nobile , sia chiaro, non avendo paura di portare sul grande schermo la sua idea, ma purtroppo a mio parere fallisce.
Sebbene la fotografia è spettacolare, sono troppe le sequenze riciclate e troppe le autocitazioni che persino per gli amanti sfegatati della saga (come me) stancano e fanno storcere il naso.
Matrix (1999)
Ressurrection (2022)
Lo abbiamo amatoper la storia, le icone, il fascino della fantascienza, dell’uomo che soccombe alla tecnologia e lotta per sopravvivere , ma soprattutto per i suoi spettacolari combattimenti.
Se Matrix è riferimento cinematografico
per tantissimi film, è perché fu rivoluzione per il modo di inscenare le scene d’azione. In questo quarto capitolo invece viene meno tutto:
Le scene dei combattimenti sebbene siano visivamente spettacolari, non trasmettono emozione, adrenalina. I personaggi lottano, fanno balzi, scaricano caricatori, ma sono bidimensionali, piatti, vuoti. Le scene sembrano piazzate a caso fino al finale dando una concreta idea di fan-service.
Il nuovo agente Smith
Abbiamo citato per anni , le iconiche frasi e per anni amato i volti delle icone di questa spettacolare saga. Nonostante l’ottima interpretazione del nuovo Morpheus (Yahya Abdul-Mateen II) e del nuovo Agente Smith (Jonathan Groff) – doppiato da un impeccabileMaurizio Merluzzo – il paragone è spregevole, come scalare il K2. È troppo difficile parlare di Agente Smith senza pensare subito al volto iconico ed espressivo di Hugo Weaving, e/o pensare al mentore di Neo e non immaginarci il volto unico di Laurence Fishburne.
Commento finale
Matrix Ressurrection è un film dalle idee e spunti interessanti, ma che non riesce completamente a svilupparle. Le troppe citazioni, il riciclo di scene e lo snaturamento di personaggi iconici sono un macigno per il prodotto finale , che risulta quasi la caricatura di se stesso. Un film che si discosta completamente (o quasi) dai capitoli precedenti per muovere una forte critica a tutto il mondo Hollywood.
Un messaggio che arriva, ma non chiamiamolo Matrix, chiamiamola parodia.
Oggi parliamo di Daymare 1998, gioco survival horror in terza persona sviluppato dal team italiano Invader Studios. Il titolo è stato pubblicato da Destructive Creations e All In! Games il 17 settembre 2019 su Steam e GOG.com,il 20 febbraio 2020 in Giappone su piattaforma PlayStation 4 (con il supporto di DMM Games) e infine il 28 aprile 2020 su PlayStation 4 e Xbox One nel resto del mondo.
Breve cronistoria dello sviluppo
Daymare 1998 nasce dall’idea iniziale di sviluppare un fan-remake di Resident Evil 2, inizialmente realizzato con motore Unity e successivamente con Unreal Engine 4.
Quando il 17 luglio 2015 viene pubblicato un anteprima del remake su Youtube, raggiunge in poche ore più di un milione di visualizzazioni, suscitato interesse in tutto il mondo. Capcom Co. quindi invitò i ragazzi di Invader nella sede di Osaka nell’ottobre 2015.
Poco dopo gli sviluppi si interruppero, dopo l’annuncio ufficiale di Resident Evil 2 Remake probabilmente proprio dopo l’incontro, con Capcom. Infatti da lì a poco il team decise di creare una nuova ip annunciandola ufficialmente il 12 settembre 2016 con il nome di Daymare 1998.
Per raccogliere i fondi necessari, crearono una una campagna su Kickstarter con una speciale demo PC, denominata Daymare Challenge, che seppur non raggiunse i risultati prefissati, contribuì a dare ancora più risalto al progetto. Dopo una produzione di 2 anni e 4 mesi, il titolo sbarca su tutte le piattaforme.
La trama
Gli eventi di Daymare 1998 hanno inizio nei laboratori Aegis, una struttura governativa segreta sull’isola di North Blue Two, parte dell’arcipelago delle Nortfall Islands situato poco al largo delle coste dello stato di Washington, Stati Uniti occidentali.
Successivamente l’azione si sposta a Keen Sight, una piccola e pacifica cittadina americana dell’Idaho circondata da una sterminata foresta.
La storia è raccontata da tre diversi punti di vista : quello dell’agente delle unità speciali H.A.D.E.S (Hexacore Advanced Division for Extraction and Search) Liev, del pilota di elicotteri Capitano David Raven Hale e quello di Samuel Walker, un forest ranger della Vermillion Forest, che circonda Keen Sight.
Tutto ha inizio con un evento già visto nei giochi della saga Capcom, con il Ministero della Difesa Americano che forze speciali in seguito alla diffusione di un letale virus.
Invia in particolare i due team di agenti H.A.D.E.S., che stavolta non hanno come obbiettivo principale quello di mettere in salvo i civili, ma di investigare sull’incidente, recuperare i dati e i campioni delle ricerche più importanti e cancellare ogni traccia dell’accaduto. L’evento scatenante sarà solamente la goccia che fa traboccare il vaso. Una cospirazione molto più grande, di cui persino la tranquilla cittadina di Keen Sight ne fa parte.
Infatti mai farsi ingannare dalle apparenze, che in questo caso riveleranno inquietanti e oscuri segreti.
Personaggi in Daymare 1998
Durante il gioco vestiremo i panni di :
Liev: Agente speciale d’élite delle unità speciali H.A.D.E.S (Hexacore Advanced Division for Extraction and Search). Nonostante non venga approfondito il suo passato, appare subito evidente il carisma e la forza di volontà dell’agente, che farà di tutto per portare a compimento la sua missione.
Capitano David Raven Hale: esperto pilota di elicotteri della Hexacore Air Force e membro dell’unità Crimson Skulls, è il secondo pilota del velivolo nome in codice “4RG0”. Nonostante la giovane età, ha ricoperto il ruolo di pilota di velivoli sperimentali della NASA, ma fu congedato in seguito al fallimento di una missione i cui dettagli non sono noti. Durante il prologo si verrà a conoscenza che in quell’occasione un suo compagno perse la vita. Le cicatrici di Raven sono il continuo ricordo di quanto successo anni prima.
Samuel Walker: forest ranger delle Redcrest Mountains, che fanno da letto alla Vermilion Forest e circondano la cittadina di Keen Sight. Come altri cittadini della zona, soffre di una patologia chiamata Daymare Syndrome, la quale causa ansia, paranoia e allucinazioni. Il sospetto che ci sia un legame tra la patologia di Samuel e la presenza della Hexacore Biogenetics in città è forte.
La scelta della lingua
Sebbene è una produzione totalmente italiana, il gioco presenta solo l’audio in inglese, con la possibilità di avere i sottotitoli in italiano. Scelta che probabilmente è stata fatta per internazionalizzare il più possibile il gioco e sacrificando la lingua locale, forse per un budget ridotto. Scelta comprensibile, ma che da italiano ammetto che mi ha fatto storcere il naso.
Comparto grafico
Il comparto grafico di Daymare 1998 è un miracolo videoludico considerando le risorse e l’esperienza del team di sviluppo, sebbene ci sono alcune evidenti pecche.
Le animazioni dei volti e la loro fisionomia non è delle migliori, dettaglio non da poco e che è visibile anche durante le cut-scenes, a tratti purtroppo davvero imbarazzanti.
La qualità generale però è di buona fattura, con un ottimo gioco di luci e ombre delle ambientazioni, che funziona davvero bene, riprendendo l’atmosfera tipica degli horror.
Ambientazioni davvero suggestive, e riprodotte in maniera accurata e dal colpo d’occhio piacevole, sono accompagnate da un comparto sonoro notevole con musiche ed effetti che metteranno non pochi brividi.
Una menzione speciale è per la colonna sonora del manu principale, che ho amato fortemente e che a mio parare è una bellissima citazione ai temi musicali di X-Files e Twin Peaks.
Gameplay
Facciamo una premessa: Il gioco oltre che sviluppato da una piccola software house, vuole essere un inno ai titoli storici degli anni ’90/2000 riprendendone atmosfere, strutture e situazioni in game.
Il gioco presenta un level design semplice ed intuitivo, con esplorazioni in aree definite. Durante l’esplorazione sarà possibile farsi largo tra gli infetti e raccogliere munizioni,oggetti collezionabili e tutto ciò che sarà necessario ad andate avanti nella storia.
Durante il gioco inoltre saremo posti dinanzi ad enigmi in perfetto stile adventure game di titolo quali Resident Evil , tomb raider (non i più recenti) e altri titoli che hanno fatto la storia dei punti e clicca. Enigmi davvero stimolanti e impegnativi (almeno per alcuni) metteranno alla prova il giocatore. Eseguire combinazioni di tasti in un determinato ordine, tradurre simboli, associare frasi in varie lingue o decriptare un messaggio in codice morse, ne sono alcuni esempi.
Il primo enigma presente nel gioco
Le fasi di shooting
Lo ammetto, l’approccio alle fasi di shooting non è stato molto felice. L’impatto è devastante quando abituati a giochi più recenti ci si trova per le prime volte a sparare ad un infetto in Daymare.
La meccanica di shooting infatti non è implementata in maniera eccellente, con un gameplay un po’ legnoso. Tuttavia dopo un po’ di pratica la sensazione di immobilismo che si ha nel sparare e/o correre passa e ci si può godere a pieno il gioco.
Il sistema di ricarica
Probabilmente insieme all’item menu è la cosa più originale del titolo di casa Invader. Infatti a differenza della moltitudine di videogames sparattutto , Daymare non permette di raccogliere munizioni e ricaricare l’arma con la sola pressione del tasto apposito. Per fare ciò bisogna scovare – oltre alle munizioni – anche i caricatori vuoti di ogni arma, che serviranno per riempirli dal menu con le munizioni raccolte.
Inoltre, sono stati implementati due tipi di ricarica:
Ricarica rapida, la quale avviene premendo il tasto apposito (quadrato per console PS4) il giocatore getta il caricatore nell’arma e inserire quello nuovo. Questo però vuol dire che se non si raccoglierà il caricatore gettato , non ce lo ritroveremo nel menu per poterlo riempire in futuro.
Ricarica lenta, premendo a lungo il tasto apposito (quadrato per console PS4) il giocatore toglie e ripone nel portaoggetti il caricatore vecchio , e in seguito inserisce nell’arma quello nuovo. In questo modo non si dovrà raccogliere nulla in seguito. Ovviamente questo tipo di ricarica è sconsigliato durante fasi di shooting intensi e/o in fasi in cui la presenza di infetti è imminente.
Facile capire che l’intenzione degli sviluppatori è rendere l’azione di ricarica dell’arma più realistico rispetto agli altri titoli in circolazione.
L’item menu è particolarmente bello da vedere.
Esso consiste in un palmare posto sul braccio del personaggio, dal quale è possibile controllare gli oggetti in possesso, lo status della salute, la mappa dell’area in cui ci troviamo e i documenti raccolti in giro fino a quel momento.
Altro elemento divertente è il mini-gioco di hacking che è possibile fare utilizzando oggetti di tipo “cavo” per sbloccare alcune porte nelle aree del gioco.
Easter eggs e citazioni
Daymare 1998 oltre ad essere un omaggio ai primi Resident Evil della saga, è ricco di easter egg e citazioni a opere iconiche appartenenti non solo all’ambito videoludico.
Tra i più espliciti c’è sicuramente quello all’iconico palloncino di IT di Stephen King.
Tra i collezionabili sono presenti venti statuette di cervi da distruggere, ognuna ispirata ad un’opera horror diversa.
Esplorando la cittadina di Keen Sight, si può notare la presenza dello studio del team di sviluppo.
Citazione all’incontro di pugilato tra Mike Tyson ed Evander Holyfield
L’incontro famosissimo si disputò a Paradise, Nevada, nei pressi di Las Vegas sabato 9 novembre 1996. Durante una cut-scene Raven e Sandman ne parlano discutendo sul combattimento senza precedenti e del brutto episodio che vide Tyson mordere l’orecchio dell’avversario.
Commento finale
Daymare 1998 è un inno d’amore ai survival horror che hanno fatto la storia del genere videoludico. Un’opera che al netto di alcune limitazioni e imperfezioni, è un capolavoro e gioiellino tutto italiano, che consigliamo soprattutto agli amanti del genere.
Invader Studios grazie a questo titolo entra prepotentemente nel cuore dei videogiocatori e della critica. Inoltre è già in fase di sviluppo un prequel che arriverà probabilmente a fine 2022 con il nome di Daymare: 1994 Sandcastle.
Eternals è la storia con protagonisti gli Eterni (Jack Kirby nel 1976), supereroi vicini alle divinità creati da Arishem il Giudice, il capo dei Celestiali hanno il compito di proteggere la Terra dai Devianti.
Dopo aver sconfitto i Devianti molti anni prima dei nostri giorni, gli Eterni si sono mimetizzati tra gli esseri umani. I fatti di Avergers: Endgame però , hanno riportato in vita i Devianti mettendo di nuovo in pericolo il mondo.
Gli Eterni quindi devono riunirsi per fronteggiare il ritorno dei Devianti, e comprendere una volta per tutte il ruolo affidatogli dai Celestiali migliaia di anni prima.
Deviante
Eternals : Un racconto coraggioso tra mito e leggenda
Il premio oscar alla regia Chloé Zhao (anche co-sceneggiatrice della pellicola), mette al centro della storia il percorso interiore che porta i protagonisti alla riscoperta della propria natura, e del loro rapporto con l’umanità e la vita.
Eternals è un racconto di coraggio, che attinge dale radici dei miti per raccontarci imprese straordinarie completamente differenti rispetto al cinecomic a cui Marvel ci ha abituati.
Chloe Zhao, ci narra una storia di unione,famiglia e sentimentale ramificandosi in sottotrame e macrotemi quali filosofia,attualità e teologia. Nonostante infatti non manchi l’azione (che è comunque di minor minutaggio rispetto ai precedenti film del franchise) e momenti divertenti tipici , è l’introspettività dei personaggi a farla da padrone.
Gli eterni
Una superba Angelina Jolie mostra in tutto il suo splendore. L’attrice statunitense interpreta Thena, un’inarrestabile guerriera nonché dea della guerra,dotata di innumerevoli poteri e di grande intelletto. Essa però è affetta da una sorta di malattia mentale che la dissocia dalla realtà mettendo spesso in pericolo se stessa e i compagni. Gilgamesh (Don Lee) stringe un forte legame con lei, quando decide di aiutarla ad affrontare ogni sua sofferenza.
Nerl corso della storia quindi si ha modo di approfondire pensieri e tormenti di ogni personaggio come i segreti di Ajak (Salma Hayek),Sprite (Lia McHugh) e il suo perenne status di ragazzina, e la figura di Makkari intepretata da Lauren Ridloff (The Walking Dead) primo supereroe della storia del cinema sordomuto.
Degli eterni fanno parte anche il carismatico Kingo di Kumail Nanjani, personaggio davvero bizzaro e divertente e il Dane Whitman di Kit Harington.
Quest’ultimo è sicuramente il personaggio meno sfruttato, ma che promette bene per il futuro quando lo vedremo nei panni di Black Knight.
Sersi (Gemma Chan) e Ikaris (Richard Madden), rappresentano il cuore della storia e anche protagonisti di una bellissima e tormentata storia d’amore. L’attrice britannica di origini cinesi è per noi la sorpresa assoluta della pellicola. Il suo personaggio è tridimensionale,introspettivo e dal potente fattore emozionale. Richard Madden non guasta con la sua rocciosa interpretazione di un eroe che ci ricorda davvero moltissimo ( ma proprio tanto) il personaggio di Superman.
Fotografia esplosiva
Ben Davis confeziona una fotografia mai vista nei precedenti film marvel, con un effetto esplosivo e imponente. Sequenze di immagini mastodontiche e spettacolari. La volontà di raccontare sullo schermo una storia potente con al centro non dei “semplici” eroi, ma creature più vicine a divinità è forte e si vede .
Tutto molto bello ma …
Il film è senza dubbio di buona fattura. Regia,fotografia e sceneggiatura rendono onore al fumetto. Ma ci sono due punti per noi fondamentali che ci fanno storcere il naso:
Il ruolo, il minutaggio e le scelte fatte per il personaggio di Dane Whitman (Kit Harington). Sebbene abbiamo compreso la volontà della regista di “prendersi tutto il suo tempo” per introdurci ogni personaggio, ci aspettavamo di almeno intravedere il cavaliere nero del fumetto.
Altro punto sicuramente di discussione per noi è un antagonista quasi invisibile, marginale che sembra mai incidere davvero nella storia. Tutto questo forse anche complice la scelta di dedicare alle sequenze di azione davvero un minutaggio misero in confronto alla durata totale del film.
Commento finale
Eternals è racconto corale, un cinecomic complesso e inedito, che la Zhao dirige portando con coraggio la sua visione del fumetto.
Eternals è una stratificazione di racconti, dalla durata di ben due ore e mezza caratterizzato da intrighi,inganni e rivelazioni. L’MCU scommettecoraggiosamente svelando una zona inedita dell’universo Marvel, portando sul grande schermo personaggi quasi sconosciuti al grande pubblico (e a quello dei fumetti).
Non ci sentiamo di dire che il film sia uno dei migliori , ma sicuramente è qualcosa che vuole andare oltre il solito film di supereroi e che ci incuriosisce in vista di possibili film futuri.